L’opera teatrale è tratta da un racconto di Fedor Michajlovic Dostoevskij, adattato e diretto da Ferdinando Smaldone.
L’insolito racconto fantastico di Dostoevskij è pieno di grande humour, eventi straordinari, situazioni inattese e personaggi che permettono al pubblico di gustare al meglio l’arte drammatica, comica, il canto, la coreografia e molte altre forme sceniche in un unico spazio teatrale sobrio e divertente.
Nel racconto Bobok, Dostoevskìj fa parlare i morti. Una certa qual persona, «un tale», com’egli semplicemente lo definisce, capitato quasi per caso al cimitero, vi nota «molta finta mestizia e anche molta sincera allegria». Si annoia a leggere «le epigrafi sepolcrali, che sono eternamente la stessa cosa » e, dopo aver vagato con i pensieri, si oblia sdraiato su una tomba. Si guarda in giro, osserva, si diletta del nulla; ma, d’un tratto, ode suoni, voci indistinte, parole. Sono i morti che dialogano.
Nella messa in scena prendono forma e vita.
E così Bobòk, vocabolo esistente nella lingua russa, ma qui usato da Dostoevskij con intenzione onomatopeica a rappresentare l’ultima emissione vocale dell’individualità, l’ultima esaltazione d’una coscienza che la vitalità abbandona, e che si spegne («la scintilla impercettibile»), fonema qui privo di significato e dunque assurdo nel dato sistema linguistico, costituisce la parola-chiave del titolo e della messa in scena; ma, di più: caricandosi invece di significati e indicazioni, allusioni nel corso dello spettacolo. Ne esce un genere del tutto rinnovato e visto come il contenitore per eccellenza e lo strumento più idoneo per quel «realismo in senso supremo» che era propugnato da Dostoevskij per la conoscenza e dunque l’espressione della società moderna. Ne emergono il grottesco, la satira, il fantastico e l’assurdo alla pari con il dibattito filosofico e il tragico e altro. E dunque Bobok condensa e riassume in sé tutti questi motivi.
Bobòk dà il “la” agli attori in scena. Alla musica, al canto che ne deriva. Al flusso di coscienza come moto perpetuo della coscienza stessa e che prende forma e vita nelle parole e nei corpi di chi per inerzia…prosegue “a vivere” ben oltre la morte.
Vi ricordiamo che lo spazio ZTN si trova proprio a piazza Dante a Napoli, per arrivarci basta percorrere pochi metri nel vicoletto di fianco alla rosticceria ‘Vac e press’, proprio di fronte l’uscita della metro, dove c’è anche il celebre bar Mexico.
Per info & prenotazioni: 340 666 8946
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