Il Coronavirus in cronistoria. Il “paziente zero”


Come riportano i colleghi del South China Morning Post, da circa una settimana è stata stabilita la data del primo contagio: 17 novembre 2019.
In barba a quanto ci era stato detto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, che aveva individuato nell’’otto dicembre la data in cui la pandemia era iniziata, in quanto, secondo dati in loro possesso, proprio in quel giorno c’era stato il primo ricovero all’’ospedale Jinyintan di Wuhan. La rivista scientifia Lancet, invece, si era detta quasi certa che la data del primo contagio fosse il primo dicembre, in quanto in possesso di dati forniti direttamente dalla comunità scientifica cinese.
Dunque, la domanda sorge spontanea: come hanno fatto i colleghi del South China Morning Post a retrodatare di ben quattordici giorni il primo contagio? Il giornale non ha fornito grandi spiegazioni, nemmeno sotto espressa richiesta del The Guardian, ma si è limitato a rispondere di essere in possesso di non meglio specificate fonti mediche cinesi.

L’’unica certezza che abbiamo, è che se questa rivelazione fosse vera, la data sarebbe da anticipare di ben tre settimane rispetto a quella dichiarata dalla OMS. E se ciò fosse vero, il virus avrebbe circolato liberamente, per ben tre settimane, nella regione dell’’Hubei.

Le denunce dei medici cinesi

Lunedì 16 dicembre, al Wuhan Central Hospital, test diagnostici hanno confermato che l’’infezione è stata causata da un Coronavirus sconosciuto. Lo ha rivelato un medico di quell’’ospedale, il dottor Ai Fen, in un’’intervista ad un settimanale in seguito censurata.
Il 27 dicembre è arrivata la denuncia di un medico dell’’Ospedale Provinciale dell’’Hubei alle autorità di Whuan, tale Zhang Jixian, in cui anch’’egli ha parlato di un nuovo Coronavirus. In quella data, i contagi accertati erano già 180. Il 30 dicembre è arrivato il primo vero scossone mediatico: Li Wenliang, medico dell’’Università di Wuhan, ha scritto un post su WeChat – il Facebook controllato ed approvato dal Governo Cinese – in cui denuncia al mondo la presenza di questo nuovo ceppo di Coronavirus: è stato ufficialmente richiamato e arrestato. Neanche il tempo di metabolizzare quanto dichiarato dai medici, che alla data del 31 dicembre i contagiati erano già saliti a quota 381. Questo numero è spaventoso, ancorché paragonato a 41, il numero dei contagiati secondo le autorità sanitarie di Wuhan, alla data dell’’11 gennaio 2020.

Giochi Mondiali Militari – Wuhan, ottobre 2019

E’ bene segnalare che a Wuhan, dal 18 al 27 ottobre del 2019, si è disputata la VII edizione dei Giochi Mondiali Militari, organizzata dal Consiglio Internazionale dello Sport Militare CISM. Tale manifestazione si disputa una volta ogni quattro anni.

21 gennaio 2020 – Giuseppe Conte: “In Italia non c’è il Coronavirus e non c’è da preoccuparsi”

Con un po’’ di superficialità, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, il 21 gennaio afferma che “in Italia non c’’è il Coronavirus, e non arriverà, perché abbiamo bloccato i voli da e per la Cina”. Peccato che, in quello stesso giorno, sia rientrato dalla Cina il manager – presunto paziente zero – per recarsi a casa sua, in provincia di Lodi. Di lì a poco, l’emergenza Coronavirus è scoppiata anche in Italia, a partire proprio dal Lodigiano. Veneto, Piemonte e Lombardia hanno seguito a ruota. Il settentrione viene paralizzato. Codogno, paese in provincia di Lodi, viene blindato e dichiarato zona rossa: nessuno può entrare o uscire dal paese.

7 marzo 2020 – Qualcuno invia alla stampa una bozza del DPCM 8/3/2020: scatta la fuga dalla Lombardia

Non si sa come sia accaduto, ma qualcuno, nella serata di sabato 7 marzo, ha inviato in anteprima alla stampa la bozza del DPCM che sarebbe stato poi reso ufficiale nelle prime ore dell’8 marzo. Nel decreto si legge che la zona rossa sarebbe stata estesa a tutta la regione Lombardia ed ad altri 14 comuni, e nessuno avrebbe potuto né entrare né uscire dalla stessa. Scatta il panico. Una grandissima mole di persone abbandona la Lombardia per ritornare nel proprio comune di appartenenza al sud. Una mossa che si rivelerà non molto astuta, in quanto si stima che l’80% dei positivi al Covid-19 sia asintomatico. Dunque, involontariamente, coloro che sono scappati dalla Lombardia, in gran percentuale hanno diffuso il virus anche nella propria terra d’’origine.

13 marzo 2020 – Cina: “E’ possibile che l’Esercito Americano abbia diffuso il virus”

Come la più becera delle teorie complottistiche, arriva un fulmine a ciel sereno; stavolta, però, arriva da una fonte autorevolissima: Zhao Lijian, portavoce del Governo Cinese, attraverso Twitter accusa chiaramente gli Stati Uniti di aver portato il virus a Wuhan. Scrive: “E’ possibile che sia stato l’’Esercito Americano a portare l’’epidemia a Wuhan. Gli Stati Uniti devono essere trasparenti! E devono pubblicare i loro dati! Gli Stati Uniti devono darci una spiegazione.” L’’occasione, ovviamente, sarebbe stata quella dei Giochi Mondiali Militari, di cui sopra. A sostegno della sua accusa, Zhao Lijian pubblica un video del direttore del “Center for Disease Control and Prevention” degli Stati Uniti, che dinanzi al Congresso degli Stati Uniti d’’America ha dichiarato che alcuni cittadini americani morti per cause inizialmente attribuite all’influenza stagionale, ad un secondo controllo sono risultati positivi al Coronavirus. Da qui, le accuse del portavoce del Ministero degli Esteri cinese: “Quando è apparso il paziente zero negli Stati Uniti? Quante persone sono state infettate?” Dal canto suo, l’’America definisce il Covid-19 “il virus di Wuhan””, come dichiarato da Mike Pompeo, Segretario di Stato.

21 marzo 2020 – La virologa Gismondo: “Troppi morti in Lombardia: forse il virus è mutato”

Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, centro di riferimento contro Covid-19, rilascia un’intervista all’’agenzia ADN-Kronos: “Sta succedendo qualcosa di strano. In Lombardia c’è un’aggressività che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide. Una è che il virus sia forse mutato. Per questo lancio un appello alla comunità scientifica: uniamoci per capire. Se tutti ci mettiamo insieme e ne studiamo un pezzetto, probabilmente riusciremo a comprendere”. A smentire la teoria della virologa, però, arriva un’’altra fonte autorevole, ovvero Silvio Brusaferro, presidente dell’’Istituto Superiore della Sanità, che dichiara: “”Da analisi di studio virologico non abbiamo oggi evidenza che circoli un virus significativamente diverso e che dunque sia mutato””.
La domanda sorge spontanea: sappiamo che tra fine dicembre 2019 ed inizio gennaio 2020 sono stati somministrati 27.000 vaccini per il meningococco-c, tra le province di Bergamo e Brescia. Può il vaccino, ed il conseguente calo momentaneo delle difese immunitarie, aver influito sulla diffusione del contagio? Ancorché l’’epidemia si sia sviluppata proprio nelle stesse zone in cui, poche settimane prima di scoppiare, ci sia stata questa massiccia profilassi?

A questa domanda non abbiamo, noi comuni cittadini, una risposta. Così come non possiamo sapere se tutto questo sia stato causato da un conflitto Cina-Usa. Per ora, restando solo delle accuse vicendevoli verbali, la situazione è – sebbene tesissima – ai livelli di una guerra fredda. Ma la storia ci darà delle risposte, e ci dirà se questo virus sarà stato l’’arma di una vera e propria guerra batteriologica tra Cina e Stati Uniti e chi sia stato ad inventare tale arma.

 

Luca Cerchione

 

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