La Consulta Nazionale dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare interviene sul dibattito aperto in questi giorni sulla qualità del pane della provincia di Napoli. Abbiamo la necessità di attuare tutte le iniziative necessarie contro il caro-pane e per salvaguardarne la qualità nell’interesse dei consumatori sempre più disorientati rispetto a un’offerta del mercato che penalizza la tracciabilità del prodotto e non fornisce adeguate garanzie di qualità e di sicurezza.
La Consulta è intervenuta sull’argomento grazie all’interessamento di Rosario Lopa che, in un articolato intervento, ha evidenziato i punti di forza e di debolezza del settore e delle tante problematiche. “Serve una carta d’identità del pane a livello regionale, per poter garantire al consumatore la qualità, la provenienza, gli ingredienti e la tracciabilità del pane, dal forno alla tavola del consumatore e valorizzare l’arte bianca con iniziative di concerto con gli operatori ed a beneficio dei consumatori, per far emergere la qualità e l’identità territoriale del pane, anche con degli incentivi a favore dell’apprendistato, per favorire il lavoro dei giovani nelle botteghe di fornaio. Il rilancio del settore della panificazione passa per dei punti chiave come: marchio di qualità artigianale, recuperare il riconoscimento di chi ha vera competenza in panificazione, istituzione di un brand che possa distinguere il prodotto artigiano (lavorato a mano) da quello industriale, incentivi per chi apre un punto vendita, con sovvenzioni economiche ai produttori per l’apertura di panetterie, stop al confezionamento in buste di plastica e alla concorrenza spietata stabilendo un prezzo base di mercato per evitare la corsa sfrenata al ribasso con una soglia minino di prezzo, ed ancora recuperare il requisito di professionalità da ottenere con un apprendistato in azienda o con un’adeguata formazione di settore. La realizzazione sull’asse della filiera corta, di farmer’s market territoriali: aggregazioni di produttori agricoli che in specifiche location mettono in commercio le proprie lavorazioni senza intermediari, dove poter vendere anche il pane sfuso, quello a fette, e non confezionato in buste di plastica bensì imbustato in sacchetti di carta riciclabile” – ha concluso Lopa.
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