Il 16 aprile corso la città della Volkswagen, “Macchina del popolo” , Wolfsburg, “Castello del Lupo”, ha ospitato il Napoli, il cui emblema è notoriamente il “Ciuccio”.
C’è un filo rosso che lega tutti questi elementi. Il lavoro dell’uomo: tedeschi e Gastarbeiter, “lavoratori ospiti” italiani e di altre nazionalità, insieme nel costruire la grande nazione tedesca. Il mondo animale: il lupo, animale sociale, d’istinto gregario che basa sulla cooperazione la sua sopravvivenza, mentre il ciuccio, umile ed instancabile, sopporta grandi fatiche. Il gioco del calcio: metafora della vita e dei suoi ideali, del conflitto e del rispetto delle regole, della pace e non della guerra.
I Verdi del Wolfsburg e gli Azzurri del Napoli, il 16 aprile nell’Arena Volkswagen, hanno saputo degnamente rappresentare la storia calcistica ed umana, nazionale e territoriale, in una leale gara sotto l’egida dell’Europa League e per dare ancora una volta, con lo sport, il contributo alla pacifica convivenza di popoli e culture nel mondo.
Questa occasione ha risvegliato nel sociologo Antonio Castaldo la personale memoria di Wolfsburg, di quando ventenne scorrazzava per l’Europa: due anni, 1978 e 1979 in Germania, con il lavoro sulla catena di montaggio della Volkswagen che coglieva il successo della Golf dopo quello del mitico Maggiolino. Lavoro e benessere hanno fatto e fanno da potente calamita per i flussi migratori soprattutto del Meridione d’Italia. “I primi italiani, -afferma il sociologo Castaldo- giunsero nella zona del Niedersachsen, Bassa Sassonia, nel 1906 per lavorare nelle miniere di carbone di Fallersleben, poi per incrementare la costruzione della Volkswagen voluta da Adolf Hitler, 1938, ed ancora dopo la Seconda Guerra Mondiale alla riapertura della fabbrica per il lavoro sulla catena di montaggio. Nel 1962 il primo numeroso contingente giunse tra il 16 ed il 17 gennaio a Wolfsburg per la VW-Werk la fabbrica del Maggiolino. Oggi sono oltre 500.000 gli italiani in Germania. La Volkswagen Arena, con i suoi 30.000 posti, sorge sullo stesso spazio dove fino al 1977 esisteva il villaggio di baracche di Berliner Brücke , dal nome del ponte sul Mitteland Kanal. Qui sorgeva quell’insediamento abitativo, indicato come Klein Neapel, Piccola Napoli, dove vivevano 4000 emigranti italiani. Il campetto di calcio venne inaugurato nel 1963, per il tempo libero e per i primi eroici campionati, una storia che oggi continua con la USI Lupo-Martini squadra di calciatori italiani nella Oberliga, corrispondente alla nostra serie D. L’attualità –conclude Antonio Castaldo- ci consegna la squadra del Napoli che, come tante comitive migranti, va a cercare fortuna all’estero, sperando di rafforzarsi nello spirito vittorioso, dopo la ripresa registrata nel campionato casalingo, nell’incontro con la Fiorentina, da consolidare prossimamente con il Cagliari come chiedono De Laurentiis e Benitez. Ma ora godiamoci i quarti di finale dell’Europa League con la migliore delle aspettative: Il ritorno a casa da vincitori”.
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