“Assistiamo, di nuovo in questi giorni che precedono il ritorno della proposta di legge sul reato di tortura in Parlamento, alla consueta strumentalizzazione di ciò che si vuol far passare per prese di posizione puramente ideologiche del tutto scevre da serie argomentazioni di sostanza. Come al solito si vuol banalizzare il dibattito, riconducendo tutto a mere questioni per lo più politiche, senza tentare, senza volere andare appena sotto alla superficie delle cose. E ciò crea gli ennesimi gravissimi danni inducendo i cittadini a pensare che ci sia una netta spaccatura fra chi vuole il reato di tortura e chi no, fra chi ammette la tortura e chi no, fra buoni e cattivi insomma. Una seria discussione sull’inaccettabilità di concepire il reato di tortura, nei fatti, come una fattispecie tipica per le Forze dell’Ordine impone di esaminare le questioni che stanno a monte, perché sono queste che chiariscono come si rischia di creare, paradossalmente, un vero e proprio strumento di tortura da utilizzare contro di loro”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla vigilia della settimana che vedrà nuovamente al centro dell’attenzione politica e mediatica il lavoro del Parlamento chiamato a mettere nuovamente mano alla proposta di legge per l’introduzione del reato di tortura che a giorni tornerà nell’aula del Senato.
“Leggiamo a destra e a manca – aggiunge Maccari -, soprattutto in rete, una domanda che mostra nettamente il gigantesco equivoco che si è creato attorno alla faccenda, e ciò con un buon aiuto da parte dei media, e cioè: perché le Forze dell’Ordine non vogliono il reato di tortura? Perché ne hanno paura? Domande completamente fuori luogo. Noi non ci opponiamo di certo a che venga codificata e punita la possibilità che qualcuno applichi la tortura. Spendiamo una vita a difendere gli altri, potremmo mai volere che la tortura non fosse punita? Certo che no”.
“E’ logico ed è fin troppo ovvio – insiste il Segretario Generale del Coisp – che chi porta la divisa non può ammettere di fare gratuitamente del male nello svolgimento del proprio lavoro, a nessun fine, ed in tal senso nessun Operatore di Polizia può temere l’introduzione del reato di tortura perché la correttezza ed il rispetto della vita umana sono parte del nostro corredo genetico. Ma se è vero come è vero che in Italia gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine sono quasi completamente privi di tutela legale, di protocolli operativi definiti che segnino concretamente e realisticamente procedure adeguate a tutto ciò con cui possono confrontarsi, di mezzi adeguati a superare limiti a volte banali che possono sfociare in conseguenze più gravi del dovuto, e che oltre tutto si muovono ogni giorno di più in un generale contesto criminalizzante, allora il discorso cambia molto. Perché un ulteriore intervento che squilibri ancor di più e la bilancia a sfavore delle Forze di Polizia, nel senso di diminuire sempre di più le garanzie e le tutele per loro ed incrementare sempre di più le possibilità ed i mezzi che chi è in malafede ha per infierire su di loro, porta il livello della tensione, della demotivazione, della paura di fare il proprio lavoro a un punto assai pericoloso”.
“Qui – conclude Maccari – non si deve affatto discutere della necessità di punire gli eventuali abusi, cosa che avviene già e, anzi, in quanto a pagare le conseguenze dei propri errori gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine sono fra i pochi a farlo ed a farlo fino in fondo e oltre. Si deve discutere della necessità, ugualmente impellente, di tenere i Poliziotti al riparo da ingiuste ritorsioni e azioni strumentali che con un errato testo della legge risulterebbero fin troppo agevoli, dal momento che la stragrande maggioranza dei Poliziotti italiani, per non dire tutti, non è in grado di fronteggiare e di sostenere le devastanti conseguenze di aggressioni che subirebbero grazie ad un provvedimento sbagliato e fuori fuoco, e che ben si possono definire tortura proprio secondo il testo della legge già predisposto. Per dirla molto più in sintesi: punire la tortura sì; punire i Poliziotti perché hanno scelto la ‘sciagura’ di portare la divisa no”.
Coisp
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