“La celebrazione di oggi ha un sapore particolare per Noi campani e napoletani… infatti, in questa Giornata Mondiale della Pasta ricordiamo che appena qualche giorno fa la Commissione Europea ha iscritto la Pasta di Gragnano nel registro europeo dei marchi I.G.P. (indicazione Geografica protetta). La pasta di Gragnano e’ nata dal cuore dell’antica cittadina, nella Valle dei Mulini a sud del Golfo di Napoli. E’ il simbolo per eccellenza della tipicità gastronomica campana e della dieta mediterranea proprio la città di Gragnano, grazie alle condizioni microclimatiche e alle conoscenze professionali tramandate di padre in figlio, è famosa nel mondo per la qualità dei maccheroni fin dall’inizio dell’800 quando si contavano oltre 70 pastifici. Lodevole l’impegno in questi anni, del Consorzio Gragnano città della Pasta, guidato da Giuseppe Di Martino che in sinergia con Mipaaf, ha portato al raggiungimento di questo importantissimo risultato per l’economia del territorio”.
Cosi il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura, Rosario Lopa oggi 25 ottobre alla Giornata Mondiale della Pasta 2013. “Ma è fatto obbligo – ha sottolineato Lopa – che da stime risultano falsi quattro piatti di pasta italiana su cinque oltreoceano. Da qui la necessità di combattere l’agro pirateria. Su cinque piatti di pasta italiani venduti negli Stati Uniti ben quattro sono falsi con imitazioni o richiami con a parole, colori, località, figure e denominazioni dell’Italia senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva del Bel Paese. Nel ribadire che bisogna cogliere l’occasione per combattere la pirateria agroalimentare che causa al sistema produttivo nazionale danni economici e di immagine incalcolabili. Il consumo nazionale di pasta alimentare è di quasi 1,6 milioni di tonnellate per un valore di oltre 2 miliardi di Euro e un consumo annuale per persona di 28 kg, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. La produzione nazionale, spiega Lopa, è di oltre 3 milioni di tonnellate, per un valore di circa 3,3 miliardi di Euro e le esportazioni assorbono circa il 46% della produzione nazionale con quasi 1,4 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 1,1 milioni di Euro. Il primato della pasta italiana non si esprime solo attraverso i numeri: è Made in Italy il 26% dell’intera produzione mondiale di pasta (che nel 2012 ha raggiunto i 13 milioni di tonnellate) ed il 75% della produzione nei Paesi dell’Unione europea. Come dire che tre piatti di pasta su quattro, consumati nel vecchio continente, sono di origine italiana. Il primato della pasta campana, in realtà, ha radici profonde e si snoda dal campo di grano al pastificio, diventando tradizione nell’uso domestico e nella ristorazione, ed elemento primario per la cultura alimentare. Fidelizzando l’agricoltore con l’industria pastaia. Sarà necessario, sottolinea l’esponente dell’Agricoltura, per dare stabilità alle forniture, puntare all’integrazione reale tra il mondo agricolo e il comparto della trasformazione. La strategia è solo una: promuovere e realizzare degli accordi di filiera. Contratti che per gli agricoltori produttori di grano, significano maggiorazione dei prezzi, rispetto alle normali quotazioni della Borsa merci di riferimento, con premi che crescono se aumenta la qualità finale del prodotto. E’ un modello vincente, che si può consolidare nel tempo, che consente all’industria pastaia di ottenere grani di alta qualità altrimenti difficilmente reperibili nel mercato nazionale. In tutto ciò, giocano un ruolo primario i produttori di sementi: sono loro che, con paziente ricerca, mettono a disposizione del mondo agricolo quelle varietà ad hoc per l’industria pastaia. Senza dimenticare la logistica e gli stoccatori: seguendo questo modello, hanno davvero un ruolo di servizio. La storia della pasta ha inizio circa 7000 anni fa e sono molte le leggende e le credenze intessute attorno alla sua nascita: c’è chi l’attribuisce agli Dei, chi agli Etruschi, chi a Marco Polo e al suo ritorno dalla Cina e chi pensa che i primi inventori della pasta siano stati gli Arabi. Ma, tra leggenda e verità sicuramente l’Italia è il Paese che ha maggior titolo nel rivendicare la paternità di questo alimento grazie al forte legame con il territorio, alle tecniche di lavorazione e alle sapienti combinazioni culinarie. Di certo, infatti, si sa che nel XVII secolo, a Napoli, la pasta incontra il pomodoro, arrivato in Europa con la scoperta dell’America e con il tocco aggiuntivo del basilico nasce un fortunato tris di colori, testimonial indiscusso della no stra bandiera che ancora oggi fa il giro del mondo..2
Nessun Commento