Mercoledì 27 ottobre ore 21.00 la musica di Wolfgang Amadeus Mozart protagonista del concerto del Teatro di San Carlo: il Maestro José Luis Basso dirigerà Orchestra e Coro del Lirico di Napoli e i solisti Selene Zanetti (soprano)
Marianna Pizzolato (mezzosoprano) Antonio Poli (tenore)Mirco Palazzi(basso) nel Requiem in re minore K626 del salisburghese.
Sempre mercoledì 27 ottobre alle ore 18.00 sarà aperta agli studenti di conservatori e di atenei, la prova d’assieme del Requiem alla tariffa ridotta di 10 euro.
Il Requiem fu commissionato a Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) dal conte Walsegg in forma anonima. Il nobile viennese voleva infatti presentare come proprio il lavorocome omaggio alla moglie appena defunta.
Rimasto incompiuto per la morte del compositore avvenuta il 5 dicembre del 1791, il Requiem fu completato dall’allievo Franz XaverSüssmayr che probabilmente aveva potuto raccogliere alcune idee e appunti del maestro.
IL REQUIEM DI MOZART TRA MITO E REALTÀ STORICA
di Dinko Fabris
dal programma di sala del concerto
Poche pagine della storia della musica sono state avvolte nel la leggenda fin dalla loro creazione come il Requiem in re minore K626 di Wolfgang Amadeus Mozart. La visione dell’ultima composizione del trentaseienne compositore giunto prematuramente alla fine dei suoi giorni, composta sul letto di morte per un misterioso committente e rimasta incompiuta, ha alimentato il mito romantico che in qualche modo ha influenzato la riscoperta, postuma ma trionfale, di Mozart nell’Ottocento. Il primo capitolo del libro dedicato a quest’opera dal grande musicologo Christoph Wolff, ci aiuta a sgomberare il campo dalla sovrapposizione di troppe invenzioni, fantasiose ipotesi e grossolani falsi storici, indirizzando il lettore verso la conoscenza dei fatti basata su documenti. La leggenda era nata già durante la composizione del Requiem, commissionato si diceva attraverso un messaggero misterioso in abito scuro che aveva contribuito a creare nel compositore l’ossessione di stare scrivendo una messa per la sua stessa morte imminente. Per qualche ragione non chiarita fu costruita perfino una falsa lettera di Wolfgang al suo amico librettista italiano Lorenzo Da Ponte, nella quale, in italiano, il compositore parlava dell’inquietante messaggero. E su questo punto da molto tempo gli studiosi sono concordi nel ritenere il documento falso. L’altro elemento potente del mito era stata la proposta che la morte di Mozart fosse stata procurata da un veleno procurato da Antonio Salieri per invidia nel confronto del giovane suo concorrente. Questa ipotesi fantasiosa era nata in realtà molto più tarda rispetto ai fatti avvenuti a Vienna nel l’inverno 1791, e com’è noto furono alla base della tragedia di Puškin.Mozart e Salieri del 1830, messa in musica molti anni dopo da Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov che la presentò a Mosca nel 1898. Quel testo raccoglieva la “voce” che circolava a Vienna ormai da qualche anno secondo la quale Salieri era il diretto assassino di Mozart e creò una serie di opposte reazioni in tutta Europa: Giuseppe Carpani addirittura pubblicò nella “Biblioteca italiana” di Milano nel 1824 una Lettera del Sig. G. Carpani in difesa del M° Salieri calunniato dell’avvelenamento del M° Mozzard. Su questa storia è costruito il finale del noto film di Milosz Forman Amadeus (1984) che pure si avvaleva secondo i credits della consulenza di alcuni dei più importanti studiosi del Mozarteum di Salisburgo: un film non può essere un documento di storia e così si spiegano le tante incoerenze e falsità storiche che ne infarciscono la pur molto efficace narrazione. Ovviamente, Antonio Salieri (1750-1825) non avrebbe avuto alcun interesse nell’accelerare la fine del giovane collega addirittura avvelenandolo, visto che in quel tempo era molto più ricco e famoso di Mozart, grazie alla sua posizione come maestro di cappella e compositore della corte imperiale. Le opere di Salieri erano rappresentate e ammirate in tutta Europa (con una sua opera si era inaugurato il Teatro alla Scala di Milano) e al suo confronto Mozart era quasi uno sconosciuto, le cui opere non riuscivano a reggere il cartellone se non per pochi giorni.
Un’altra leggenda raccontava di un amore illecito della moglie di Wolfgang, Constanze Weber, con il giovane allievo Franz XaverSüssmayr che completò le parti più importanti del Requiem dopo la morte del compositore. Constanze fu certamente responsabile di una serie di falsi storici e di altre leggende fiorite sul conto del giovane marito, cercando da una parte di preservarne una memoria gloriosa e mitica e dall’altro di eliminare documenti scomodi, ma soprattutto di ricavare danaro da qualsiasi possibile fonte. Nel caso del Requiem, essendo a conoscenza del vero committente, fu lei a chiedere a Süssmayr e ad altri giovani allievi di Mozart di completare la partitura per poterla consegnare e ricevere la modesta cifra pattuita di 50 ducati.
Sappiamo infatti ormai tutto della misteriosa committenza: il nobile conte Franz von Walsegg, che abitava alle porte di Vienna, aveva perso nello stesso 1791 l’adorata moglie e in suo onore voleva rappresentare una messa funebre con una musica appositamente composta. Essendo un compositore dilettante e volendo fare bella figura si era rivolto a Mozart, sempre a corto di danaro, chiedendogli la musica del Requiem ed avvisandolo che sarebbe stata eseguita con un altro nome, circostanza non rara nel Settecento. Così infatti avvenne dopo che Walsegg ricevette il manoscritto completato da Constanze. Il conte probabilmente non venne mai a sapere che il Requiem era però già stato eseguito prima di consegnarlo a lui in un concerto privato a Vienna, nel 1793, organizzato da estimatori di Mozart per raccogliere soldi per la moglie e i figli. È stato identificato perfino il messaggero misterioso inviato dal conte a Mozart per portargli piccoli acconti di danaro ed effettivamente secondo i documenti del tempo utilizzava un abito scuro.
Che cosa resta di straordinario nel Requiem una volta tolti tutti gli orpelli del mito? La partitura rimase incompiuto a due terzi della stesura del testo, fermandosi al numero 8(su 14), il meraviglioso Lacrimosa. Tuttavia i materiali autografi offerti dall’ispirazione mozartiana sono già sufficienti per far definire l’opera uno dei capolavori assoluti della musica sacra del Settecento. Si pensi alle varie sezioni del Dies Irae, la sequenza che costituisce il cuore di un Requiem. Il Tuba mirum – che descrive la tromba del giudizio e che Mozart affida al solo del trombone – oppure il Confutatismaledictissono momenti di eccezionale coinvolgimento emotivo, In tutta la messa si alternano il più rigoroso contrappunto, che Mozart aveva assimilato dai grandi capolavori sacri italiani e da Händel, con atmosfere sonore rarefatte e di intensa concentrazione.
La fine di Mozart mentre componeva la sua ultima opera sacra nel dicembre 1791 era stata anticipata da un evento in tutto analogo, che aveva a sua volta creato un altro potente mito settecentesco: la morte nel 1736 del giovanissimo Giovanni Battista Pergolesi, a soli 26 anni, nel monastero di Pozzuoli subito dopo aver completato lasuaultimacomposizione, lo Stabat Mater. In entrambi i casi il mito della morte giovane accrebbe la popolarità della loro ultima composizione, un mito che perfino le immagini pittoriche trasformarono in una potente visione romantica, che è giunta fino a noi.
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