Dopo il Giappone e la Cina, Luigi Dalcuore sbarca in Corea per conquistarla a suo modo, ovvero con quella carica di umanità e gusto tipica degli artisti napoletani. La disinvoltura che rende speciale la sartoria partenopea non è infatti diversa da quella del suo teatro, musica, cucina, letteratura, pittura o scultura.
E’ un patrimonio culturale diventato in qualche modo genetico, fatto di spontaneità e capacità di interpretare tempi e situazioni senza subirli, anzi influenzandoli. Come se fosse la cosa più facile del mondo, il maestro Dalcuore ha saputo mettere a punto uno stile riconoscibile, maschile per densità quanto moderno per semplicità. Nulla, nel suo abito, lascia emergere lo sforzo ed il tempo necessari ad ottenere la chirurgica precisione della modellistica.
Poco spazio a decorazioni e virtuosismi inutili, per un uomo che vive e sceglie a propria misura senza il peso di voler somigliare a qualche modello imposto dall’esterno. Simili qualità hanno colpito anche Seon Hwang, la cui famiglia possiede a Seul “Villa del Corea”, importante negozio d’arte e arredamento. Hwang, appassionato del bel vestire, invita regolarmente in negozio i migliori sarti e artigiani italiani, in modo da offrire alla sua selezionata clientela la possibilità di incontrarli. Inutile dire che Dalcuore è tra questi, rivelandosi ancora una volta ambasciatore instancabile di ciò che è fatto e pensato a Napoli.
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