Martedì 5 aprile nella storica trattoria “Da Nennella”, nei quartieri spagnoli a Napoli, il musicista Raffaele Giglio, ha presentato il suo primo album da solista dal titolo “Mamma Quartieri”, interpretando il suo destino. Dopo le avventure registrate con i Gentlemen’s Agreement, Giglio ha deciso di mettersi alla prova realizzando non un semplice album ma un musical dove teatro, commedia dell’arte, cinema, sceneggiata e reportage, tenerezza e umorismo si mescolano nelle nove canzoni composte dal musicista e autore napoletano.
Giglio è un giovane semplice, laureatosi in Storia dell’arte, ma conuna grande passione per la musica che ha ereditato dalla famiglia. Sua madre una cantante, suo padre un poli-strumentista. La musica, dunque, una parte della sua esistenza. “ Non so dire quando ho ascoltato per la prima volta un disco – dichiara Giglio –però posso dire che Pino Daniele e la sua crew stavano sempre a casa mia. Il mio amore per la bossa nova e per Caetano Veloso è iniziato a 10 anni. E tutti i vinili della mia famiglia li ho mangiati e digeriti più volte. Ancora oggi è così! “
Giglio è un musicista nato e cresciuto, nei Quartieri Spagnoli, una zona di Napoli che ha partorito e fatto da mamma all’artista i cui testi raccontano una realtà, quella partenopea, nei suoi mille aspetti e nelle sue tante sfaccettature.
Zingari e carcerati, femminielli, vergini e mariuoli: sono questi i protagonisti delle sue canzoni. E nel racconto delle loro storie è come se Giglio avesse origliato per poi restituire quelle storie alla realtà attraverso la profondità dei suoi testi.
La sua credibilità è nel canto, nella fisicità compositiva. E’ attraverso le sue passeggiate in bicicletta che Giglio ha indagato le misteriose avventure solitarie di una Napoli invisibile traendo ispirazione per i suoi testi.
Ascoltando il suo disco è possibile notare un’enorme ricchezza di suoni e di ritmi. C’è il soul cubano, la malinconia della chitarra alla di Mac Ribot, c’è la fantasia spettrale di Nino Rota e c’è Raffaele Viviani. “Facce che convivono perché le ho fatte convivere – racconta Giglio. – E più che un incastro da puzzle, ho limato questi pezzettini perché potessero combaciare nel miglior modo possibile. Perché Nino Rota? Perché io amo Fellini per la sua cinematografia e ho costretto la mia ragazza a subirsi due ore e mezza di film anche a ripetizione e quindi quella malinconia di Nino Rota per me è la stessa che può essere incastrata nella parola “apucundria”. Nel mio disco ho immaginato Nino Rota che abitasse in questi quartieri in salita con un po’ di nebbia e il fischio che utilizzo tanto è uno strumento che si avvicina a quel modo di intendere la musica di Nino Rota. Per quanto riguarda il soul cubano, nella mia famiglia, che è l’artefice dei miei gusti musicali, Cuba è passata più volte, proprio lo studio delle varie forme cubane come la salsa. Riguardo Mac Ribot, anche lì c’è un aspetto molto “apucundriaco”, un aspetto molto nostalgico di qualcosa che non c’è più ma che ti ha regalato un bel sapore romantico. L’apucundria è tantissima in questo disco. Però c’è anche grande frenesia. Da buon falegname ho limato, ho cercato di far combaciare questi pezzi e il risultato spero vi possa piacere “.
Sabato 16, Giglio sarà ospite del Cellar Theory per presentare “Mamma Quartieri”.
Anna Feroleto
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