Il Coisp costretto a tornare sulla manifestazione di Ferrara


“Prendiamo atto che al Secolo XIX capita che ci si basi sul sentito dire senza neppure preoccuparsi di verificare i fatti che fondano determinati convincimenti e giudizi, ma anche e soprattutto che evidentemente è costume pubblicare solo le notizie che sono di gradimento dei giornalisti, fregandosene di garantire a tutti il medesimo diritto di espressione, dal momento che uno di loro ha deciso categoricamente che tralascerà nel futuro tutto ciò che riguarda chi egli non condivide sulla scorta di una censura basata su falsità. Lo sconcerto è tanto, ma non possiamo certo dire di essere rimasti traumatizzati per la sorpresa. Avevamo già avuto prova in precedenza di esempi lampanti di frettolose e forzate impostazioni date alle cose da alcuni rappresentanti della stampa, e il caso del giornalista del ‘Secolo’ va solo ad aggiungersi agli altri comportamenti palesemente scorretti che ci hanno spinto a segnalare tutte le nostre perplessità all’Ordine nazionale dei Giornalisti italiani. Risultato? L’Ordine nazionale se ne è quasi lavato le mani; il diritto di replica rispetto a calunnie e diffamazioni che abbiamo subito ci è stato quasi completamente negato, o ci è stato ‘concesso’ in forma alquanto ‘depotenziata’; le falsità diffuse in merito alla nostra attività a Ferrara continuano a rimbalzare senza alcun ritegno causando danni inenarrabili; e qualcuno ha persino pensato di contestare la nostra segnalazione all’Ordine. Siamo ben oltre ogni limite del ragionevole. Forse chi ha osato stigmatizzare la nostra richiesta di censura vuol commentare, oggi, il fatto che un giornalista di un giornale del livello e del prestigio del ‘Decimonono’ continua a sostenere che il Coisp abbia manifestato sotto CASA di qualcuno? Per noi l’unica cosa adeguata è vergognarsi di aver dato addosso agli altri immotivatamente e strumentalmente, sperando di cacciarci nel buio dell’infamia che, invece, si ritorce solo contro chi si comporta così disonestamente”.

E’ un furioso Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, che commenta così uno dei risvolti delle polemiche seguite alla manifestazione tenuta dal Coisp a Ferrara, il 27 marzo, in piazza Savonarola, per chiedere un confronto sulla mancata applicazione dello svuota-carceri ai colleghi condannati per colpa e mandati in cella a scontare sei mesi – gli unici in Italia dal 1975 ad oggi -, nonostante quella legge prevede che le pene inferiori ai diciotto mesi vadano scontate ai domiciliari.

Praticamente tutti gli organi di informazione, nel corso di quella giornata, hanno diramato informazioni errate in merito al sit-in, asserendo soprattutto che sarebbe stato appositamente organizzato sotto una determinata finestra di un determinato ufficio – che si trova oltrettutto in un posto diverso per come puntualizzato l’indomani da Questore e Sindaco -, al solo fine di aggredire e contestare qualcuno in particolare.

Notizie errate che rimbalzando di qua e di là hanno assunto i connotati della più completa falsità, scatenando un coro di critiche e le immancabili reazioni dal sapore più che altro politico. Falsità ampiamente accolte da un giornalista del Secolo XIX che appena pochi giorni fa ha scritto alla Segreteria Provinciale del Coisp di Genova, dicendosi ‘disgustato’ dalla manifestazione di Ferrara perché il Sindacato sarebbe andato ‘SOTTO CASA’ di una specifica persona a protestare, e che in futuro non avrebbe più pubblicato nulla che riguardasse qualsiasi iniziativa del Coisp.

“Non c’è veramente bisogno di ulteriore commento – insiste Maccari -. Ed è evidentemente inutile tirare nuovamente in ballo l’Ordine dei giornalisti per sentirci liquidare con il più superficiale e sbrigativo dei commenti, e per sentirci addirittura ammonire che ‘ai giornalisti nessuno può dire cosa scrivere’. Abbiamo imparato amaramente che, in effetti, i giornalisti possono scrivere ciò che gli pare… scrivere l’indirizzo di casa di una persona come la nostra collega finita al centro di una vera e propria campagna d’odio esponendola così a conseguenze nefaste; scrivere che vogliamo dire una cosa quando invece ne stiamo dicendo un’altra; scrivere che ci troviamo ‘sotto casa’ di una persona che non sappiamo neppure dove abita mentre in realtà siamo nella piazza centrale di Ferrara; scrivere che contestiamo le sentenze di condanna, che chiediamo l’impunità dei colleghi, che calpestiamo la legge, proprio mentre noi, con carte alla mano ed espliciti striscioni che riportano frasi inequivocabili stiamo chiedendo che la legge venga fatta valere… ma in maniera uguale per tutti. E sì. Evidentemente i giornalisti devono essere lasciati liberi di fare proprio tutto ciò che vogliono, anche calpestando ogni regola deontologica e di semplice ed umana onestà, questo almeno stando a quanto sostenuto, ad esempio, dal Consiglio Provinciale di Ferrara, che dopo il nostro sit-in si è mostrato davvero alquanto urtato contro il Coisp e contro la nostra richiesta di intervento dell’Ordine dei giornalisti. E però vorremmo tanto sapere come la pensano gli esimi componenti di quel Consiglio oggi che la prova provata delle falsità di quei giorni giunge proprio dai giornalisti stessi, o come la penseranno domani, quando le vittime incolpevoli di un’informazione condizionata, orientata e prostrata alla sovranità di cose ben diverse dalla verità saranno proprio loro”.

Coisp

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