ESPLODE A NAPOLI LA PADELMANIA


In principio fu lo squash. Quando apparve, nel lontano 1923 – anno della sua regolamentazione – , fu subito chiaro che si trattava di uno sport dedicato ai ricchi, da praticare in lussuosi resort o in strutture esclusive dotate di parquet: oggi va fortissima la creatura che ne è scaturita evolvendone tecnica e sistema di gioco, ovvero il Paddle (versione italiana del termine originario Padel) esplosa prima in Messico – e poi  dilagata in Spagna, Argentina e in Europa – che, talvolta, desta incertezza proprio per la variabilità del termine adottato dalle  diverse federazioni.

 A Napoli non poteva certo mancare questa “chicca”, giacchè il grande idolo (ormai decaduto dal cuore azzurro) Higuain e il mitico Maradona amano dedicarvisi: ed, effettivamente, il paddle è lo sport prediletto dai calciatori famosi, da Totti a Callejon e Gabbiadini,

A “importarlo” in terra di Partenope è stato il giornalista sportivo Manuel Parlato, presidente della Padel Italia Asd, che ha sede alle Dune, nonchè artefice della fondazione del primo circolo di Padel Tennis in Campania che aprirà i battenti a fine estate: l’inaugurazione del centro Paddle Tennis a Licola è prevista, infatti, per domenica 27 settembre, con grande affluenza di Vip. Ma Parlato persegue l’obiettivo di sviluppare questo sport nella nostra regione in modo mirato e intelligente, attraverso la costruzione di nuovi campi, corsi al femminile, una scuola di padel per bambini  e, soprattutto, tenendo il circolo aperto tutto l’anno per consentire agli iscritti di prendere lezioni, giocare e partecipare ad eventi a tema, aperitivi, feste glamour.

Ma cos’è il paddle?  certo, basta consultare il web site: www.padelitalia.it o la pagina facebook  per scoprire quanta eredità dello squash vi sia in questo sport che mutua la sua struttura anche dal tennis, un due contro due di grande ritmo ed intensità da giocare con i racchettoni e le palline a piatto pieno, non incordato, con forellini da spingere verso i muri delimitanti il fondocampo che fanno parte dell’area di gioco, su cui farle rimbalzare per respingerle con la racchetta: ma è importante sottolineare che non ci si può improvvisare giocatori di paddle senza un corso preparatorio giacchè occorre essere allenati e avere fiato per praticarlo. Anche se divertente, si tratta tuttavia di uno sport molto impegnativo che sollecita fortemente ginocchia e caviglie e non consente pause per riprendere fiato: siamo di fronte a una delle attività fisiche più sane, che lavora sul metabolismo anaerobico e – come per altri sport – è meglio seguire un’alimentazione idonea con abbondante assunzione di sali minerali, vista l’intensa sudorazione che ne deriva.

 Ma a chiarire meglio la nascita ed evoluzione di questo sport che sta conquistando i Vip, Manuel Parlato spiega che “questo gioco fu ideato nel 1898 dallo statunitense Frank Beal che lo chiamò così poiché si pratica con una racchetta a piatto solido che in inglese si chiama paddle racquet. Nel 1969 il messicano Enrique Corcuera, volendo costruire un campo di paddle tennis in casa sua e non potendo eliminare i muri a ridosso proprio dello spazio disponibile per tracciare il campo, concepì l’idea di considerare i muri come parte integrante del campo di gioco. Corcuera poi regolamentò il nuovo gioco e lo chiamò padel tennis: attualmente il padel tennis praticato su campi divisi in due da una rete come nel tennis  e con punteggio identico a quello del tennisè la varietà di gioco più praticata in diverse nazioni e specialmente in Argentina da cui provengono gli atleti professionisti campioni mondiali e che già più di vent’anni fa contava 35.000 campi sui quali giocavano 4.500.000 giocatori. Anche in Spagna ha preso piede e nei tornei dei professionisti i muri son sostituiti da pareti trasparenti per far vedere al pubblico le azioni di gioco: la campionessa del torneo femminile spagnolo Mercedes Martinez ha contribuito non poco alla diffusione di questo sport tra le donne, che aderiscono sempre più numerose.

In Italia è timidamente apparso a Bologna nel ’91, subendo però una forte battuta d’arresto per molto tempo: recentemente è venuto in auge nella capitale dove sono stati montati poco meno di cento campi (di dimensioni pari alla metà di un campo da tennis) e adesso l’abbiamo portato a Napoli, fiore all’occhiello del Mediterraneo”.

Laura Caico

 

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