28 Agosto – 24 ottobre 2015
Il segno della Toscana
programma di proiezioni a cura di Gli Spostati
Scartando l’idea ormai abusata di considerare la Toscana unicamente come set naturale e artistico per le produzioni cinematografiche, Il segno della Toscana porta in primo piano il lavoro di registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, musicisti, scenografi, costumisti e attori che, partendo dal loro essere toscani per nascita e formazione, hanno saputo attingere a questa straordinaria cultura artistica e visuale per riversarla nel cinema. Il ciclo di proiezioni rende omaggio a registi come Paolo e Vittorio Taviani – la rassegna è stata aperta il 28 agosto daLa Notte di San Lorenzo -, Mario Monicelli, Mauro Bolognini; ma anche a costumisti e scenografi come Piero Tosi, Flavio Mogherini, Giancarlo Bartolini Salimbeni; a maestri della fotografia come Luciano Tovoli; ad attori come Claudio Bigagli, Paolo Hendel, David Riondino, Renato Salvatori, Folco Lulli, Stefania Sandrelli.
Venerdì 4 settembre ore 21.00
I compagni
di Mario Monicelli
Italia-Francia-Jugoslavia 1963 – bn – 128’
costumi: Piero Tosi; con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Folco Lulli, Annie Girardot, François Perier, Bernard Blier
“Nel fosco fin del secolo morente”, l’Ottocento, in una fabbrica tessile di Torino gli operai, guidati da un mite ma lucido professore socialista, lottano per ridurre l’orario giornaliero da 14 a 13 ore. Qualche timida vittoria, molte sconfitte, crumiraggi e repressione, ma almeno il senso di aver recuperato la solidarietà e la dignità del lavoro. ,“In bilico tra Marx e De Amicis”, come è stato scritto, Monicelli, aiutato dagli attori, dalle ambientazioni e dai costumi “autentici” di Piero Tosi, ha ricostruito con simpatia l’atmosfera popolare e violenta di un’epoca di profonde trasformazioni sociali. Nastro d’argento 1964 a Folco Lulli (miglior attore non protagonista).
Venerdì 25 settembre ore 21.00
La viaccia
di Mauro Bolognini
Italia-Francia 1961 – bn – 100’
soggetto: Mario Pratesi; sceneggiatura: Vasco Pratolini;
scenografia: Flavio Mogherini; costumi: Piero Tosi; produzione: Alfredo Bini; con Jean-Paul Belmondo, Claudia Cardinale, Pietro Germi, Gabriella Pallotta, Romolo Valli
Storie d’amore, di soldi e di coltello nella Firenze di fine Ottocento: il giovane Amerigo, spedito in città dalla tenuta di famiglia dove i parenti serpenti si contendono il patrimonio del patriarca defunto, s’invaghisce della bellissima Bianca, donna di vita incontrata in un bordello, e per frequentarla e mantenerla arriva a derubare lo zio, con tragiche conseguenze. Dal romanzo verista L’eredità (1889) di Mario Pratesi il colto, letterato Bolognini, assistito nella sceneggiatura dal fiorentino Vasco Pratolini, ha tratto un film di coinvolgente nitore ed eleganza stilistica. Nastri d’argento 1962 a Flavio Mogherini (scene) e Piero Tosi (costumi).
Sabato 3 ottobre ore 15.30
Io la conoscevo bene
di Antonio Pietrangeli
Italia-Francia-Rft 1965 – bn – 115’
con Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Franco Fabrizi
Dalla provincia di Pistoia la ventenne, candida Adriana arriva a Roma armata solo della sua bellezza e di una tenera ignoranza, ancora capace di incauti slanci affettivi. Passa da un mestiere e da un uomo all’altro, finché il senso di una vita inutile non la spingerà al suicidio. Pietrangeli esce dagli schemi un po’ logori della commedia italiana per raccontare “alla francese” la storia moderna di una donna umiliata, sfruttata, offesa nell’intimo. Accanto a quella di Tognazzi, l’interpretazione di Stefania Sandrelli resta memorabile nella storia del cinema italiano.
Sabato 24 ottobre ore 15.30
Il deserto dei Tartari
di Valerio Zurlini
Italia-Francia-Rft 1976 – colore – 147’
fotografia: Luciano Tovoli; scenografia e costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni; con Jacques Perrin, Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Philippe Noiret
Anno 1907, ai confini orientali dell’impero austro-ungarico: il giovane sottotenente di prima nomina Giovanni Drogo viene inviato in una fortezza vicina a una zona desertica dove trascorre le lunghe giornate scandite dalle rigide norme del regolamento militare, nell’inutile attesa di un nemico invisibile. Zurlini ha tradotto il fascino surreale del romanzo di Dino Buzzati (1940) in una più concreta cornice storica, scavando a fondo nella psicologia dei personaggi e dilatando al massimo la tensione di eventi sospesi che non accadono mai. La fotografia di Luciano Tovoli fa tutto il resto.
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