Un ascensore per Michelangelo


Viene presentato oggi agli organi di informazione e al pubblico il risultato della prima fase del progetto “Un ascensore per Michelangelo”: un titolo simbolico, che comprende una serie di lavori impegnativi e complessi aventi come finalità l’adeguamento dell’accesso e il miglioramento dell’accoglienza nel Museo delle Cappelle Medicee. Di questa fase, gli interventi principali già portati a termine sono:

  • l’ascensore che collega il piano d’ingresso (della cripta) al primo piano, dove si trovano la Sagrestia Nuova e la Cappelle dei Principi, attraverso un percorso per portatori di disabilità;
  • il transloelevatore (ovvero una pedana elevatore) che permette l’accesso alla Sagrestia Nuova dal corridoio e viceversa, superando la barriera architettonica (ineliminabile) di alcuni gradini posti in obliquo nello spessore murario.

La Sagrestia Nuova di Michelangelo gode da alcuni mesi di una rinnovata visibilità grazie alla nuova illuminazione, progettata dai tecnici della Soprintendenza e realizzata con apparecchi illuminanti donati da iGuzzini illuminazione spa, che con spirito di mecenate ha voluto contribuire a valorizzare le sculture e l’architettura del grande artista.

La realizzazione dell’ascensore e della pedana-elevatore rientra in un più ampio progetto di adeguamento delle Cappelle Medicee – che, è bene ricordare, non nasce come museo – agli standard museali con il totale abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale (come previsto dal D.M 28 marzo 2008, pubblicato sulla G.U.114 del 16 maggio 2008, che ne detta le linee guida). Il complesso progetto prevede la creazione degli spazi necessari alla vita di un museo moderno, in sintonia con quanto previsto dall’Atto d’indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e di sviluppo dei musei (D.M 10 maggio 2001) per poter fornire un sempre miglior servizio al pubblico dei diversamente abili e al pubblico in generale, coniugando l’ambiente storico con le necessità attuali.

L’obiettivo finale di tali interventi è l’effettivo miglioramento delle prestazioni del museo in ordine all’accoglienza del pubblico e alla valorizzazione delle collezioni, con basso impatto dal punto di vista ambientale che anzi troverà, nella nuova disposizione del Canto de’ Nelli, un elemento di forza per il risanamento della zona, in sintonia con quanto messo in atto dal Comune di Firenze, che ha già operato un forte intervento in tal senso allontanando gli ambulanti, rinnovando il manto stradale, interrando i cassonetti e limitando ancor di più il transito veicolare.

A tale scopo dal 2008 è iniziata un’ampia collaborazione tra soggetti diversi – la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Firenze, Pistoia e Prato e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana – ai quali si è aggiunto l’impegno dell’Opera Medicea Laurenziana per la ricerca delle risorse necessarie per il progetto, che fino a questo momento è stato sostenuto della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale (con 225mila euro), dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (con 500mila euro) e del Polo Museale Fiorentino (con 300mila euro).

Così, nel febbraio 2010 hanno preso il via complessi quanto delicati lavori di scavo che saranno completati entro la fine del 2015.

 Una volta ultimati, inizierà la seconda fase del progetto che prevede:

  • la progettazione definitiva delle funzioni entro gli spazi ricavati e lo studio dell’impiantistica necessaria;
  • la realizzazione di una nuova uscita (ora collocata sullo stesso portone dell’entrata) al Canto de’ Nelli, indispensabile per permettere un corretto deflusso dei visitatori, nonché per un prevedibile aumento di questi. L’uscita sarà percorribile anche per i portatori di disabilità;
  • il recupero di nuovi spazi museali ed espositivi attraverso l’apertura al pubblico della Cripta Lorenese dove si potrà ammirare il monumento funebre a Cosimo Pater Patrie del Verrocchio. A questo miglioramento si lega l’ulteriore possibilità di collegamento con i sotterranei di San Lorenzo e il Museo della Basilica, sì da farne un polo di straordinaria attrazione turistica a poche centinaia di metri dalla Stazione di Santa Maria Novella e dai principali monumenti del centro;
  • la realizzazione di nuovi e adeguati servizi per il pubblico (servizi igienici, bookshop, aula didattica) sia recuperando spazi museali ove attualmente alcuni di questi sono situati, sia sfruttando lo spazio ottenuto con lo scavo archeologico;
  • la realizzazione di nuovi e adeguati servizi per il museo (uffici e archivi, spogliatoi, docce, magazzini, spazi tecnici) da allestire spazio ottenuto con lo scavo archeologico;
  • l’esposizione e valorizzazione dei molti reperti e ritrovamenti archeologici che porteranno, all’interno del progetto, il valore aggiunto della loro presenza così come della conoscenza specifica della zona dal periodo romano e tardo antico al Medioevo;
  • la nuova sistemazione dell’ex “Canto dei Nelli” con la ricollocazione o meno della statua dell’Elettrice Palatina, in accordo con il Comune di Firenze.

Per il completamento dell’intervento si stima che occorrerà circa un milione di euro.

“La Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, da me diretta – dice Anna Maria Buzzi -, è particolarmente orgogliosa di aver contribuito, finanziando parte del progetto ‘Un ascensore per Michelangelo’, alla realizzazione di un importante intervento di progettazione inclusiva nel prestigioso Complesso delle Cappelle Medicee di Firenze. L’accessibilità ampliata al patrimonio culturale, che rientra tra le finalità istituzionali della Direzione Generale, si attua mediante azioni di progettazione intelligente e sensibile sugli edifici nei quali si intende intervenire, essi stessi tesori da preservare. Gli interventi che oggi si inaugurano, grazie alla competenza dei tecnici dell’Amministrazione, dimostrano modalità inedite e innovative di elaborazione, che hanno dato l’incipit ad altre importanti iniziative finanziate dalla Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, su tutto il territorio nazionale. Una progettualità di eccellenza, espressione di una concezione societaria tesa alla modernizzazione del concetto di fruizione dei beni culturali, nel riconoscimento del diritto, per tutti, alla bellezza del patrimonio artistico italiano”.

“A poco più di 400 anni dalla posa della prima pietra – afferma Isabella Lapi, Direttore Regionale per i beni culturali della Toscana – le Cappelle Medicee vivono un momento di trasformazione architettonica e impiantistica che le valorizza ulteriormente, rendendo il museo accessibile a un numero maggiore di visitatori, nel pieno rispetto delle norme relative ai criteri tecnico-scientifici e agli standard di funzionamento e di sviluppo dei luoghi di cultura”.

“L’inaugurazione ufficiale dell’ascensore, importante struttura che rende possibile una fruizione agevole per visitatori con esigenze particolari – aggiunge Cristina Acidini, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino -, diviene l’opportunità per illustrare il progetto a medio-lungo termine, che completerà il passaggio delle Cappelle Medicee da monumento nazionale a museo immerso nella contemporaneità”.

“La tipologia strutturale e le caratteristiche costruttive del Museo delle Cappelle Medicee.– precisa Alessandra Marino, Soprintendente per i beni architettonici di Firenze -, hanno imposto di operare per gradi dando priorità a quelle opere che avrebbero permesso di superare le barriere architettoniche esistenti, secondo quanto previsto dalle norme vigenti. Contemporaneamente è proseguito lo scavo nell’area destinata ad accogliere la nuova uscita e i vari servizi tecnici e per il pubblico, imprescindibili nell’ambito dell’ammodernamento di questo importante museo statale cittadino”.

“I rinvenimenti nello scavo dell’area delle Cappelle Medicee – spiega Andrea Pessina, Soprintendente per i beni archeologici della Toscana – testimoniano l’importanza delle indagini archeologiche condotte in occasione di lavori pubblici, soprattutto quando tali interventi interessano città ricche di stratificazioni storiche, come nel caso di Firenze. Se da una parte le scoperte confermano i dati già desunti dalle fonti d’archivio, è importante sottolineare che è la prima volta che un probabile tratto della seconda cerchia di mura della città viene portato alla luce”.

“Questo intervento – dichiara il Vice Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio Pierluigi Rossi Ferrini – si inserisce nel nostro vasto progetto per la conservazione e la valorizzazione di tutto il complesso monumentale di San Lorenzo, iniziato oltre 10 anni fa e che ha interessato anche il recupero delle vetrate della Biblioteca e le parti lapidee del chiostro che risultavano fortemente deteriorate. È anche significativo che l’ascensore sia destinato alla fruizione del museo da parte dei diversamente abili perché riteniamo fondamentale che tutto il nostro patrimonio artistico possa essere ammirato anche da coloro che vivono una situazione di disagio e di sofferenza. Colgo anche l’occasione per portare il saluto dell’ Ente Cassa alla dottoressa Acidini che ringraziamo per il prezioso lavoro svolto in questi anni e per la fruttuosa collaborazione con la nostra Istituzione. Assieme al Polo Museale abbiamo infatti potuto realizzare progetti permanenti, come quello che presentiamo oggi, che costituiscono un prezioso arricchimento per il nostro inestimabile patrimonio culturale”.

Lo scavo archeologico

Dai primi mesi del 2010 sono in corso le operazioni di assistenza archeologica alle Opere per il miglioramento dell’accessibilità al Museo delle Cappelle Medicee, una delle realtà museali più importanti e visitate della città.

L’ampia porzione tergale della Basilica, compresa tra il Canto dei Nelli, le Cappelle Medicee e l’ala michelangiolesca del Complesso laurenziano, è stata finora sottoposta ad alcune fasi di escavazione sotto la direzione scientifica di Carlotta Cianferoni, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ed assistite e documentate a cura di Alessandro Palchetti e Carlotta Bigagli, dell’Associazione Professionale B&P Archeologia – Archeologia e Beni Culturali di Prato. Le operazioni di scavo assistito non sono ancora concluse e si sono alternate a periodi di sospensione per permettere il regolare svolgimento delle lavorazioni del cantiere.

Nel corso degli scavi sono affiorate importanti e consistenti tracce degli eventi che hanno attraversato la bimillenaria storia della nostra città.

Immediatamente al di sotto dei terreni superficiali sono affiorati i resti pavimentali del vasto complesso abitativo e commerciale della cosiddetta “Casa Grande” dei Nelli che, demolito nel corso dei primi decenni del Novecento, a partire dal XIV secolo aveva col tempo progressivamente accresciuto le proprie fabbriche finendo anche a ridosso del Complesso laurenziano (Ruschi 2007).

Le fabbriche tardo medievali che definivano questa zona si erano in parte impostate su una notevole preesistenza, cioè su di un tratto delle mura cittadine di XII secolo rinvenuto perfettamente conservato in stato di fondazione, che attraversa tutta l’area dello scavo per una lunghezza di circa 20 m (Foto 1). Questa imponente struttura, che ha uno spessore di circa 2 m e si spinge in profondità per circa 3 m, è, ad oggi, il tratto meglio conservato delle opere difensive cittadine di quel periodo (Bigagli et alii, c.s.1). Il getto poco tenace di pietrame eterogeneo, miscelato con legante a base di malta sabbiosa, conferma la tradizione dei cronisti fiorentini del Trecento che ne descrissero la realizzazione di gran fretta tra il 1172 ed il 1175: destinate a difendere le zone di più recente urbanizzazione della città, i cosidetti “borghi”, inclusero al loro interno anche la Basilica di San Lorenzo, fino a quel momento sempre rimasta extramoenia.

Le strutture originarie della chiesa, dedicata al martire Lorenzo nel 393 d.C. da Ambrogio Vescovo di Milano, giacciono ancora semi sconosciute (De Marinis 1993) al di sotto delle varie fasi di ampliamento e restauro successive alla fondazione (ampliamento dell’XI secolo, fabbriche del definitivo rinnovamento del XV secolo), ma a quella antica fase storica della basilica sono riconducibili le tre inumazioni alla cappuccina, una delle quali bisoma, individuate nel corso degli scavi e che sono testimoni della pratica funeraria delle deposizioni ad sanctos/apud ecclesiam, cioè il più vicino possibile alle strutture della chiesa e delle spoglie del martire cui essa era dedicata, con valenza apotropaica (Bigagli et alii, c.s.2). La semplice tipologia tombale era destinata all’inumazione di persone prive di rilievo sociale (Foto 2).

Risalgono infine al primo periodo imperiale romano le testimonianze più antiche rinvenute nel corso di queste attività di scavo. Questa presenza, già documentata in precedenza grazie ad un saggio archeologico condotto negli anni ’70 nel sottochiesa di San Lorenzo (De Marinis 1993), è oggi meglio nota grazie al recupero di porzioni di strutture murarie e pavimentali “ritagliate” dalla sequenza degli interventi successivi (Foto 3 e 4): di notevole bellezza il lacerto di una pavimentazione a mosaico bianco e nero del tipo “a stuoia” (Cianferoni, Bigagli, Palchetti, c.s.), attualmente in corso di restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, a cui si aggiungono i frammenti di altre strutture murarie, alcune delle quali parzialmente conservate anche in alzato, che suggeriscono l’esistenza di un vasto complesso di probabile ambito domestico, in considerazione del contenuto antropico (materiali ceramici di uso domestico e materiale residuale da demolizioni, essenzialmente crustae marmoree di rivestimento architettonico – Foto 5) rinvenuto nella vasta colmata che oblitera il definitivo abbandono delle fabbriche di età romana.

Conclude la serie stratigrafica una potente successione di origine naturale, archeologicamente sterile, composta da limi/argille posta al tetto di uno spesso livello di ghiaie di apporto naturale solo superficialmente intaccato dalle operazioni di scavo.

L’intervento architettonico

Il Museo delle Cappelle Medicee, benché collocato in un luogo di particolare delicatezza, non poteva eludere la sfida di adeguarsi ai parametri previsti nell’Atto di Indirizzo del Ministero (Decreto del 10 maggio  2001), che affrontano il tema  dell’accessibilità nel più complesso ambito del rapporto tra conservazione e fruizione del patrimonio architettonico. In particolare si afferma che il museo “deve risultare accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori”.

Sono state rimosse le notevoli barriere architettoniche, che rendevano impossibile l’accesso a un numero consistente di visitatori, creando un collegamento verticale tra il piano d’ingresso (cripta) e quello straordinario insieme architettonico e scultoreo rappresentato dalla Sagrestia Nuova di Michelangelo e dall’adiacente Cappella dei Principi, sede, quest’ultima, anche di mostre temporanee organizzate dal Museo stesso.

L’ascensore esterno – realizzato dall’azienda finlandese Kone – è stato istallato usufruendo di uno spazio preesistente, realizzato alla fine degli anni trenta del Novecento, a seguito  della demolizione di alcune case che si addossavano alla Sagrestia Nuova.

Attraverso un nuovo percorso interno, l’ascensore conduce a livello della Cappella dei Principi. Da quel piano si accede alla Cappella stessa e, tramite un transloelevatore appositamente progettato, si scende a livello della Sagrestia Nuova.

Per raggiungere il piano dell’ascensore, dalla zona d‘ingresso del museo è stato predisposto un adeguato percorso realizzando una rampa con pendenza, per eliminare anche le residue piccole barriere esistenti.

Contemporaneamente si è proceduto con gli scavi per arrivare alla completa conoscenza dello spazio da destinare al progetto definitivo che prevede la nuova uscita, adeguati servizi per il pubblico e per il museo.

Il progetto, voluto dalla Soprintendente per il Polo Museale, Cristina Acidini, e dalla direttrice del museo, Monica Bietti, coadiuvata dall’architetto Maria Cristina Valenti, è stato fin qui realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici, guidata da Alessandra Marino, con la progettazione e direzione lavori di Vincenzo Vaccaro e Franco Vestri, assistiti da Mauro Masini

I lavori sono stati finanziati dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del Ministero e dal Polo Museale Fiorentino.


Le Cappelle de’ Medici da sepolcreto a Museo

Se è vero che a Firenze – e in Italia – la maggior parte dei musei non sono stati concepiti e costruiti come tali, ma provengono da altre linee di usi storici e sono quindi edifici nobilmente inadatti ad accogliere i numerosi visitatori odierni, questo è particolarmente vero per il Museo delle Cappelle Medicee, che prima dell’unità d’Italia era un complesso di ambienti appartenente all’insigne Basilica di San Lorenzo.

Il Museo è costituito da ambienti monumentali collegati tra loro, che comprendono:

La Sagrestia Nuova di Michelangelo: capolavoro assoluto di architettura e di scultura, posta a nord del transetto di San Lorenzo in posizione simmetrica alla brunelleschiana Sagrestia Vecchia a sud.  Destinata ad ospitare le spoglie mortali dei duchi Lorenzo e Giuliano de’ Medici; fu costruita a partire dal 1521 per volere dei due papi Medici, Leone X e Clemente VII, che affidarono a Michelangelo il progetto della struttura e le sculture al suo interno: la Madonna Medici, ii duchi, le celebri quattro Parti del Giorno.

La maestosa Cappella dei Principi, mausoleo a pianta centrale per i granduchi Medici, fu edificata per volontà del granduca Ferdinando I a partire dal 1604.  Scrigno preziosissimo interamente rivestito di rari marmi policromi e di pietre dure, fu visitata dai “forestieri” sin dalle origini, ed ammirata per il suo cupo splendore allusivo a una gloria perenne che vince la morte.

La Cripta o vestibolo, dove sono sepolti i membri della famiglia e i loro familiari dal tempo dei Lorena; ossia dal 1858 e la Cripta lorenese (attualmente chiusa al pubblico), che accoglie le spoglie mortali della casata dei Lorena, succeduta ai Medici dopo l´estinzione della loro dinastia alla morte di Gian Gastone nel 1737. Nei pressi è il monumento funebre a Cosimo il vecchio “Pater Patrie”, in forma di robusto pilastro, di Andrea del Verrocchio (1467): ad esso corrisponde in chiesa la memoria lapidea terragna di fronte all’altare.

L’idea del Museo prese le mosse dalla devoluzione dell’asse ecclesiastico (1866-67), e già due anni dopo, nel 1869, esso era stato istituito. Tuttavia la particolarità e l’anomalia del nuovo Museo, considerato un “monumento nazionale” passato sotto la dipendenza della Direzione delle RR.Gallerie e Musei,. furono in un certo senso d’ostacolo al consolidamento del suo nuovo status museale, che poté attuarsi pienamente nei tempi lunghi testimoniati dai documenti e dalla bibliografia.

Nel corso della sua storia il museo ha dovuto confrontarsi in modo costante con una duplice esigenza: ricavare al proprio interno gli spazi necessari al suo regolare funzionamento; accogliere secondo adeguati parametri il pubblico, in sensibile aumento negli ultimi decenni.

Il Museo delle Cappelle Medicee è infatti tra i più visitati del Polo Museale fiorentino. Questi i dati d’affluenza nel museo negli ultimi cinque anni:

anno 2009, visitatori: 283.288;

anno 2010, visitatori: 300.536;

anno 2011, visitatori: 323.579;

anno 2012, visitatori: 313.044;

anno 2013, visitatori: 300.888;

anno 2014, visitatori: (286.642 fino al 31 ottobre)

Il Museo delle Cappelle Medicee inoltre è stato ed è sede di importanti mostre appositamente progettate, così da rinnovare l’attrattiva esercitata in permanenza dal luogo e dai suoi apparati artistici.

Si ricordano:

La morte e la gloria, 1999 (seconda sede a Valladolid, Spagna);

Gian Gastone, ultimo granduca, 2008;

Ferdinando I de’ Medici, Maiestate tantum, 2009;

“Parigi val bene una messa”, Enrico IV di Francia, 2010 (seconda sede a Pau, Francia);

Nello splendore mediceo: Papa Leone X e Firenze, 2013;

Arte e politica – L’Elettrice Palatina e l’ultima stagione della committenza medicea in San Lorenzo, 2014.

Sin dalla sua nascita, il museo è stato sede di approfondite ricerche paleopatologiche, storiche e storico-artistiche sulla Dinastia Medici; le ultime, dal 2003 al 2012, hanno visto protagoniste le Università degli Studi di Pisa e di Firenze. Vi si svolgono inoltre presentazioni di ricerche e manifestazioni culturali – artistiche, letterarie, musicali – anche queste per lo più collegate alla Dinastia medicea.

La collocazione della statua dell’Elettrice palatina

La scultura in marmo raffigurante l’Elettrice Palatina fu collocata nel giardinetto realizzato nel Canto de’ Nelli solo nel 1993, cioè a 250 anni dalla sua scomparsa dell’Elettrice Palatina. Tutto ciò avvenne grazie alla decisione di una commissione formata dalle due Soprintendenze, dall’Opera Medicea Laurenziana, dall’Ufficio Belle Arti del Comune di Firenze e alla tenacia dell’antiquario Alberto Bruschi.

Fino a quel momento la grande scultura di Raffaello Salimbeni aveva avuto una lunga e tormentata storia.

Nel 1946 il bozzetto del Salimbeni risultò fra i vincitori del primo grado della prova di concorso indetto dal Comune di Firenze, grazie a un fondo appositamente lasciato da Adolfo Coppedé l’anno precedente.

Nel 1947 fu richiesto ai quattro scultori selezionati (Salimbeni, Bononi, Barbaresi, Berti) cui si unì un quinto (Boninsegni) di produrre un modello in gesso di grandezza più del naturale, ossia delle stesse dimensioni dell’opera finita.

Nel 1949 i modelli furono esposti in Santa Croce, ma solo nel 1954 una commissione, presieduta da Piero Bargellini, nominò vincitore Raffaello Salimbeni.

Ancora alla fine degli anni Cinquanta restavano sospese le decisioni sul materiale di realizzazione e sulla collocazione della scultura una volta terminata.

Nel 1965 il Comune acquistava il marmo per l’esecuzione della statua e lo faceva trasportare nello studio del Salimbeni. Durante l’alluvione del 1966 l’ambiente andò distrutto e il lavoro si fermò per mesi.

Solo nel 1968 la statua in marmo era “sbozzata” e di lì a poco terminata.

Ancora nel 1981 non era stato trovato un luogo dove collocarla e nel 1985 veniva trasferita a Palazzo Pitti, nell’atrio dello scalone Del Moro.

La sistemazione al Canto de’ Nelli nel 1993, vicina al campanile – una delle ultime opere commissionate dall’Elettrice per la basilica per San Lorenzo – ha posto rimedio all’abbandono della statua, ma ha aperto un’altra querelle sulla sua valorizzazione, considerata da alcuni non adeguata a causa della scarsa dignità dell’intorno con ambulanti, biciclette ecc.

Quando sono iniziati i lavori per la realizzazione dell’ascensore e della nuova uscita del Museo delle Cappelle Medicee si è provveduto, in accordo con il Comune di Firenze, cui appartiene, a rimuovere la scultura di Raffaello Salimbeni e a collocarla nella cripta Lorenese, visibile al pubblico che visita il Tesoro della basilica di San Lorenzo.

In vista della progettazione dello spazio compreso tra il campanile, il museo e la recinzione, che sarà sistemato al termine dei lavori di adeguamento in corso, sembra opportuno avviare una nuova fase di riflessione sulla sorte della statua. Il museo è ben lieto di mettere a punto una sistemazione idonea, pur tenendo conto che ben altre due statue dell’Elettrice collegate al concorso sono “approdate” a musei del Polo grazie a generose donazioni: il bronzo di Alfonso Buoninsegni qui nella cripta; il gesso di Ivo Barbaresi a Pitti.

Se poi prevarrà l’orientamento di destinarla altrove si è disponibili, fatto salvo il consenso del donatore del basamento Alberto Bruschi, a restituirla all’Ente proprietario Comune di Firenze.

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