Un manuale di istruzioni su come riprenderci la vita. “Favoloso. Favole e pensieri per grandi mai cresciuti” è il libro di Massimiliano Gallo pubblicato da Mea, presentato al Teatro Diana nella rassegna “Libri nel foyer”: con la “complicità” della spigliata giornalista Cristiana Barone che ha condotto con eleganza il dialogo con l’attore napoletano (di cui ha svelato succosi aneddoti e retroscena teatrali sconosciuti ai fan), la presentazione si è svolta in un clima allegro e discorsivo, con numerosi interventi del pubblico che assiepava il foyer in cui spiccavano anche l’editrice Geltrude Vollaro della Mea Edizioni, Lucio Mirra con i figli Guglielmo, Claudia e Giampiero e numerosi attori della compagnia teatrale di “Amanti”, il lavoro teatrale attualmente portato in scena da Gallo.
Nel suo simpatico volumetto Massimiliano evidenzia che oggi non si scrivono lettere e cartoline ma solo messaggi, non ci si telefona più, affidando ai famigerati social il compito di ribadire che occupiamo un posto in società…
“Non ho il tempo di…” è una delle frasi che ricorre frequentemente nel nostro lessico familiare, per indicare il vortice di impegni, eventi, accompagnamenti, commissioni e incombenze di cui ci riempiamo le giornate, nell’assurda convinzione che la nostra vita valga per quello che facciamo, più che per quello che siamo: ad esserne maggiormente penalizzati sono i rapporti amicali, i “fuori programma”, le relazioni con parenti lontani, conoscenti, colleghi con cui non riusciamo ad intessere forti relazioni interpersonali. Ci neghiamo altresì la possibilità di fare una lenta passeggiata su un lungomare al crepuscolo, di svegliarci all’alba per ammirare il sorgere del sole, di fermarci ad ascoltare il cinguettio degli uccelli, di guardare un fiore o un tramonto, di fare una chiacchierata tranquilla con gli amici più cari vis-a-vis o al telefono, senza l’incubo delle lancette che scattano e degli impegni che pressano….Così rimane spazio solo per gli sms, simbolo di una società di individui ognora più distanti, con la mente costantemente altrove rispetto al luogo in cui si trovano, sempre più connessi con la rete virtuale (che consente solo relazioni superficiali) e sempre meno con le persone che vivono intorno, sbiadite figure sullo sfondo delle nostre giornate, dei nostri anni, della nostra esistenza. Quando non si ha tempo, non si assapora la vita nella sua pienezza, si perdono momenti significativi di esperienza familiare: ecco perché, secondo l’autore, è importante ritrovare una dimensione amichevole che si è persa via via, soprattutto durante la pandemia che ha segnato un drastico spartiacque nel modo in cui ci si interfaccia con gli altri.
“Per incontrarci mancano i posti, i luoghi di intrattenimento come un tempo succedeva con la piazza e la parrocchia che svolgevano una funzione aggregante – asserisce Gallo – e il teatro è ancora un sacro baluardo in cui ritrovarsi, perché altrimenti vai in un centro commerciale a suicidarti…” Il discorso si sposta poi sul ruolo civico che ognuno di noi dovrebbe svolgere per se’ stesso e per la propria comunità e Massimiliano ribadisce che “un’altra dimensione che è difficile ritrovare è quella di cittadini, giacchè non abbiamo nessun controllo sui politici che sono scarsi e la colpa ricade sul cittadino che li ha eletti che, di conseguenza, risulta scarso pure lui.”
Cristiana Barone, soffermandosi sulla frase dell’autore “Il gioco è una cosa seria”, sottolinea che Gallo è un incitatore di valori e che il libro “Favoloso” sembra scritto per bambini ma, invece, si rivolge agli adulti e trasferisce un messaggio fortissimo, delle riflessioni ad alta voce sul vivere contemporaneo: anche la struttura del formato, con accattivanti disegni e spazi per aggiungervi i “pensieri spettinati” dei lettori risulta vincente perché consente una rapida fruizione del testo e dei suoi contenuti.
Gallo conclude la divertente presentazione affermando “Sono affamato di vita, vivo a mille all’ora perchè ho tante cose da fare e siccome sono Gemelli mi stanco presto e passo ad altro…Dormo poco perché ho paura di lasciare al sonno del tempo prezioso: anzi, dato che ho 55 anni, sto cominciando a contare quanto tempo mi rimane prima che io finisca di giocare…”
LAURA CAICO
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