Un vulcano di idee. Il mitico Fashion Creator Giorgio Ricciardi ha festeggiato i primi quattordici anni di vita dell’esclusiva via delle boutique di lusso Passeggiata Colonna con un’esposizione di moda, gioielli e appetitose colombe artigianali a forma di uovo provenienti dalla capitale e con il lancio della “cravatta dello scudetto” da lui stesso disegnata.
L’evento, patrocinato da Barbarulo, Blue Turtle, Pictureart, 12 Inch, Gigi Matichecchia Coiffure e – of course – da Giorgio Napoli, si è svolto nell’arco di un week end con tante idee regalo per la Pasqua portate da estrose artigiane romane, amiche di Giorgio, incuriosite dall’idea di esporre a Napoli le loro più recenti creazioni: tra loro, Titti Marrone con i caftani e collane by Titti Bum, Daniela Rappazzo con le borse Pec Beg, Letizia Moroni con monili semipreziosi e borse gioiello, Tiziana Magnani con abiti di sartoria. Ma la trovata più stuzzicante è la “cravatta dello scudetto” che Giorgio – appassionatissimo della squadra del cuore della città – ha voluto dedicare al tanto sospirato terzo scudetto del calcio Napoli: una cravatta – ovviamente azzurra – che porta in bella vista l’asinello, simbolo della squadra partenopea, per cui gli ordini stanno già fioccando a raffica. Nel delizioso salottino chic di Giorgio troneggiano varie cravatte, foulards di seta nonché favolose sciarpe in pelo di yak, alternativa ecologica alla lana e al cachemire, l’ultima novità nel campo degli accessori.
“Il pelo di yak o bue tibetano– afferma Ricciardi – è una pregiatissima fibra ecologica e molti marchi famosi acquistano il fiocco di pelo di yak direttamente dai luoghi d’origine – gli altipiani dell’Asia centrale, in Tibet e in Mongolia – per poi filarlo in Italia: è una scelta ecologica poiché nessun animale viene maltrattato, dato che il pelo di yak cade spontaneamente all’arrivo della primavera e ciò permette di ottenere un prezioso tessuto affine al cachemire che però non ha bisogno di essere sottoposto a tinture artificiali, poiché possiede splendide sfumature naturali tra il marrone scuro e il beige.”
“Lo yak è considerato sacro in Tibet – conclude Ricciardi – e viene lasciato libero nel suo habitat naturale: non è costretto a subire le violente manovre, a volte davvero crudeli, con cui vengono scuoiate le pecore ed io che amo molto gli animali – come dimostra l’amore assoluto che ho per il mio cane che vive con me da 11 anni – non posso che approvare questa modalità perché vorrei che terminassero una volta per tutte le pene inflitte alle greggi. Dovremmo riuscire davvero a cambiare le dinamiche dell’industria tessile dell’abbigliamento perché sono inaudite le sofferenze subite dagli animali”.
LAURA CAICO
Nessun Commento