Nell’ambito del suo centenario (1914-2014), la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti dedica interesse ad un variegato panorama di eventi che prende avvio con la presentazione di opere d’arte del pittore esploratore Arnold Henry Savage Landor della collezione Fusi.
Si tratta di un nucleo di 40 opere capaci di documentare l’intera esperienza dell’artista nel suo fecondo girovagare per il mondo narrando per immagini usi e costumi di quei popoli lontani. I dipinti si potrebbero definire una sorta di “compagni di viaggio” in quanto furono per lui fonte primaria di sostentamento divenendo merce di scambio per il cibo locale.
Diretta da Simonella Condemi, curata da Francesco Morena (che l’11 giugno, alle 17 terrà una conferenza nella sala dell’esposizione) e allestita da Mauro Linari, la mostra che si apre domani nel Saloncino delle Statue della Galleria d’arte moderna, a Palazzo Pitti, proseguirà fino al 29 giugno; la mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 8.15 alle 18.50 (ingresso compreso nel biglietto d’accesso alla Galleria d’arte moderna/Galleria Palatina).
“Nascere a Firenze nel 1865 – l’anno del trasferimento della capitale dell’Italia unita da Torino – chiamandosi Arnold Henry Savage Landor – scrive il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini – poteva favorire e forse addirittura imporre un destino con elementi d’eccezionalità. E infatti questo anglofiorentino, con i suoi viaggi in contrade allora remote e sconosciute del pianeta, e col suo talento per la creazione e la memoria delle immagini, fossero arti grafiche, pittura o fotografia, merita oltre ogni dubbio le attenzioni che gli vengono rivolte dalla Galleria d’Arte Moderna. Ma non minor tributo di apprezzamento merita Piero Fusi, conoscitore dei valori culturali della nostra città da lui indagata, spiegata e amata per tutta una vita professionale di guida turistica nonché di scrittore. Di Savage Landor, Fusi ha mantenuto e mantiene viva la conoscenza anche al di fuori degli ambienti specialistici, dove l’artista-esploratore già occupa un posto di riguardo”.
CHI ERA SAVAGE LANDOR
Arnold Henry Savage Landor, uomo dai mille interessi e dai numerosi talenti, fu pittore raffinato, prolifico scrittore, antropologo, fotografo, inventore e molto altro ancora. Ma, soprattutto, com’ebbe egli stesso a dire e scrivere in più occasioni, fu esploratore, e a questa passione dedicò gran parte delle sue energie nel corso di una vita che fu insieme avventurosa e ricca di successi.
Nipote di Walter Savage Landor (1775-1864), famoso poeta inglese che nel 1821 si era trasferito in Toscana, Arnold Henry nacque nel 1865 a Firenze, neocapitale del Regno d’Italia, dove si formò nell’arte della pittura. Dopo avere frequentato con profitto lo studio di Stefano Ussi (1822-1901), che in quel periodo era appena rientrato dai suoi viaggi in Nord Africa, ancora adolescente Savage Landor iniziò a viaggiare, e non si sarebbe più fermato se non per far ritorno nella sua amata Firenze. Qui visse gli ultimi anni di vita, coltivando multiformi interessi e ricucendo le trame dei suoi ricordi per comporre la sua autobiografia, pubblicata proprio nell’anno della morte.
Non c’è continente o territorio che questo artista non abbia visitato, dall’Europa all’Africa, dall’Asia alle Americhe e perfino l’Australia, a piedi in nave o a cavallo, sotto il sole del deserto o tra le nevi dell’Himalaya. Quest’illustre fiorentino aveva un’inesauribile curiosità e uno straordinario spirito di adattamento, doti che gli permisero di diventare giapponese nel Paese del Sol Levante e maghrebino in Egitto. Colto, acuto e reattivo dal punto di vista fisico, Arnold Henry fu in più cronista d’eccezione, autore di numerosi resoconti dei suoi viaggi. Il suo stile letterario fu scarno come si addiceva ad uno scienziato ma coinvolgente, come voleva il grande pubblico.
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