Gli agricoltori insorgono, 180 mila aziende agricole devono avere centinaia di milioni di euro dallo Stato e tutto rimane fermo.
Sotto lo slogan “Ei fu..siccome immobile” la Confederazione Italiana degli Agricoltori (Cia), Confagricoltura e Copagri indicono una manifestazione di protesta per il prossimo 5 maggio, in contemporanea in molte città d’Italia. Mossi dalla mancata liquidazione dei crediti Pac del 2015, cercano risposte mai avute su tematiche ritenute cruciali, a cominciare dallo snellimento della burocrazia.
Sotto lo slogan “Ei fu..siccome immobile” la Confederazione Italiana degli Agricoltori (Cia), Confagricoltura e Copagri indicono una manifestazione di protesta per il prossimo 5 maggio, in contemporanea in molte città d’Italia. Mossi dalla mancata liquidazione dei crediti Pac del 2015, cercano risposte mai avute su tematiche ritenute cruciali, a cominciare dallo snellimento della burocrazia.
La spina dorsale del primo settore e dell’economia italiana, ormai al collasso, scenderà in piazza il prossimo 5 maggio a Roma, Bologna e Catanzaro ma sono previste mobilitazioni anche in molte altre città italiane. Chiederanno lo sblocco immediato dei pagamenti relativi alla Pac 2015, ma anche risposte a vecchie e irrisolte problematiche, come il peso della burocrazia per le aziende agricole, gli insostenibili prezzi all’origine dei prodotti e l’esorbitante divario tra i prezzi al campo e quelli fatti pagare ai consumatori.
“Anche gli agricoltori campani faranno la loro parte, partecipando in migliaia alle manifestazioni di Roma e di Catanzaro”, afferma Alessandro Mastrocinque, presidente di Cia Campania e vicepresidente di Cia nazionale. “La situazione è insostenibile, a noi non piace fare clamore né tantomeno presumere di essere sistematicamente primi nell’agenda dei nostri interlocutori istituzionali. Ma qui si parla di altro, di rispettare il lavoro, i soldi e i sacrifici di chi ga rispettato i patti con lo Stato e ora si aspetta, giustamente, lo stesso trattamento”.
Nel 2003 gli agricoltori scendevano in piazza per gli stessi identici motivi: sembra tutto fermo, anzi è tutto fermo. Questo immobilismo istituzionale, senza una “vera” svolta dinamica delle politiche per il Settore, può portare alla chiusura di migliaia di attività, in breve tempo. Tanto per fare un esempio: oggi, come 13 anni fa, una pratica di subentro per in un’azienda agricola produce una quantità di carta superiore ai 20 chilogrammi, per ottenere le liquidazioni delle spettanze europee per le produzioni ci vogliono mediamente due anni, e un agricoltore per pagarsi un biglietto del cinema deve vendere 30 chili di melanzane.
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