MATTOZZI: “SIAMO TORNATI A DELIZIARE I PALATI”


Una rinascita emotiva. Il patron dell’accorsato ristorante “L’Europeo” a piazza Borsa, a Napoli, Alfonso Mattozzi ci illustra il felice momento di ripresa lavorativa, dopo il lungo blocco del Covid 19:

Alfonso, stringeva il cuore vedere chiusoil suo celebre ristorante, vessillo di una Napoli di grandi eccellenze, le luci spente, la piazza vuota, la città sospesa in un lunghissimo “fermo immagine”: come ha vissuto questo periodo di stop professionale?

“Dopo tre mesi di pausa, mi sto riprendendo da un “incidente di percorso” fisico forse dovuto al dispiacere di vedere annullata l’attivitàdel ristorante che parte dal lontano 1934: voi tutti sapete cheappartengo ad una delle più antiche famiglie napoletane dedite alla ristorazione che dal patriarca Emiddio (che nel 1852 ottenne la prima concessione per focacceaffinchè il figlio Luigi potesse aprire una pizzeria)è passata via via nelle mani del figlio Luigi, poi al nipote Eugenio che decise di trasformare il locale nel Ristorante Pizzeria Mattozzi l’Europeo), poi a mio padre e infine a me.

Quattro generazioni di pizzaioli Mattozzi hanno visto guerre mondiali, miseria, fame, il colera a Napoli: non pensavo mai di dover assistere io ad una pandemia globale, a milioni di morti, al blocco planetario di attività, viaggi, trasporti, commercio e turismo. E’ stato un colpo durissimo a livello professionale ma anche umano ed emotivo, soprattutto nel vedere  i “bollettini di guerra” dei Tg, percepire l’angoscia dei familiari degli ammalati, costretti a stare lontano dai loro cari, morti senza il conforto del loro affetto e senza nemmeno i funerali.”

E’ stato assistito da qualcuno nella decisione di riaprire?

“Sì, fortunatamente posso contare su validi collaboratori come l’eccezionale capocuoco Luigi Tomeo, il pizzaiolo Maurizio Pisano e Marco Pagano che mi cura il lato amministrativo e l’accoglienzain sala: tutti insieme abbiamo deciso di partire, seppure in forma ridotta, perché ancora alcuni collaboratori sono in cassa integrazione.”

Come procede adesso il suo lavoro?

“Siamo partiti con cautela il 1 giugno e non il 18 maggio perché abbiamo cercato di capire come venivano avviate le riprese generali: adesso siamo alla terza settimana e cogliamo segnali positivi.  Abbiamo ritrovato la nostra catena di bella clientela, tra cui gli armatoriGrimaldi (di cui ho avuto l’onore di servire ben 4 generazioni )Antonio D’amato che ha festeggiato qui i suoi 63 anni, una coppia di antichi clienti arrivati dal Belgio e, pian piano, anche il management di qualità che è sempre stato nostro ospite, dai direttori dei musei come Sylvain Bellenger e Laura Valente, ai docenti dell’università, dagli industriali ai sovrintendenti del Teatro San Carlo.”

 Ci sono variazioni nel ristorante?

Abbiamo ridotto di un terzo la capienza del locale che prima ospitava 60 coperti al giorno , per rispettare le ordinanze sul distanziamento: il menu, invece, mantiene lo standardclassico, proponendo paste tipiche del territorio, cozze e vongole di primissima qualità per sautè e impepate, pescato solo del giorno, frutta e verdure freschissime, dolci fatti in casa, tra cui la nostra famosa pastiera.”

Comunque, la trovo in buona forma, elegante come sempre e anche abbronzato: come ha trascorso il lockdown?

“Ho fatto quarantena in meditazionenella mia casa di Formia, dedicandomi a letture leggere come la trilogia di Topolino di Lucio D’Alessandro e illustrata da Lello Esposito: ho goduto della saltuaria compagniadelle mie figlie Fabiana e Luigia e della mia compagna Susy Clavino, già campionessa di nuoto Miss Bacoli  e Miss Ondina Sport Sudin gioventù Adesso sono pronto a nuove sfide e a portare avanti il mio lavoro con la stessa passione di sempre per ridare splendore alla nostra Napoli, questa magnifica città che ha saputo tener testa con coraggio al Coronavirus che speriamo di avere sconfitto per sempre.”

LAURA CAICO

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