Sabato 16 e domenica 17 gennaio 2016, presso il Teatro Nuovo, struttura nota alla platea salernitana, situato in Via Laspro 8/c, nella parte alta della città, da anni attivo nelle sperimentazioni e programmazioni di cartelloni e rassegne muliebri di carattere artistico, i cultori del palcoscenico hanno condiviso momenti di vero buonumore grazie a due atti unici del grande Peppino De Filippo, omaggio della “Compagnia del Repertorio” con la supervisione di Antonio Izzo e del regista Ugo Piastrella.
Due farse scritte dall’artista napoletano, reso noto soprattutto dalla lunga filmografia, che lo ha reso caro al pubblico di tutte le generazioni. Spalla di Totò, ma in realtà suo eccellente comprimario, Peppino fu vincitore di un nastro d’argento nel ’57 per “Totò, Peppino e i fuorilegge”. Intenso interprete di Molière in giro per il mondo in tournée, fu padrone della scena fino alla fine della sua carriera artistica, nelle vesti di Pappagone, suo ultimo personaggio; un buono dall’animo puro, che non risulterà mai sciocco o patetico per i suoi errori di sintassi, ma solo tenero e simpatico. 40 anni di carriera, molti dei quali condivisi con i fratelli Titina ed Eduardo, tutti e tre figli illegittimi dell’illustre Eduardo Scarpetta e sua degna progenie.
Il rapporto tormentato con il fratello Eduardo, fine scrittore di importanti ed impegnate opere letterarie, ma dispotico e poco incline a condividere le redini del gioco, li porterà ad una brusca e definitiva rottura del ménage artistico. Peppino era un improvvisatore; amava emozionare e recare ovunque un sorriso. Era convinto che fosse più difficile far ridere che piangere e per dare credito a quest’asserzione si impegnava in lavori che mettessero in luce il lato assurdo e comico della vita.
Queste due pièce alle quali ho avuto la possibilità di essere astante, sono due vere chicche. La prima “Cupido scherza e spazza” è tra le più conosciute e narra le tragicomiche avventure di un netturbino alle prese con la sua esecrata onestà e il platonico idillio di sua moglie col principale della Nettezza Urbana. La seconda, “Tre poveri in campagna”, più breve, racconta le vicissitudini di tre spiantati, vittime della loro fame atavica, che li pone in situazioni imbarazzanti e perigliose. Il canovaccio di quest’ultima è stato egregiamente rimaneggiato dall’attore Gino Cogliandro attore molto noto, ormai di casa a Salerno, che vi ha preso parte a sua volta, rendendolo più corposo, con accenni di deja vù, richiamo d’altra commedia, inseriti qua e là. Il testo termina con “’A tazza e cafè”, canzone coinvolgente che ha suscitato l’entusiasmo dei presenti, i quali l’hanno accompagnata col suono cadenzato del battere delle mani.
Bravi tutti, dal capocomico al piccolo ruolo. Margherita Rago, Antonello Cianciulli, Ciro Girardi, solo alcuni degli artisti impegnati, dotati di grande empatia e ritmo di scena. Un plauso all’organizzazione ed un augurio per il futuro, affinché la fortuna arrida al talento e all’impegno profuso.
http://www.teatronuovosalerno.it/
Daniela D’Avino
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