Positano Teatro Festival. Lunedì 10 agosto, alle 21,00, al Teatro Giardino di Via Pasitea, è in scena l’atteso spettacolo della Compagnia Nest – Napoli Est Teatro che presenta “LOVE BOMBING” , scritto e diretto da Giuseppe Miale Di Mauro, con sei attori protagonisti di una storia di fantapolitica (ma non troppo immaginaria).
NEST – Napoli Est Teatro
LOVE BOMBING
testo e regia Giuseppe Miale Di Mauro
con Gennaro Di Colandrea, Giuseppe Gaudino, Stefano Jotti, Adriano Pantaleo, Giampiero Schiano, Andrea Vellotti
scenografia Carmine Guarino
light designer Luigi Biondi
costumi Giovanna Napolitano
“In questi ultimi tempi leggo e sento parlare di Stato Islamico un po’ dappertutto – scrive Giuseppe Miale di Mauro –tant’è che ho approfondito l’argomento e ho partorito l’idea di scrivere per il teatro qualcosa che parlasse di tutto ciò. Mi sono domandato in che modo farlo e, come sempre, mi è venuto incontro il teatro. Ho immaginato che il mondo abbia fatto diventare il califfato molto più potente di quello che è ora, e che i Mujahideen stanno conquistando tutto sterminando chiunque non sia musulmano. Un nuovo genocidio, e come tale, non diverso da quelli passati. Tutto ormai appartiene ai militari jihadisti che conquistano, saccheggiano, uccidono. Un gruppo di cinque uomini, si ritrova a sfidare il destino nascondendosi in un bunker di fortuna e resiste provando a combattere quella che agli occhi dei protagonisti pare la fine del mondo. L’esercito è crollato, così come la Marina e l’Aeronautica. Il Papa pare sia stato decapitato in Piazza San Pietro. Le comunicazioni sono interrotte, le famiglie separate, il cibo scarseggia, così come i medicinali e i generi di prima necessità. Se non è la fine del mondo, poco ci manca. I cinque uomini resistono, si uniscono, si fanno forza, finché uno del gruppo riesce a catturare un Mujahideen e decide di portarlo nel bunker per torturalo e vendicarsi di tutto il male che stanno facendo. È questo l’episodio che scatenerà un acceso dibattito e porterà i cinque personaggi a scegliere tra quello che erano e quello che sono diventati. L’idea che ne viene fuori è che si sono formati due eserciti, uno dentro il bunker e uno fuori, non dissimili tra loro. D’altronde c’è chi sostiene che la guerra sia insita nell’essere umano, come la vita e la morte. La storia dei cinque superstiti al genocidio si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la propria libertà”.
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