NUOVA OGGETTIVITÀ: Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar 1919-1933


Con “Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, 1919-1933” s’inaugura per la prima volta in Italia e negli Stati Uniti una mostra di grande respiro dedicata ai temi più rappresentativi delle tendenze artistiche dominanti della Repubblica di Weimar. Organizzata dal Los Angeles County Museum of Art (LACMA) in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, la mostra è composta da circa centoquaranta opere tra dipinti, fotografie, disegni e incisioni di oltre quaranta artisti, molte delle quali poco conosciute sia in Italia che negli Stati Uniti.

Accanto a figure di primo piano come Otto Dix, George Grosz, Christian Schad, August Sander e Max Beckmann, i cui percorsi eterogenei sono essenziali per comprendere la modernità tedesca, l’esposizione consente di scoprire nomi meno noti al grande pubblico, tra cui Hans Finsler, Georg Schrimpf, Heinrich Maria Davringhausen, Carl Grossberg e Aenne Biermann. L’allestimento riserva una particolare attenzione al confronto tra pittura e fotografia, offrendo la rara opportunità di esaminare le analogie e le differenze tra i diversi ambiti espressivi del movimento.

Nei quattordici anni della Repubblica di Weimar (1919-1933), gli artisti tedeschi si confrontano con le devastanti conseguenze della Prima Guerra Mondiale; con gli effetti sociali, culturali ed economici del rapido processo di modernizzazione e urbanizzazione che muta il volto della Germania; con la piaga della disoccupazione dilagante e la disperazione di vasti strati della società; con i mutamenti delle identità di genere e gli sviluppi della tecnologia e dell’industria. Negli anni che vanno dalla fine della guerra all’avvento del nazismo, la prima democrazia tedesca è un fertile laboratorio di esperienze culturali che vede il tramonto dell’espressionismo, le esuberanti attività antiartistiche dei dadaisti, la fondazione del Bauhaus e l’emergere di un nuovo realismo.

A sancire nel modo più efficace l’emergere di questo nuovo realismo – variamente definito postespressionismo, neonaturalismo, verismo o realismo magico – è la mostra che si tiene a Mannheim nel 1925 dal titolo Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività). I diversi artisti associati a questa nuova figurazione formano un gruppo eterogeneo e non sono uniti da un manifesto programmatico, una tendenza politica o un’unica provenienza geografica: ciò che li accomuna è lo scetticismo per la direzione intrapresa dalla società tedesca e la consapevolezza dell’isolamento umano che questi cambiamenti comportano.

La sconfitta nella Prima Guerra Mondiale comporta per la Germania costi altissimi sul piano finanziario, sociopolitico ed emotivo. E diversamente dai predecessori espressionisti – che avevano accolto con entusiasmo lo scoppio del conflitto prima di confrontarsi con la terribile realtà dei campi di battaglia – gli artisti della Nuova Oggettività guardano con disincanto alla complessa situazione della nuova Germania. Allontanandosi dalla soggettività esasperata e dalle distorsioni formali dell’espressionismo, questi artisti scelgono il realismo, la precisione, la sobrietà oggettività, e rivisitano tecniche e generi della grande tradizione pittorica, con un nostalgico ritorno al ritratto e una spiccata attenzione per la resa delle superfici.

Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, 1919-1933 è suddivisa in cinque sezioni tematiche: La vita nella democrazia e gli strascichi della guerra evidenzia la disparità tra la borghesia in ascesa e le categorie sociali più colpite dalle conseguenze del conflitto: reduci di guerra, disoccupati, prostitute, vittime della violenza e della corruzione politica; La città e la natura del paesaggio indaga il divario crescente tra uno scenario urbano sempre più industrializzato e un mondo rurale rievocato con nostalgia; Natura morta e beni di consumo si concentra su un nuovo tipo di natura morta, in cui gli oggetti che accompagnano la vita quotidiana, spesso prodotti in serie, sono allestiti in composizioni che si presentano come “ritratti di oggetti”; L’uomo e la macchina esplora i diversi approcci adottati dagli artisti verso gli effetti trasformativi e al contempo disumanizzanti del rapido processo di industrializzazione; infine, Nuove identità: tipi umani e ritrattistica illustra una nuova tendenza della ritrattistica che trascende l’individualità del soggetto per enfatizzarne l’appartenenza a una categoria sociale.

Stephanie Barron, curatrice della mostra e capo curatrice della sezione di arte moderna al LACMA, spiega: “Un’attenta analisi di questo periodo permette di comprendere più a fondo un capitolo complesso della modernità artistica tedesca. Provenienti da retroterra diversi, questi artisti – alcuni dei quali sono tra i protagonisti più noti dell’arte del Novecento, mentre altri sono quasi sconosciuti al di fuori della Germania – hanno abolito l’emotività, l’enfasi espressiva e lo slancio estatico e per impegnarsi a registrare e smascherare la realtà immediata, osservandola con uno sguardo sobrio e impersonale. Nel complesso, gli artisti di questa tendenza hanno creato il ritratto collettivo di una società alle prese con una difficile transizione, in immagini che, oggi come allora, appaiono stupefacenti.”

“Indubbiamente la Nuova Oggettività, con i suoi diversi approcci al realismo – talvolta critici o satirici, talvolta freddi e imperturbabili o ammalianti e magici; talvolta dediti a una resa minuziosa della realtà o a uno scrutinio della realtà attraverso le distorsioni dell’obiettivo fotografico – hanno risposto alle difficoltà di un’epoca tumultuosa con soluzioni artistiche incisive”, spiega Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia. “In questo breve periodo gli artisti erano liberi di esprimere il loro anelito alla verità in immagini di grande suggestione”.

dal 1 maggio al 30 agosto 2015

Venezia, Museo Correr

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