“Scafisti minacciano di sparare sui nostri uomini, che incredibilmente sono disarmati, e nessuno fiata? Ma come è possibile? Si può sapere a chi diavolo dobbiamo rivolgerci perché ci venga data un minimo di maledetta tutela? Ma insomma, la misura è davvero colma ed anzi si è già superato ogni possibile limite di sopportazione. L’Italia non conta veramente nulla, oppure in Italia degli Operatori delle Forze dell’Ordine non importa veramente nulla? Una sola delle due ipotesi può giustificare l’incredibile silenzio dopo i fatti gravissimi di ieri. Solo gli altri Paesi sanno alzare la voce quando si toccano i loro cittadini, che siano Poliziotti o meno. Facciamo quasi ridere, se non fosse che la situazione è tragica”.
E’ assolutamente furioso Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, nel commentare le notizie riportate dai media, che hanno informato dei nuovi numerosi arrivi di barconi carichi di immigrati provenienti dalla Libia, informando anche del gravissimo episodio avvenuto a circa 50 miglia da Tripoli dove uomini armati su un barchino hanno minacciato una motovedetta della Guardia Costiera italiana che stava soccorrendo un’imbarcazione con migranti a bordo. Gli uomini armati, hanno spiegato i media, hanno intimato agli italiani – il personale a bordo delle motovedette che fanno operazioni di ricerca e soccorso non ha armi – di lasciare loro l’imbarcazione dopo il trasbordo dei migranti. E così è avvenuto. Tra i migranti sbarcati oggi a Pozzallo, si è letto nei numerosi sevizi di stampa, anche un giovane centroafricano ferito da un’arma da fuoco il quale ha raccontato alla Polizia che a sparargli sono stati i trafficanti, sulle coste della Libia, per costringerlo a salire sui gommoni.
“Continuare a trattare la questione immigrazione clandestina come una faccenda esclusivamente ‘umanitaria’ – aggiunge Maccari – è un errore troppo ingenuo, che solo chi parla per sfoggiare il proprio finto ed inutile buonismo di maniera può commettere, ma non chi opera nel Settore della Sicurezza. La questione nel suo gigantesco complesso attiene più che altro e più che mai al problema della criminalità, perché quello della tratta degli immigrati è uno dei business maggiormente remunerativi nelle tipiche terre di provenienza dei clandestini. E’ un problema di criminalità, è un gigantesco problema che mette a rischio la sicurezza e che però non può essere lasciato, così come avviene, sulle nostre sole spalle. Spalle di uomini che, oltre tutto, dovrebbero affrontarlo senza armi? Siamo alla follia pura”.
Coisp
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