Roberto Cristiano, “Amore e kick boxing”: libro/denuncia sullo stupro


L’ottimo scrittore e giornalista professionista propone un interessante romanzo sullo stupro, gli aspetti giuridici legali, i fenomeni a carico della sfera emotiva, relazionale, sociale e comportamentale. Roberto Cristiano firma “Amore e kick boxing”, originale libro/denuncia ed attraverso la storia di Jasmine, che all’età di otto anni è vittima di un tentativo di stupro, approfondisce un argomento di cruda attualità che ha segnato nei secoli la vita soprattutto di tante bambine e da ragazzine. L’autore si misura con il sociale e tratta aspetti psicologici, psicoterapeutici e giuridici. Si tratta di una prova letteraria, pubblicata da Edizioni Progetto Cultura, che fa seguito al romanzo “Il Betta e la Betta”, alla quale va riservata grande attenzione da parte del lettore, che ne rimane conquistato per le evidenti finalità, anche sociali, dei contenuti e per quello stile diretto che invita alla lettura, nonostante determinati argomenti siano difficili da trattare.

Roberto Cristiano noto giornalista professionista, affermato scrittore, napoletano di nascita, romano d’adozione e messinese per scelta, è autore di diverse pubblicazioni: ‘Il ponte sulla stretto’, presentato anche a New York; ‘100 domande al senatore Sergio De Gregorio’; ‘ilmiosoloamicoègiasone’; ‘Dalla sommità del cielo più alto’; ‘Esmeralda’; ‘Il Betta e la Betta’ ed il nuovissimo ‘Amore e kick boxing’. Scritti, come quest’ultimo, “white” perché purificati e pronti ad un matrimonio, anche spirituale, con l’elevazione dell’anima. La vicenda di Jasmine, protagonista del romanzo coinvolge il lettore dalle prime pagine: viene catapultato nella drammatica vicenda. Attraverso la forza della narrazione, rafforzata da uno stile asciutto e incalzante, fin da subito coinvolgente, consono a Cristiano, la realtà appare in tutto il suo orrore e rivela quella che è una tragedia inenarrabile per l’innocente che la subisce e rappresenta la maniera più diretta per privarla del suo equilibrio, della sua salute psicologica, della spensieratezza alla quale ogni bambino e ogni bimba dovrebbe sempre avere diritto; un danno devastante destinato a condizionarne il resto dell’esistenza, i rapporti interpersonali con l’altro sesso e con il mondo intero. Tali tipi di abuso compiuti restano celati negli strati più intimi, per anni ed anni, nella coscienza di chi li ha subiti, finché riemergono all’improvviso. Spesso accade così: resta interiormente un segno devastante, uno sfregio mai rimarginato, quasi una maledizione caratterizzante, una mina inesplosa. E la detonazione è frequentemente improvvisa e con essa prepotentemente dall’anima fuoriesce il dolore straziante dell’abuso (o del tentato abuso).

Raramente queste situazioni hanno il lieto fine che ritroviamo, quale scelta propositiva, nel romanzo, di Roberto Cristiano. In esso, Jasmine e Fulvio, protagonisti della storia riescono a guardare al futuro e, soprattutto lei, riesce a farlo senza dovere abbassare lo sguardo. “Nella realtà, troppe vicende del genere lasciano per sempre ferite che non si rimarginano. Anzi, prima o poi minano il rapporto di coppia, pure in modo significativo” – precisa l’autore.

Roberto Cristiano documenta con precisione gli aspetti giuridici e legali dello stupro. Lo fa servendosi di una scrittura vivace e ritmata, che rende agevole la comprensione della complessità del problema denunciato. Affronta l’inguaribilità totale dei traumi infantili, che lasciano ferite tali da non rimarginare più e provocano, una molteplicità di fenomeni a carico della sfera emotiva, relazionale, sociale e comportamentale, pure più avanti negli anni, rifacendosi agli studi freudiani. Come a teatro, il romanzo si apre con scena nella quale Fulvio e Jasmine consumano una prima colazione al bar Miranapoli di Napoli.

Fulvio, compagno di Jasmine, parla dello stupro commesso in Brasile su una bambina che resta incinta e, con quella citazione, senza saperlo, spalanca una porta nella mente di lei: così affiorano istantaneamente ricordi dolorosi che erano stati occultati dalla mente per lenire sofferenza e legittime paure. Lo scrittore si sofferma sul dato che “presunti abusi infantili sono anche riemersi nella memoria di migliaia di pazienti adulti sottoposti a psicoterapia o altre cure analoghe, determinando un vivace dibattito scientifico sulla loro attendibilità e un seguito di contenziosi legali. Una volta ultimato il pasto, i due si separano, presi dai propri impegni: “Jasmine partì con l’auto ma, appena Fulvio andò via, si fermò e, con il capo sul poggiatesta, incominciò a riflettere. Fulvio raccontando dello stupro, aveva smosso in lei realtà che erano sepolte”. L’intersezione tra abuso sessuale e psicoterapia è complicata; sono poche, anche nella letteratura sociale e psichiatrica, le informazioni sugli effetti fisici e psicologici dello stupro o del tentato stupro, e su come va gestito il trattamento affinché sia idoneo ad un effettivo recupero delle vittime”.

Era diffusa in passato, la cognizione che queste avessero bisogno solo di consulenza – aggiunge – ovvero di un trattamento diretto e focalizzato sul problema, piuttosto che la psicoterapia, terapia più ampia e più approfondita”. In “Amore e kick boxing”, lo scrittore adotta praticamente l’efficace superamento del problema, con una pratica scelta: il padre di Jasmine, Antonio Cola, è presentato come un capitano dei carabinieri, esperto di arti marziali, che addestra la figlia alla disciplina del kick boxing. Il genitore adotta questa come “terapia” per consentire alla ragazza di superare le situazioni connesse alla paura, derivante dal tentativo di stupro di cui è stata vittima. È la madre, Celeste, a centrare il problema della figlia, quando le rammenta: “Se ricordi, ti citavo sempre Alda Merini, per i tuoi rapporti con gli uomini: ‘Mi sento un po’ come il mare: abbastanza calma per intraprendere nuovi rapporti umani ma periodicamente in tempesta per allontanare tutti, per starmene da sola’.

Oggi, stai da sola e sei venuta a casa. Osserva la donna, arrivando in fondo al problema: “tutte le relazioni di Jasmine con l’altro sesso avevano durate brevissima, erano fugaci proprio perché dominate dalla paura. Jasmine non amava le intimità ripetute e al partner del momento diceva che era disposta ad avere rapporti sessuali solamente poche volte al mese. Non solo: rifiutava sempre di prendere l’iniziativa, e questo rendeva difficile qualunque legame duraturo. Con Fulvio le vicende legate all’intimità erano state superate e Jasmine se ne chiedeva il perché” – Roberto Cristiano, mira dritto alla personalità della protagonista. In “Amore e kick boxing” si ripresenta Aquis, personaggio determinante in diversi scritti dell’autore, figura emblematica e carismatica, presente nei precedenti romanzi.

“Presunti abusi infantili sono riemersi anche nella memoria di migliaia di pazienti adulti sottoposti a psicoterapia o altre cure analoghe, determinando un vivace dibattito scientifico sulla loro attendibilità e un seguito di contenziosi legali” – sottolinea. Questa vicenda, legata al tentativo di stupro, e allo stupro, è ben documentata anche negli aspetti giuridici e legali e Cristiano ne discorre preparato a riguardo, in maniera scorrevole, riuscendo a non appesantire ulteriormente un argomento già di per sé forte, che provoca sofferenza, anche nei soggetti più distaccati. Con determinazione e per scelta, “Amore e kick boxing” si discosta in maniera radicale dai tanti racconti banali, firmati anche da autori affermati, beniamini del largo pubblico, letti da una platea non particolarmente esigente e tratta con rispetto e precisione di una realtà, purtroppo da sempre diffusa, che si rivela in tutto il suo orrore.

 

TERESA LUCIANELLI

 

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