Proiezione speciale fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del film documentario di Silvia Giralucci dal titolo “Sfiorando il muro “.
La trama del film documentario, della durata di 51 minuti, racconta l’indagine di una figlia di una vittima delle Br, Graziano Giralucci, che con Giuseppe Mazzola è il primo morto delle Brigate Rosse, ucciso durante un assalto nella sede dell’MSI-DN di Padova.
Silvia, appunto, indaga sui tre anni di violenza che hanno devastato la sua città Padova, partendo dal ricordo di una scritta sul muro di fronte a casa della nonna e rivedendo spezzoni di super8 in technicolor di quegli anni. Per la morte dei due militanti furono condannati Renato Curcio, Mario Moretti ed Alberto Franceschini e come esecutori Susanna Ronconi, Roberto Ognibene, Fabrizio Pelli, Giorgio Semeria, Martino Serafini.
La prima domanda che viene subito in mente é: Qual é la motivazione di rievocare ancora una volta gli anni ’70, le Brigate Rosse, le manifestazioni, le molotov, gli attentati, i morti … Il fanatismo politico, l’incoscienza giovanile di voler fare la rivoluzione attraverso le manifestazioni universitarie considerate il ventre che ha generato il terrorismo… ? Perché ancora ricacciare gli scheletri dagli armadi di questa nostra triste storia italiana degli anni di piombo?
Innanzitutto una motivazione personale, la ricerca del perché della morte del padre, e poi forse per spiegare oggi ai ragazzi di vent’anni che negli anni ’70 si moriva di politica.
“Sfiorando il muro” distribuito da Microcinema, dovrebbe uscire a dicembre. Il film uscirà subito dopo il libro della Giralucci “L’inferno sono gli altri”, pubblicato da Mondadori.
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