Aghi, addio. Per chi teme punture e iniezioni ma, ciononostante, vuole biorivitalizzarsi, esistono in commercio prodotti che promettono effetti reali e visibili dopo poche applicazioni: chiediamo al prof. Alfredo Borriello delucidazioni in merito.
Professore, è stato messo a punto un particolare tipo di peeling che ringiovanisce la pelle ma non richiede l’utilizzo di aghi: ce ne vuole parlare?
“Si tratta del Peel Touch, un dispositivo medico non iniettabile, costituito da un acido fortemente biostimolante, il Tricloroacetico al 35%, unito ad Acido Cogico al 5% schiarente sulle macchie, che provocano una lieve esfoliazione superficiale, un’incisiva stimolazione del derma più profondo e maggiore luminosità della cute: l’applicazione è quantomai semplice e adatta a chi vive nel terrore degli aghi, giacchè il medico si limita a stendere il prodotto sull’area prescelta con movimenti unidirezionali e un leggero massaggio.”
Quando lo consiglia e a chi?
“ Il momento ideale è alla fine della stagione estiva, quando termina l’elioterapia e si possono apprezzare i danni cutanei che ha lasciato dietro di sé: questo peeling cosmetico attenua le macchie più leggere dovute ai raggi UVA e riattiva i fibroblasti affinchè producano più elastina e collagene, rendendo la cute più tonica e contribuendo al ringiovanimento dei tessuti. Io lo consiglio per predisporre la cute ad ulteriori trattamenti di medicina estetica idonei a restituire elasticità e luminosità all’epidermide: infatti, in termini tecnici, i Polinucleotidi ad alto peso molecolare contrastano i processi di invecchiamento dovuti ai radicali liberi, mentre fibroblasti e cellule staminali attivano la rivitalizzazione cutanea. I tessuti tornano elastici grazie al richiamo delle molecole d’acqua e all’azione di spazzino (il cosiddetto “scavenger”) del Peel Touch che priva di tossicità i radicali idrossilici OH che soffocano la cute, rigenerando l’epidermide che presenta cicatrici o è stata maltrattata dalle radiazioni UV del sole e dall’acne.”
Ma come avviene questo cambiamento?
“Le catene polinucleotidiche ad elevato peso molecolare possiedono delle specificità biochimiche capaci di sottrarre una massa ingente di molecole d’acqua ai gruppi idrofili degli zuccheri fosforilati dei singoli nucleotidi, grazie a delle proprietà viscoelastiche; inoltre, l’attività anti-radicali liberi da esse svolta crea un ambiente perfetto per la crescita dei fibroblasti, la cui azione è fondamentale per incentivare la produzione endogena di elastina, collagene ed altre sostanze, aiutando così la pelle a recuperare tono e turgore.”
Ma può bastare il peel touch a ringiovanire la pelle?
“ Devo sottolineare che la biorivitalizzazione indicata per risolvere inestetismi di portata più ampia è quella iniettiva con infiltrazioni di acido ialuronico, aminoacidi e vitamine; pur sapendo che non tutti sopportano l’ago (e i segni che può lasciare per qualche giorno) va detto che le “punturine” sono poco invasive ma molto più efficaci e possono essere inserite nel protocollo medico personale dopo un ciclo di peel touch.”
Quali parti del corpo possono essere biorivitalizzate?
“Praticamente tutte: la biorivitalizzazione del viso, del collo, della nuca e del decolleté è consigliata per prevenire l’invecchiamento della cute, il nostro organo più esposto alle insidie degli anni. In particolare nelle aree visibili come appunto il viso, il collo, il decolleté e le mani, è importante idratare profondamente la pelle e difenderla in vista dell’esposizione solare; per quanto riguarda il corpo, invece, la Biorivitalizzazione è indicata a curare smagliature e lassità di specifiche zone ( perlopiù braccia, addome, cosce e glutei) segnate da aumenti e diminuzioni di volumi, dovuti a obesità o forti dimagrimenti.”
Qual è la procedura della biorivitalizzazione?
“Si inizia gradatamente – con sedute di trattamento al massimo di mezz’ora effettuate in ambulatorio in regime di day-hospital – usando sottili aghi per iniettare modeste dosi di Polinucleotidi che non lasciano tracce visibili, se non lievi arrossamenti di breve durata, e consentono al paziente di tornare immediatamente alle proprie attività: dopo un ciclo personalizzato di questo trattamento, il paziente – in base alle sue esigenze – potrà trarre maggior giovamento da altri trattamenti successivi di medicina estetica, tra cui radiofrequenza, filler e lifting con fili di biostimolazione.”
Ma non basterebbe l’acido ialuronico ?
“ E’ possibile ottenere una buona idratazione, un ripristino dei volumi e la stimolazione del turnover cellulare con le iniezioni di acido ialuronico ma esse da sole, senza l’abbinamento ai polinucleotidi che ristrutturano e contemporaneamente reidratano i tessuti, non produrranno risultati veramente appaganti: il derma atrofico, infatti, si rivitalizza quando le cellule dermiche costruiscono le fibre collagene ed elastiche. Ecco, pertanto, l’importanza di utilizzare i polinucleotidi che agiscono direttamente nella sintesi delle catene di DNA e di RNA e velocizzano il rinvigorirsi della matrice cellulare ed extracellulare. ”
Visto che si usano aghi, il trattamento risulta doloroso? Ci sono controindicazioni?
No, la bioristrutturazione non provoca dolore ma – con buona pace di chi teme gli aghi – consiste in numerose microiniezioni nel derma superficiale effettuate anche con cannule: ad ogni modo, non solo gli aghi utilizzati sono sottilissimi (30 G) e suscitano solo un leggero senso di fastidio all’atto dell’introduzione in zone di particolare sensibilità come gomiti, mani, collo ma – per chi teme anche quello e vuole un anestetico locale – è prassi ordinaria 3 ore prima dell’intervento far applicare una pomata a base di lidocaina sulla zona da trattare. Il trattamento, comunque, è veloce e non ha effetti collaterali, tranne lividi minimi – dov’è stata inserita la cannula – che scompariranno nel giro di tre giorni: sicuramente, il medico prima di procedere al trattamento deve accertarsi che il paziente non sia allergico alle sostanze iniettabili o non abbia dermatiti acute. Io lo sconsiglio vivamente anche nei casi di herpes in fase attiva e in gravidanza.”
Quanto dura l’effetto della bioristrutturazione?
“In genere i risultati permangono nel tempo ma occorre poi sempre effettuare il “mantenimento”: si inizia con quattro trattamenti distanziati di un paio di settimane l’uno dall’altro e l’ultimo addirittura dopo un mese. Questi protocolli si possono ripetere due volte all’anno, a distanza di sei mesi, a seconda delle condizioni dell’epidermide: altrimenti, per il mantenimento bastano un paio di iniezioni semestrali, che deciderà il medico valutando le condizioni mediche, diverse da paziente a paziente.”
LAURA CAICO
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