Il racconto di una vita. Mezzo secolo di attività artistica, di emozioni, pathos e anelito al sovrannaturale è racchiuso nelle opere presentate nella fantastica retrospettiva del maestro Roberto Vedova, tuttora in corso presso la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Napoli: artista vomerese, Vedova – che gestisce anche un’accorsata scuola di pittura nel suo atelier in Via Conte della Cerra – mantiene fede alle tradizioni napoletane, alle leggende della terra delle sirene, alle radici della grecità, al simbolico viaggio di Ulisse alla ricerca della conoscenza, agli accadimenti sismici dei Campi Flegrei, riportandone vibranti stralci in quadri e sculture. Persino nelle ceramiche è catturata l’essenza del fuoco, delle eruzioni vulcaniche, dei terremoti che hanno attraversato nei secoli la Campania Felix: mille suggestioni che arrivano dall’infanzia, dalla vita familiare, dalle vacanze ischitane, dai viaggi in Europa, da struggenti “amarcord” si sovrappongono nelle tele in cui rimane impressa la sua anima di bambino, di uomo aperto alla vita, di fervido credente che ha celebrato il giro di boa di ottanta genetliaci e vuole onorare la bellezza della natura, il potere del Divino, la gioia della vita.
Tutte interessanti e stimolanti le sezioni della mostra intitolate Terra-Mare-Fuoco-Vento, Sinfonie, Dalle Radici al Futuro, Mediterraneo: un fantasmagorico caleidoscopio di colori avvolge le tele, con magnifici sprazzi di luce che “provengono dai soggetti ritratti e non piovono su di essi, come succede nelle opere di Caravaggio” come lui stesso afferma.
E la tematica religiosa sempre affiorante – quando non apertamente rivelata – permea la produzione artistica più fertile di Vedova, incentrata sulla figura del Cristo in Croce, morente e risorto e su San Gennaro, il patrono della città, simbolo partenopeo per eccellenza: ciò spiega le motivazioni di una così cospicua esposizione fra le mura consacrate di una chiesa cara ai fedeli vomeresi. Infatti, il parroco della Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini Padre Lello, ha voluto sottolineare che “a Roberto Vedova va il merito, con la sua produzione dedicata a San Gennaro – tra episodi salienti della sua esistenza, la decapitazione, il miracolo della liquefazione del sangue e l’incrollabile fede popolare – di rendere onore alla vita del martire.” Soffermandosi a scrutare in modo più approfondito i quadri – mentre il pittore descrive il suo percorso artistico – prendono rilievo molte sagome legate al suo passato che “tornano a riprenderlo”, come i cavalli che rimandano al padre ufficiale di cavalleria, agli angeli alla cui forza e accoglienza la cristianità si affida, ai bagliori di incendi estivi che percorrono brucianti i boschi dei Camaldoli: Storia, Mito e cronaca si intrecciano in nodi potenti e sta alla sensibilità individuale di ogni osservatore cogliere gli elementi sommersi che devono sì riempire di passione e bellezza gli occhi ma, soprattutto, parlare all’anima.
LAURA CAICO
Nessun Commento