Economia agricola italiana in ginocchio. Prezzi troppo alti e leggi severe continuano a rendere poco competitivi i prodotti completamente italiani. In questo scenario è diventata indispensabile una nuova politica agricola che faccia da trampolino di rilancio per tutti gli operatori del settore.
A lanciare il grido d’allarme è il Portavoce regionale dei Verdi della Campania Vincenzo Peretti che afferma: “Nel mercato mondiale vince chi produce a costi più bassi. In questi giorni assistiamo inermi al crollo del prezzo del grano, Un altro tracollo per i nostri agricoltori che da tempo sono alle prese con la grave crisi dell’ortofrutta. Non dimentichiamo –continua Peretti- che il prezzo del latte in Italia è il più alto del resto d’Europa”.
Cambiando settore le cose non vanno meglio: “Sia nel settore della carne –spiega Vincenzo Peretti – che in quello dei prodotti ittici le cose non vanno meglio. Ormai si parla quasi prevalentemente straniero, almeno per quanto riguarda l’origine della materia prima”.
Fra le prime soluzioni alle quali puntare spicca il ritorno agli antichi sapori: “Puntare certamente sul cibo biologico e/o naturale (quello non certificato ma parimenti garantito) sapendo però che serve una spinta degli imprenditori verso forme organizzate. Facendo attenzione a combattere il falso che da tempo i nostri centri commerciali ed incomincia a far dubitare i consumatori –spiega il Portavoce regionale dei Verdi- sulla bontà del prodotto biologico ed italiano”.
Occorre integrare i prodotti alimentari di punta che possono essere commercializzati in tutto il mondo. Così facendo si potrebbe incrementare l’intero settore ed avere, a breve, qualche altro prodotto da affiancare ai venti (avente denominazione europea nel comparto food) che hanno già un fatturato rilevante a livello mondiale.
“Nel caso di piccole realtà produttive di eccellenza, in un’azione di filiera, si dovrebbe cercare di capitalizzare le articolate biodiversità coniugandole fra loro. Così facendo si potrebbe ottenere il massimo fra i confini nazionali invece di accontentarsi di briciole sul mercato estero. Magari arricchendo l’offerta integrandola a proposte culturali, paesaggistiche e monumentali. Esaltandone la funzione di attrattore turistico. Fattore che consentirebbe di mantenere alta la qualità, creando anche le condizioni, di aggregazione allo scopo di aumentare i posti di lavoro”.
In conclusione: “La Politica e l’Impresa, con un occhio attento sempre alla difesa dell’ambiente agricolo e della biodiversità, devono assicurare, nei prossimi anni, l’equa redistribuzione del reddito lungo tutta la filiera agroalimentare autoctona, altrimenti –conclude Vincenzo Peretti- saremo semplicemente assorbiti da una globalizzazione che oggi non può essere fermata con una falsa rivoluzione”.
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