Ha preso avvio – grazie alla collaborazione pubblico–privato tra Comune di Venezia e Fondazione Muve, Fondaco e Rigoni di Asiago – il restauro della statua del Tòdaro: l’originale, oggi a Palazzo Ducale, dell’opera che sormonta una delle colonne di Piazzetta San Marco; il primo protettore di Venezia e dei Veneti, simbolo di sintesi e dialogo tra culture e civiltà.
Un altro intervento per preservare il patrimonio monumentale della città.
“Se teniamo per buona la data riportata da Francesco Sansovino (1329) il Todaro occupa la colonna occidentale della Piazzetta da quasi settecento anni”. Il San Teodoro – Tòdaro in dialetto – santo bizantino e guerriero primo protettore della città, raffigurato nell’atto di uccidere un drago, è dunque uno dei simboli dell’area marciana e di tutta Venezia, svettante assieme alla colonna con il leone Marciano verso il molo e il bacino di San Marco.
L’originale di questa statua, assolutamente unica per forza emblematica e per fattezze, esposta da oltre un lustro nel cortile dei Senatori all’ingresso di Palazzo Ducale (sulla colonna, dal 1948, è stato posizionato un calco), sarà ora oggetto di un delicato intervento di restauro grazie alla collaborazione avviata ormai da alcuni anni tra Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondaco (al settimo progetto per Palazzo Ducale ) e alla sensibilità della Rigoni di Asiago che finanzia l’intervento.
Un restauro che permetterà anche analisi e studi ulteriori su questa statua ibrida (oltre alle indagini preliminari non invasive già condotte, indispensabile per la stesura del progetto di restauro e la messa a punto delle tecniche di intervento), nata dall’assemblaggio di parti diverse – la testa il busto, le armi ecc. – per provenienze, materiali ed epoche.
La testa, probabilmente d’epoca costantiniana, anche se rimaneggiata, è in marmo bianco proveniente da Docimium, presso Afyon in Turchia occidentale, e probabilmente giunse a Venezia da Costantinopoli; il torso apparteneva con probabilità a una statua loricata di epoca adrianea. Lo scudo è in pietra d’Istria; gambe, braccia e drago sono in marmo proconnesio, proveniente dal Mar di Marmara tra il Mar Egeo e il Mar Nero; altre parti sono in marmo pentelico, lo stesso scavato vicino ad Atene e usato anche per il Partenone; le armi in metallo sono d’epoca medievale.
Insomma un palinsesto della storia e della cultura millenaria di Venezia, della sua capacità di sintesi e d’incrocio di genti, arti e civiltà.
“Sono passate solo poche settimane dalla conclusione del restauro del Leone alato a Palazzo Ducale, sempre grazie alla collaborazione con Fondaco e all’intervento dei privati – ricorda la Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia Mariacristina Gribaudi – ed ecco che possiamo già annunciare l’avvio di un altro rilevante recupero di un’opera centrale nella storia e nell’immaginario di Venezia. Merito in questo caso dell’intervento di un’azienda veneta leader a livello internazionale come la Rigoni di Asiago, che conferma quanto sia strategico e fondamentale il rapporto tra pubblico e privato nel settore dei Beni Culturali e quanto sia intenso il legame di tutto il Veneto con Venezia. Come Fondazione stiamo cercando di incentivare sempre di più l’intervento dei privati per la salvaguardia e la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio, le formule possib ili sono tante: dalle erogazioni liberali, alle sponsorizzazioni, all’art bonus, strumento di fiscalità agevolata al quale abbiamo dedicato recentemente un interessante convegno”.
“La Fondazione – dichiara Gabriella Belli, direttore della Fondazione – è costantemente impegnata con le proprie risorse alla tutela, al restauro, alla gestione e alla valorizzazione di 11 musei, con le relative sedi storiche, e di centinaia di migliaia d’opere d’arte delle più diverse tipologie. Stiamo lavorando per rendere i luoghi sempre più accessibili e accoglienti, per offrire e promuovere ricerca scientifica e iniziative di coinvolgimento di pubblici diversi. Ma le necessità sono tantissime e il patrimonio appartiene a tutti: è dunque fondamentale un’assunzione di responsabilità e un impegno da parte del mondo privato e imprenditoriale. Credo che le aziende siano grandi anche perché grande è la storia e la cultura del loro territorio, di cui sono portatori e che hanno nel loro DNA”.
La statua del Tòdaro, protettore antico delle genti venete e che ben esprime la grandezza di Venezia nella capacità di fondere culture diverse, tornerà dunque a splendere a e rinverdire la sua memoria a conclusione dei lavori, che si ipotizza – in accordo con la Soprintendenza competente e con gli uffici tecnici della Fondazione Musei Civici di Venezia – a primavera 2017. Nel frattempo una webcam permetterà di seguire in diretta tutte le fasi del restauro, tramite la piattaforma Skyline Webcams, dai siti di Rigoni di Asiago, Fondazione MUVE e di Fondaco.
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