La poetica dell’abitare: a Villa Campolieto, la mostra di Daniele Zagaria


“L’abitare ci appare in tutta la sua ampiezza quando pensiamo che nell’abitare risiede l’essere dell’uomo, inteso come il soggiornare dei mortali sulla terra.”

(Martin Heidegger, Costruire abitare pensare)

Si terrà il giorno giovedì 5 maggio alle ore 18 presso Villa Campolieto ad Ercolano il vernissage della mostra “La poetica dell’abitare” di Daniele Zagaria, a cura di Marco Zagaria. Promossa dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane nelle persone del Presidente Gianluca Del Mastro e del Direttore Roberto Chianese insieme con i consiglieri Giuseppe Angelone, Giuseppina Auricchio, Rosa Vitanza e dal MIC -Ministero della Cultura, la mostra sarà visitabile tutti i giorni dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo ingresso alle 17.30). Info e prenotazioni su shop.visitarevillevesuviane.net/it/biglietti (tel: 081 732 21 34). L’accesso alla mostra sarà consentito con il biglietto di ingresso per Villa Campolieto.

Nel corso dei tre mesi di esposizione sono inoltre previsti happening culturali presso le scuderie della Villa nel corso dei quali personalità del mondo dell’arte e del design dialogheranno con il curatore della mostra Marco Zagaria e si confronteranno con il pubblico sorseggiando un aperitivo al tramonto. Il format, dal titolo “Un aperitivo con…” gode del patrocinio dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggistici e Conservatori di Napoli e provincia, e consentirà ai partecipanti il riconoscimento di crediti formativi. Questo il calendario: 18 maggio incontro con Massimo Bignardi (storico dell’arte) e Eduardo Alamaro (architetto); 9 giugno incontro con Mario Buono (architetto) e Anna Gallo (ph. D in design); 14 luglio incontro con Enrico Bugli (artista) e Dario Giugliano (docente). A moderare gli appuntamenti sarà la giornalista Francesca Scognamiglio.

LA MOSTRA

La mostra sulla poetica dell’abitare di Daniele Zagaria, ha lo scopo di svelare il percorso creativo che sottende la produzione prolifica dell’architetto, designer, grafico e progettista di interni, partenopeo di adozione ma pugliese di origine. Questa produzione, parallela e nascosta rispetto al piano più noto delle realizzazioni di architetture pubbliche, svela una singolare e stupefacente capacità creativa oltre che intellettuale nel concepire il contesto dell’abitare nella sua completezza e complessità.

Formatosi nel clima culturale dei primi anni sessanta, deve alla frequentazione e all’amicizia con alcuni degli artisti più noti nel panorama culturale napoletano (solo per citarne alcuni Mario Persico, Annibale Oste, Errico Ruotolo, Quintino Scolavino, Carlo Alfano), il ripensamento critico delle idee funzionaliste che lo portano, insieme alla scoperta delle poetiche “dell’inutile” e del “gioco”, a ricercare una qualità diversa e alternativa del disegno d’arredo, spostando il suo interesse verso una fruizione estetica più ampia e articolata. La mostra ha il desiderio di farci percorrere un viaggio nel percorso creativo di Daniele Zagaria; un viaggio senza spazio e senza tempo, percorso in compagnia delle sue ideazioni, il mobile-quadro, il mobile-personaggio, il mobile-robot, le grafiche “spaziali”.  Ma il viaggio è anche un racconto che contiene la conoscenza e la sapienza delle personalità che lo hanno sempre accompagnato in questo tracciato; artigiani, artisti, scultori, che prima di essere summa di conoscenza e sapere sono stati innanzitutto amici e compagni di vita. E’ per questo che è difficile definire un confine tra le contaminazioni dei contributi di ciascuno. Il risultato è il frutto di forme ricche, contaminate e plasmate dalla creatività ma connotate da una conoscenza della tecnica che applica con rigore Daniele Zagaria e che “contengono” il processo creativo di molti. Anche quando queste presenze non appartengono al quotidiano delle frequentazioni di prossimità, rappresentano presenze del quotidiano vissuto da Daniele. Il viaggio simbolico e narrativo è scandito al ritmo di una musica che gli appartiene come filosofia del vissuto ironico e giocoso, facendo suoi gli intrallazzi amorosi “Hanky Panky” del jazzista Hank Jones così come “Monk, Duke and Me” di Charles Mingus. La musica, la sua collezione di arte, accompagnano il suo quotidiano e tessono la poetica dell’abitare di chi starà – abiterà negli spazi che lui immagina e realizza, “nel modo in cui tu sei e io sono, il modo in cui noi uomini siamo sulla terra, è il Buan, l’abitare. Esser uomo significa: essere sulla terra come mortale; e cioè: abitare (M. Heidegger).

Daniele Zagaria è sicuramente uno degli esponenti più rappresentativi dell’avaguardia napoletana, la cui produzione, a partire dall’ultimo quarto del secolo scorso, ha fuso grafica, design e architettura, in un linguaggio unico e originale che ha saputo valicare i confini nazionali e misurarsi alla pari con le altre espressioni artistiche europee. Dopo le feconde esperienze di Le Corbusier, Charlotte Perriand, e, in Germania, del gruppo che si stringeva intorno al Rat für Formgebung, dopo la grande stagione del pop, la strada era spianata per la creazione del linguaggio travolgente e rivoluzionario di Philippe Starck e dei suoi seguaci.
In Italia, così come a Milano con il collettivo post-modernista Memphis, anche a Napoli si percorre un itinerario originale, che parte dall’Accademia per scendere in strada e trovare la feconda complicità degli artigiani/artisti (penso ad Annibale Oste), custodi di una tradizione del «fare con arte» che sicuramente ha inciso sulla creazione di un linguaggio nuovo e autentico che, però, ha saputo ricevere anche gli stimoli internazionali per rielaborarli con grande audacia. Il più rigido funzionalismo viene rimesso in discussione da Zagaria per approdare a risultati nuovi e inattesi, fino a quella che è stata definita «umanizzazione del design» generatrice di stupore, ma anche di profonda curiosità e ammirazione. Nonostante l’apparente frenesia della vis creativa, in Zagaria nulla è lasciato al caso e l’unitarietà del pensiero si riflette nelle grandi architetture (ricordo le diverse opere di edilizia pubblica che ha firmato o a cui ha collaborato).

La Fondazione Ente Ville Vesuviane è lieta di ospitare la Mostra “Daniele Zagaria, la poetica dell’abitare”: fondere il linguaggio delle architetture vanvitelliane e delle decorazioni pittoriche di grandi maestri del ‘700 napoletano con il design degli artisti più rappresentativi dell’età più vicina a noi crea uno straordinario sentimento di straniamento e insieme, di meraviglia. La mostra è un meritato riconoscimento all’Autore e alla sua collezione d’arte, messa insieme con passione e grazie a una fitta serie di relazioni che lo hanno portato, così brillantemente, a rappresentare la nostra terra in Italia e all’estero.

Il Presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane

Gianluca Del Mastro

La Mostra “Daniele Zagaria: la poetica dell’abitare” ripercorre, da un’angolazione inedita, un periodo storico caratterizzato da forti contraddizioni e fermento sociale, politico e culturale che interessò in maniera determinante l’arte, l’architettura e il design.

Il passaggio da un decennio, gli anni sessanta del novecento, caratterizzati da un clima di ottimismo: il benessere economico, la cultura pop e le nuove tendenze che si affermano; le rivoluzioni sessantottine che fanno da preludio agli anni settanta, in cui si presentano nodi da risolvere e si vive il presente alla ricerca di risorse morali e materiali per costruire un futuro sempre più incerto.

Anche nell’architettura e nel design si riflettono questi forti cambiamenti e si apre un dibattito sulla crisi del funzionalismo. In questi anni il design italiano si afferma nel mondo, si pensi alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape” tenutasi nel 1972 al MOMA di New York in cui Emilio Ambasz accosta i “vecchi” maestri e la nuova generazione dei movimenti di avanguardia. Gli oggetti diventano iconici, colorati, un fatto assolutamente nuovo per il pubblico americano che considerava il design solo sotto il profilo della produzione industriale.

E, come osserva Jean Baudrillard: viene meno la distinzione tra bisogni primari e secondari, in tal modo l’oggetto, non più rispondente a una funzione primaria, assume la connotazione di “investimento, fascinazione, passione, proiezione” in una parola di desiderio.

Daniele Zagaria con la sua creatività e lo stile personale della sua prolifica produzione ha esplorato le arti grafiche, l’architettura e il design di quell’epoca e rappresenta uno dei protagonisti dell’avanguardia della scuola napoletana di quegli anni.

Le sue opere assumono forme antropomorfe, si ispirano al gioco, richiamano le fattezze umane e il futurismo pur rimanendo opere d’arte “artigianali” realizzate grazie a una perfetta conoscenza dei materiali e della tecnica. Un’interpretazione personale nata da contaminazioni, da amicizie, incontri che hanno portato a una visione che sperimenta nuove forme attraverso il confronto e la valorizzazione dei grandi maestri-artisti napoletani.

Questo incessante lavoro tra futuro e passato, innovazione e tradizione, legano indissolubilmente i contenuti di questa mostra alla storia delle nostre Ville e della Fondazione, proiettata nel futuro e orgogliosamente impegnata nella valorizzazione del suo glorioso passato.

Roberto Chianese

Direttore Generale

Fondazione Ente Ville Vesuviane

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