Criminalità, Coisp: parole di Letta e Alfano ridicole


“Dare un segnale molto forte nel contrasto alla criminalità è un fatto fondamentale, non solo per una questione di etica, ma anche per rendere più competitivo il Paese”.

“Parole molto sagge queste del Premier Enrico Letta – commenta Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia -, che però potrà essere davvero convincente solo se il suo Governo vi darà un seguito concreto, rimettendo in sesto un Comparto assurdamente penalizzato e schiacciato dal peso delle carenze generate dagli interventi scellerati operati con le ultime Finanziarie”.

“Questo Governo è all’avanguardia nel contrasto alla criminalità e nei risultati ottenuti”. “Parole queste del Vice Premier Alfano che, invece – prosegue Maccari – sono solo il consueto ritornello di rito in cui si esibiscono puntualmente e prontamente tutti quelli che siedono sulla poltrona di Ministro dell’Interno, pregiandosi di risultati che sono certamente sempre notevoli, ma che rappresentano il frutto di anni di lavoro costante e sfiancante di valorosi e infaticabili investigatori che vanno avanti nonostante tutto ed il cui merito non va in alcun modo ad un Governo affacciatosi alla finestra da pochi mesi, né a quelli che l’hanno preceduto se è vero come è vero che tanti, negli anni trascorsi, non hanno esitato a porre in essere provvedimenti che depotenziando l’Apparato preposto al contrasto alla criminalità hanno piuttosto dato il peggiore dei segnali nella lotta all’illegalità”.

Il Segretario del Coisp commenta così le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, e dal Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso della presentazione del Rapporto sulla politica antimafia frutto del lavoro della Commissione per l’elaborazione di proposte per la lotta alla criminalità.

“Letta – insiste Maccari – giura che tra le priorità dell’azione dell’Esecutivo nel 2014 ci saranno la lotta alla mafia e l’aggressione ai patrimoni della criminalità. Bene, diciamo noi. Ma senza bisogno di laboriosi studi e complicate riflessioni, ci permettiamo di aggiungere ciò che è chiaro come la luce del sole: la più immediata e urgente, e del tutto sufficiente cosa da fare è restituire agli Organismi investigativi già concepiti come la migliore risposta al potere della criminalità, e che hanno sempre dato prova di esserlo in concreto rappresentando un modello d’eccellenza preso ad esempio oltre i confini dell’Italia, l’integrità di dotazioni e mezzi e quindi le condizioni di efficienza necessarie a svolgere il proprio lavoro al meglio. E questo ponendo rimedio ai vergognosi tagli al Comparto, che oltre ad incidere in maniera ingiusta ed intollerabile sulle condizioni esistenziali di migliaia di uomini e donne che vi appartengono, hanno seriamente ridotto le possibilità operative contro la criminalità. Un esempio su tutti è certamente quello dell’enorme depotenziamento di una struttura info-investigativa come la Dia. Un organismo che assicura costantemente al Paese il recupero di spropositate somme di denaro fagocitate dalla criminalità che altro non sono se non soldi dei cittadini destinati al benessere del Paese e cioè di tutti – tanto per capirci, la Direzione Investigativa Antimafia tra il 2009 e il primo semestre del 2011 ha sequestrato beni per 5,7 miliardi di euro e ne ha confiscati altri per 1,2 miliardi di euro -, ma rispetto al quale non solo non è stata data mai piena attuazione alla legge che lo ha istituito nel lontano 1991, ma anzi, negli ultimi anni è stato oggetto di interventi che appaiono quasi finalizzati al suo smantellamento. Una struttura che oggi soffre di un’enorme carenza di organico – come evidenziato in recenti audizioni presso la Commissione Parlamentare Antimafia, nel corso delle quali si è fatto presente che la complessità dei compiti affidati alla Dia richiederebbe un organico di almeno 2500 persone, mentre attualmente vi prestano servizio poco più di 1300 persone -; di un’inadeguata metodologia di reclutamento – poiché la copertura della pianta organica viene attualmente assicurata attraverso la sola chiamata diretta del personale, e non tramite il concorso previsto per legge, con un conseguente impoverimento del livello professionale degli Operatori -; di un immenso taglio alle risorse – considerato che a fronte della crescente complessità delle attività di contrasto delle organizzazioni mafiose, si è assistito ad una costante riduzione dei fondi, passati dai 28 milioni di euro nel 2001 ai 9 milioni di euro nel 2012 -; di un’inconcepibile penalizzazione di chi vi presta servizio – la legge 183/2011 ha comportato una drastica riduzione del trattamento economico accessorio percepito da tutto il personale dipendente della Dia fin dalla sua nascita, che, per l’anno 2012 è stato tagliato del 64% e, a decorrere dal 2013, del 57% -”.

“E Letta e Alfano ci parlano di Governo impegnato nella lotta alla criminalità? Sfortunatamente – conclude Maccari – alla luce di considerazioni ovvie quanto gravemente trascurate dal Governo, le loro parole appaiono, al momento, solo drammaticamente ridicole”.

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