La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, come tradizione, si apre a importanti momenti di approfondimento e riflessione finalizzati alla valorizzazione di autori e ambiti artistici meno noti e indagati.
In questo contesto nasce l’omaggio alla figura di Miroslav Kraljević (Gospić 1885 – Zagabria 1913) una delle personalità chiave della pittura croata della prima metà del XX secolo.
Alla sua morte prematura – avvenuta a soli 27 anni a causa di una grave forma di tisi – si devono sia il numero relativamente esiguo di opere realizzate, sia la fascinazione che il suo lavoro ha avuto sull’arte moderna croata.
Kraljević orientò infatti la bussola degli artisti croati da Vienna e Monaco di Baviera – frequentate entrambe per perfezionare la propria educazione artistica – a Parigi, dove ricavò un nuovo potenziale iconografico e, così facendo, portò le correnti moderne e avanguardiste a Zagabria già all’alba del XX secolo.
Nata da un progetto di Živa Kraus, la mostra si realizza in stretta sinergia tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e la Moderna Galerija di Zagabria, istituzione che lo scorso anno, in occasione del centenario della morte dell’artista, gli ha dedicato un’importante retrospettiva, che diverrà itinerante attraverso i più importanti centri culturali della Croazia.
Inserita cronologicamente nel percorso espositivo al primo piano del museo, secondo quell’idea di dinamismo che ha recentemente animato il restyling della Galleria Internazionale d’Arte Moderna, essa rappresenta una vera sorpresa per il visitatore.
A cura di Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, Biserka Rauter Planćić, direttrice della Moderna Galerija di Zagabria e la collaborazione di Cristiano Sant, della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, l’esposizione mira ad esplorare un momento della creatività artistica europea pressoché inedito per l’Italia (se si esclude il passaggio alla Biennale veneziana del 1942).
In mostra una selezione di venti opere dell’artista croato – meglio noto come il pittore dell’anima – tra dipinti, disegni e guazzi, che vanno a colmare una lacuna storico-artistica per il pubblico italiano, restituendo al contempo un artista sorprendente per finezza espressiva e abilità tecnica.
In occasione della mostra, che si inaugura in concomitanza del primo anniversario dell’entrata della Repubblica di Croazia nell’Unione Europea, è inoltre prevista all’Ateneo Veneto una conferenza e la proiezione di un film sull’artista, mercoledì 14 maggio.È passato circa un secolo da quando Miroslav Kraljević, considerato il primo pittore croato del modernismo, nell’arco di soli due anni dipinse il suo primo e il suo ultimo capolavoro.
Si tratta di Autoritratto con cane, a Monaco di Baviera, nel 1910, alla fine della sua formazione accademica – subito accolto con grande favore dalla critica – e Autoritratto, a Zagabria, nel 1912, sei mesi prima di morire.
Poco più di settant’anni fa le sue opere venivano esposte per la prima volta a Venezia: era il 1942 e l’allora commissario del padiglione croato ai Giardini, lo scultore Ivan Meštrović, includeva cinque suoi dipinti a olio in occasione della XXIII Biennale d’Arte di Venezia, tra cui il già citato Autoritratto con cane e Bonvivant (1912). Questo avvenimento tuttavia è oggi poco ricordato, nonostante Kraljević si collochi tra quei particolari modernisti, dalle spiccate qualità pittoriche, che si spinsero al di fuori dei confini della terra natia.
Risulta infatti decisivo per il pittore il soggiorno parigino avvenuto a cavallo tra il 1911 e il 1912 quando, in soli tredici mesi, si svolse probabilmente una delle trasformazioni più complesse dell’arte croata di quell’epoca: un mutamento che getterà le basi per i passi in avanti succedutisi immediatamente subito la sua morte e riscontrabili soprattutto nelle opere dei pittori che segneranno il secondo e gli inizi del terzo decennio del Novecento.
Lasciata la città di Požega, attraverso Vienna e Monaco di Baviera, Kraljević arriva a Parigi, dove sperimenta l’attrattiva del flaneurismo e si appropria dei valori dell’arte pittorica pura.
Un nuovo stato d’animo con inediti potenziali contenutistici e formali, nonché la vita scapigliata e briosa della scena artistica della capitale francese del primo decennio del XX secolo, gli offrono una fonte inesauribile di temi, fornendogli le basi per una nuova sensibilità espressiva e facendogli scoprire il fascino di una vita senza freni.
Accanto ai migliori autoritratti realizzati dall’artista, la mostra affianca di questo periodo anche alcune altre fondamentali composizioni – come Vive la joie, In una caffetteria di Parigi e Golgota – che contribuirono a proiettarlo al centro della scena artistica europea.
Miroslav Kraljević si spegne nell’aprile del 1913 a Zagabria a soli 27 anni, minato dagli effetti della lunga malattia, lasciando un’opera che oggi, a più di un secolo di distanza, si presenta ancora perfettamente attuale e carica di un ineguagliabile tratto distintivo e forza interpretativa.
E piace ricordare che, per gli strani giochi di coincidenze e parallelismi spesso ricorrenti nel mondo dell’arte, un mese dopo la sua morte proprio a Ca’ Pesaro si inaugurava la più importante e “scandalosa” delle mostre della Bevilacqua La Masa, in cui si affermava da parte di un gruppo di giovani artisti – i Capesarini – la volontà di confrontarsi con la contemporaneità europea e la necessità di inserirsi nel contesto italiano e anche internazionale del tempo… si trattava per certi versi del medesimo “anelito” emotivo alla ricerca e alla sperimentazione che aveva animato proprio Miroslav Kraljević.
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