Museo degli Argenti di Palazzo Pitti: il vestibolo s’arricchisce della “Fama”


Il vestibolo d’ingresso del Museo degli argenti, a Palazzo Pitti, si arricchisce di una nuova, importante opera: la scultura raffigurante la Fama.

Chiamata a testimoniare nei secoli la gloria di Casa Medici, la statua si compone di un frammento ellenistico che comprende l’intero busto, il braccio destro fino al gomito e il sinistro fino a metà avambraccio e doveva appartenere probabilmente a una Vittoria; su di esso lo scultore seicentesco, individuato in Raffaello Curradi, ha innestato le integrazioni moderne delle ali, dell’avambraccio destro che reggeva la tromba, consueto attributo iconografico della Fama, della mano sinistra che reggeva la corona e di tutta la parte inferiore delle gambe fino ai piedi. Manca ancora all’appello la testa della scultura, andata dispersa o forse rimontata su qualche altra scultura antica non ancora individuata.

Originariamente questa si trovava nella loggia seicentesca che in Palazzo Pitti separava il il cosiddetto “Cortile dell’Aiace” da quello “nonfinito”. La loggia, che dalla scultura traeva il nome, era un elemento architettonico a tre fornici sormontato da una terrazza, visibile in un disegno di Remigio Cantagallina del 1632 in collezione privata a Sansepolcro, nella pianta di Palazzo Pitti di Ferdinando Ruggieri del 1742 e in un prospetto di fine XVIII-inizio XIX secolo. Questo corridoio di passaggio, coperto, andò distrutto nell’Ottocento, causando l’accantonamento della scultura, riconosciuta solo in tempi recenti nei depositi di Villa Corsini e presentata nel 2003 alla mostra Palazzo Pitti. La reggia rivelata.

La vicinanza al luogo d’origine e la circostanza che, nel confinante “Salone di Giovanni da San Giovanni”, si celebrino le glorie di Casa Medici e alla sua fama si inneggi nei cartigli che accompagnano le scene, ha indotto a collocare la scultura all’ingresso del Museo degli Argenti, che immette nel “Cortile dell’Aiace”, luogo al coperto più vicino a quello di origine.

L’intervento, voluto dalla Direttrice del Museo degli Argenti, Maria Sframeli e diretto dall’architetto Mauro Linari con il supporto dell’ingegner Giovanni Passaniti, è stato reso possibile grazie al finanziamento di Opera Laboratori Fiorentini.

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