Nola, presentato il libro “A Ritmi di Festa. Corpo, danza, socialità”


A Nola (Na) venerdì sera, 27 marzo, presso il ristobistrò culturale “La Festa dei Folli” in Via Principe di Napoli, a cura della fondatrice e presidente Maria Pia Napolitano, si è avuta la presentazione del libro “Ritmi di Festa. Corpo, danza, socialità” di Paolo Apolito, edito da “il Mulino”, Bologna 2014.

L’autore Ordinario di Antropologia culturale all’Università di Roma Tre e neo direttore artistico della Festa dei Gigli di Nola, con una giovanile esperienza attoriale, dalla ribalta del microteatro della “Festa dei Folli” ha magnetizzato l’attenzione dei presenti per circa un’ora nell’originale ruolo di “antropologo a domicilio”.

Ecco l’incipit: Natale 1914, Prima Guerra Mondiale. Voci umane al fronte. Dal classico canto natalizio tedesco “Stille Nacht” al “First Nowell” inglese e di nuovo da “O Tannenbaum” a “Come All Ye Faithful” con reciproci distaccati ascolti ed applausi, poi con il pendolarismo canoro che si scioglie nella condivisa “Adeste Fidelis” da entrambi gli schieramenti belligeranti che si ritrovano in breve a cantare ed a sorgere con bandiera bianca dalle rispettive trincee per distillare un lungo sorprendente momento di comuni festeggiamenti natalizi. Strette di mano, saluti, scambi di parole e non di pallottole, persino la condivisione del cibo, della vita! Lungo la linea del fronte episodi simili si ripetono fino all’Epifania. Poi di nuovo bombe, pallottole e baionette!

A seguire: Seconda Guerra Mondiale, Campi nazisti di Concentramento e Sterminio, Primo Levi ed un ebreo polacco, Tischler, in un tubo per proteggersi dalla pioggia si ritrovano per caso a festeggiare il loro coincidente compleanno dividendosi il quasi niente che hanno da mangiare: una mezza mela. Per Primo Levi quello sarà l’unico frutto mangiato in un anno di prigionia e gli ricorderà per sempre il suo 25esimo compleanno.

E poi tante altre rilevazioni in diverse culture e tempi storici della costante “comunità ritmica” che vive anche quando si hanno tante tragedie alle spalle. Ma come è possibile tutto questo?

Secondo Paolo Apolito «Ognuno di noi fa le cose a ritmo. Ma non ci interessa il nostro ritmo, ci interessa il ritmo degli altri. C’è una volontà a stabilizzare un rapporto, manifestare una buona disponibilità a condividere gioia, dolore, lutto. La mimesi delle emozioni degli altri scatta per natura. Ma c’è anche una mimesi che non si vede ed è quella neuronale. Il sentimento dell’annullamento del sé nella percezione del Noi come somma degli Io. Ma il Noi può arrivare ad escludere gli altri, fino a “fare la festa agli altri” ».

In tale dimensione sociale emerge la figura del performer che è suscitatore di musicalità capace di dare forma ritmica condivisa, di dare il tempo comune contro la cacofonia. La gamma delle più forti relazioni umane, di amore, affetto, empatia, lungo il percorso dalla vita fino alla morte hanno carattere musicale mentre l’odio e la rabbia interrompono la musicalità con il crollo del ritmo.

Dal duetto madre-neonato in mimesi ritmica che spunta dalla prima mezz’ora dalla nascita, poi nella vita sociale, dal giovane all’adulto al vecchio, l’entrainment reciproco sboccia dal trascinamento e dalla sincronia e trova fondamento nella fisiologia, nella psicologia e nella cultura dell’essere umano. La “comunità ritmica” contamina e coinvolge, azzera distanze, scioglie diffidenze, evapora dubbi e riservatezze sintonizzando gli attori sociali sull’amicizia, la confidenza, la pace, la danza, la festa. Ma la più grande festa del XX secolo, ha ricordato Paolo Apolito citando Pietro Melograno, fu quella del 27 luglio 1914 per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Dal variegato uditorio della “Festa dei Folli” c’è stato il saluto del parlamentare del Partito democratico, On. Massimiliano Manfredi che nel clima di amichevole contatto e di afflato seminariale ha ricordato i suoi anni di studente liceale con il vanto della bontà di questa istituzione educativa a Nola.

Mentre il sociologo e giornalista Antonio Castaldo, dopo il suo contributo alla riflessione, ha apprezzato «l’originale formula comunicativa messa in scena dall’antropologo Paolo Apolito. Lo scienziato sociale ha rappresentato il contenuto della sua ricerca con una performance degna di un moderno attore che ha colto la lezione degli antichi narratori. L’oralità e la scrittura di Paolo Apolito si sono fuse nell’incontro con i presenti realizzando non solo il trasferimento delle informazioni, della conoscenza, dei fatti e delle esperienze rilevate intorno al tema trattato, ma al contempo ha lievitato la condivisione di ripresentati e rivissuti “ritmi di festa”».

Maria Pia Napolitano «Con quest’ultima iniziativa con la quale abbiamo ospitato l’applaudito Paolo Apolito, arricchiamo di un ulteriore successo e di rinnovati apprezzamenti per le nostre iniziative culturali che ormai vanno a vele spiegate verso il compimento del 15esimo anno di attività». Fra i presenti vi erano Carlo Nappi, Aniello Renzi, Carlo Giuseppe Zuozo, Lina Avallone, e l’artista e maestro incisore, Vittorio Avella.

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