Un’eccellenza mondiale. Il professore Raffaele Russo, Direttore U.O.C. Ortopedia e Traumatologia Pineta Grande Hospital, giuglianese, classe 1955, segno zodiacale Gemelli, è l’alfiere della chirurgia ortopedica d’avanguardia, riconosciuto e ricercato anche oltreoceano: quel che forse molti non sanno è che è anche un grande innovatore, uno scienziato che sperimenta e avanza ininterrottamente nelle tecniche operative, inventore di nuovi protocolli sussidiari agli interventi per cui è giustamente celebre nella cosiddetta “sanità buona”, il campo in cui si misurano i talenti che dedicano la loro vita alla professione medica.
Professore, il suo percorso formativo si è svolto inizialmente a Napoli: ce ne vuole parlare?
“Sì, nel1968 mi sono iscritto al Liceo Classico A. Genovesi per proseguire poi gli studi presso l’Università Federico II dove ho conseguito la Laurea Magistrale in Medicina con la tesi ” Osteotomia di Chiari per displasia dell’anca” presentata dal relatore Prof. Giuseppe Guida; nel 1979 ho ottenuto il Diploma di ammissione alla pratica Medica e l’iscrizione all’Albo Medici Chirurghi di Napoli e Provincia, poi nel 1980 ho seguito un corso ufficiale post laurea 6 mesi presso l’ospedale A. Cardarelli di Napoli sotto la guida del Prof. Dr. E. Jannelli e, infine, nel 1989 ho conseguito l’Idoneità Nazionale Italiana per Primario Ospedaliero per direzione unità ortopedica e traumatologica Ospedaliera.”
Ma non finisce qui professore, perché il suo curriculum vitae è davvero impressionante e comprende numerose specializzazioni in Ortopedia, il Diploma Europeo Ortopedico, il Diploma di chirurgia della mano e microchirurgia con tesi importanti sulla “Lesione di Achille” e sulla “tecnica di Ilizarov per esiti di amputazione”: inoltre, lei ha partecipato a numerosi corsi didattici chirurgici nazionali ed internazionali(in Francia, in Spagna, a Friburgo, a Lugano, in America)sulla Chirurgia artroscopia della spalla e del Ginocchio, traumi degli arti superiori e artroplastica articolare, Ricostruzione artroplastica per Adulti, Ortopedia Sport, Chirurgia dei Trauma. Chi sono stati i suoi maestri?
“Non posso mai dimenticare gli insegnamenti fondamentali ricevuti a Melun dal professore Didier Patte pioniere della chirurgia della spalla, dove ho imparato la chirurgia della cuffia dei rotatori e dell’instabilità della spalla, apprendendo conoscenze diagnostiche strumentali, cliniche e chirurgiche: devo molto anche al professore Walch dell’Ospedale Universitario di Lione, al professore Christian Gerber a Friburgo, al professore EugenioJannelli al Cardarelli, di cui sono stato aiuto per tanti anni, fino ad ottenere nel 2002 la nomina di Professore di Ortopedia alla Seconda Università di Napoli per Short Course (3 Y) Diploma in Fisioterapia e nel 2012 la nomina di Direttore del Dipartimento Ortopedico e di Chirurgia di emergenza presso l’ Ospedale dei Pellegrini e Direttore di struttura complessa, incarichi da cui mi sono dimesso volontariamente nel 2018.”
La sua è stata una scelta sofferta, perché alla Pignasecca gestiva una struttura di grande livello, grazie all’equipe da lei stesso formata: dopo la deludente proposta dell’Ospedale del Mare, cosa ha trovato a Castelvolturno?
“La possibilità di guardare in modo illuminato al futuro della sanità, dando spazio all’innovazione, alla tecnologia, all’uso dell’intelligenza artificiale di cui sono un attento studioso: dal Maggio 2018 a tutt’oggi presso il Pineta grande Hospital sono stati trattati da me personalmente più di 1000 pazienti per interventi chirurgici con alto grado di complessità. Abbiamo potuto realizzare interventi con l’A.I. applicata ai modelli 3 D, sfruttando anche alcune delle tecniche chirurgiche e dei dispositivi innovativi di mia creazione, sia per operazioni a cielo aperto che in artroscopia.”
Professore, nel corso della sua brillante carriera, lei ha eseguito personalmente circa 20.000 interventi e altri tremila ne ha supervisionati: la lista dei pazienti stranieri che vogliono essere operati da lei supera quota trecento, per non parlare di chi viene a Castelvolturno da tutto il Sud e da altre parti d’Italia. Quali sono le innovazioni tecnologiche che ha brevettato?
“Nel tempo, ho ideato sia nuove teorie e metodi classificativi utilizzando i sistemi informatici per il trattamento della inabilità della spalla negli sportivi, sia nuove tecniche per il trapianto di parti osteocondrali da donatore a uomo ( cosa estremamente delicata dato che l’osso e la cartilagine sono le cellule umane a maggiore differenziazione, in pratica la struttura umana più difficile da curare poiché del tutto avascolare e priva della capacità di replicarsi): mi sono concentrato nella ricerca clinica e chirurgica sui Traumi della testa omerale, protesi di spalla e gomito e, soprattutto, nei trapianti osteoarticolari della spalla e del Gomito e nella terapia conservativa dei grandi traumi della spalla. Mi interessano moltissimo l’Ingegneria dei Tessuti e la ricerca interdisciplinare clinica e biomeccanica relativa ai mezzi utilizzabili nella riparazione dei tessuti, per effettuare quella che definiamo “Minimal Invasive Surgery”, la nuova frontiera della chirurgia ortopedica e non solo”.
Professore, come ha fatto a resistere alle lusinghiere proposte di lavoro che la volevano strappare alla terra di Partenope?
“Non ho voluto lasciare Napoli perché sono profondamente attaccato alla mia famiglia – composta dalla mia fantastica e insostituibile moglie Teresa, dalle mie tre amatissime figlie e dai miei adorati nipotini Marino, Isabella e la piccolissima Aurora – ed alla città. Ho cercato invece di portare il mondo qui, rendendo i miei reparti un punto di riferimento nazionale ed estero, organizzando convegni e corsi internazionali in streaming, con chirurgia in diretta non solo dei miei interventi ma anche di quelli dei migliori chirurghi del mondo. Ho continuato a studiare, a perfezionarmi, ad approfondire molte metodiche cliniche che ho riportato nelle mie pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali di grande prestigio”.
Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
“Vorrei ridurre il divario fra la Sanità del Nord e quella del Sud, soprattutto in relazione al post-operatorio e alla riabilitazione degli operati agli arti che è importante iniziare già in ospedale – come avviene al Nord – mentre ancora oggi al Sud rimane affidata alle risorse individuali e all’iniziativa personale: inoltre, abbiamo carenza di strutture, di adeguata accoglienza dei malati e anche della volontà di fare squadra, di offrire ai giovani una formazione internazionale, al passo con le più avanzate tecnologie”.
Coltiva qualche hobby ?
“Ero un patito dello sport: praticavo regolarmente la corsa, ahimè ultimamente tralasciata per l’immenso impegno profuso nel lavoro: nel tempo libero mi dedico alla pittura come autodidatta”.
Professore, lei è troppo modesto: lei possiede una personalità poliedrica e il suo talento artistico come seguace di un astrattismo di grande profilo le è valso diversi riconoscimenti importanti. Per giunta, lei ha avuto innumerevoli premi: tra i più recenti, il Premio Delfino d’Argento 2017 Napoli scienza ed arte, il Premio Internazionale Eccellenze italiane Milano Moda 2019 per avere espletato l’attività chirurgica con alta professionalità ed umanità, il Premio internazionale Eccellenze italiane Roma – Washington 2020 per avere espletato l’attività chirurgica con alta professionalità ed umanità. Ma, andando indietro nel tempo, quali sono più cari al suo cuore?
“Sicuramente, l’Encomio nel 1990 del Presidente USL 40 Ospedale A Cardarelli per particolare intervento chirurgico in urgenza con reimpianto mano, il Premio Bellando Randone attribuito al mio testo “ La chirurgia della spalla” come miglior libro scientifico del 2000 dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, il Premio del 2004per alta scientificità The Best Poster Price per “Latissimus transfer treating massive rotator cuff di Heidelberg” e del 2006per il lavoro scientifico sul “trattamento innovativo delle fratture articolari prossimali omero Athen” assegnatimi da ESSSE( European Society Shoulder Surgery Elbow): particolarmente significativi sono anche il Premio per la Buona Sanità Regionale Napoli 2015 e la Medaglia d’oro Senato della Repubblica per l’alto livello di cultura medica Italiana assegnato su istanza del Sindaco del Città di Giugliano in Campania 2016.”
Che opinione ha di Napoli?
“Pur essendo affascinato dalla sua storia e dalle sue bellezze non riesco a mitigare il dispiacere per il degrado, l’incuria delle amministrazioni, lo scarso senso civico, l’arroganza di chiunque sia investito di un minimo potere: il disordine strutturale della città, l’assenza di sistema, il traffico, i “rumors”, l’invadenza di certi comportamenti a cui Napoli e i napoletani migliori sembrano rassegnati può e deve – a mio avviso – subire un radicale mutamento. E’ incredibile come le diverse anime della città e le sue dicotomie si intreccino per rendere sempre più arduo il suo ritorno al ruolo di grande capitale del Mediterraneo che, invece, le compete per la sua stratificata cultura e l’umanistica filosofia del vivere che i più grandi pensatori del mondo hanno sempre apprezzato e celebrato.”
LAURA CAICO
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