“E’ certamente il caso di sgomberare il campo da qualsiasi dubbio possa nascere nelle menti dei cittadini probabilmente confusi dopo il modo in cui è stata diffusa ieri la notizia della decisione della Corte di Cassazione di confermare la condanna di Pietro Antonacci, ex Vicequestore vicario di Brindisi ed ex capo della Squadra mobile, accusato di aver ucciso un contrabbandiere nella notte tra il 14 e il 15 giugno del 1995 durante un inseguimento. Senza alcuna volontà di entrare nel merito del caso specifico – che poi è ciò che fa un giudice -, ci preme affermare con tutta la forza possibile il principio che rispettare la legalità e tutelare l’incolumità propria o di altri non sono certamente due cose contrapposte o che si escludono a vicenda. Le Forze dell’Ordine hanno il preciso dovere di difendere la vita. Non è proprio il caso, in questo periodo odioso, che ulteriori equivoci vengano subdolamente alimentati ai danni della gente che, legittimamente, pretende da noi che gli garantiamo sicurezza, ma che curiosamente tende a credere a chi gli dice che possiamo garantirla con la sola forza del pensiero. Né, meno che mai, è il caso di fomentare l’accanimento prodotto contro di noi da chi vorrebbe far credere alla gente che le Forze dell’Ordine se ne fregano della vita altrui e, anzi, da buoni torturatori, la mettano a repentaglio allegramente. Deve essere ben chiaro che il nostro primo pensiero è sempre difendere gli altri e, in seconda battuta, e purtroppo in maniera sempre più ingiustamente limitata, difendere anche noi stessi. Ed il tributo altissimo di sangue sempre versato dalle Forze dell’Ordine per i cittadini, in tutti i contesti e in tutte le circostanze, ne è una prova insuperabile”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo che ieri sono stati riportati alcuni stralci delle motivazioni della condanna con cui la Cassazione, lo scorso febbraio, ha confermato la condanna a quindici anni e quattro mesi di reclusione per omicidio volontario nei confronti di Pietro Antonacci, ex Vicequestore vicario di Brindisi ed ex capo della Squadra mobile, accusato di aver ucciso nella notte tra il 14 e il 15 giugno del 1995 il contrabbandiere Vito Ferrarese. Al riguardo, la Sesta sezione penale ha scritto che la Corte d’assise d’appello di Taranto, il 23 gennaio 2013, “ha espressamente e inequivocabilmente argomentato circa il superamento dei limiti della funzione pubblica di cui l’imputato era investito, quale intrinseco alle condotte in addebito”, spiegando che “quel che nell’azione è stato obliterato è in primo luogo il rispetto della legalità che si impone sempre e comunque agli appartenenti alle Forze dell’Ordine, quand’anche essi si trovino in situazioni pericolose per la propria incolumità personale…”.
“Ma ciò non significa affatto, come azzardato in certi ‘pericolosi’ titoli – conclude Maccari – che le ‘Forze dell’Ordine devono rispettare la legalità anche se è in gioco l’incolumità’ nel senso che se la difendono violano la legge, e quindi devono lasciare che si ammazzi loro o altri senza reagire! Tutt’altro. Significa solo, ed è del tutto pacifico, che la risposta degli Appartenenti alle Forze dell’Ordine in circostanze in cui ci sia pericolo di vita o grave rischio per l’incolumità, deve rientrare nei limiti fissati dalla legge. E, oggi più che mai, di limiti ce ne sono davvero tanti… al punto che il vero rischio è diventato difendere gli altri e soprattutto noi stessi. Primo maggio a Milano docet!”.
Coisp
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