Immigrazione, profughi ospitati in hotel con tablet e piscina si annoiano


“La gestione dell’immigrazione clandestina è per tutti noi un impegno che fatichiamo a sostenere. Le Forze dell’Ordine fanno un lavoro immane in ogni fase dell’arrivo e della permanenza dei profughi, lo Stato impiega uno sforzo che neppure potrebbe permettersi, i cittadini italiani sopportano enormi sacrifici, e loro? Loro… si annoiano! C’è davvero da non credere alle parole riportate nero su bianco dalla stampa che ha raccolto le dichiarazioni di alcuni profughi ospitati a Pisa, in hotel con piscina e confort di vario genere che molti cittadini neppure osano sognare, e che si lamentano! Ma cosa abbiamo creato in questo scellerato Paese? Quanto potrà durare tutto questo? Presto saremo impegnati non solo a vigilare sulla sicurezza compromessa da tanti clandestini non particolarmente avvezzi al rispetto delle leggi e delle regole del nostro Paese, ma soprattutto a contenere le reazioni di tanti, troppi italiani schiacciati da indigenza e condizioni di vita infime che assistono attoniti all’offesa spudorata delle loro sofferenze. Andando avanti così non è assurdo temere che scoppi una rivoluzione. La sicurezza pubblica è ben più a rischio di quel che si possa pensare”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così il servizio stampa pubblicato dal Tirreno e poi ripreso da numerosi organi di informazione in merito alla vicenda di tredici profughi che da due settimane alloggiano in quattro stanze dell’albergo “Rosa dei venti”, a Pisa. Si tratta, in particolare, degli stessi tredici che, giunti a Pisa lo scorso 8 maggio, avevano rifiutato di sistemarsi al più modesto hotel “5 Lecci”, protestando vivamente e creando più di qualche imbarazzo a Prefettura, Associazione che ne ha la gestione e Forze dell’Ordine. Alla base della protesta la mancanza di servizi (assenza di rete wifi), incompatibilità di natura religiosa con gli ospiti già presenti e altre ragioni simili, fino a che i profughi, provenienti da Ghana, dal Senegal, dalla Nigeria, dal Mali, tutti giovani e in Italia già da un anno e mezzo, avevano acconsentito al trasferimento alla “Rosa dei venti”.

Dopo appena venti giorni, però, ecco le lamentele: look hip-hop, cuffie grandi sul collo come i calciatori, tablet al seguito, televisione, internet, e immancabile pallone, dal bordo della piscina dell’hotel i clandestini in attesa delle risposte definitive sulle loro richieste di ottenere lo status di rifugiati, hanno risposto al cronista che li ha intervistati con una certa spavalderia: “Ci annoiamo, perché stiamo vivendo lo stesso giorno da un anno e mezzo. Chiediamo solo che ci diano i documenti che abbiamo chiesto per poter essere liberi di realizzare i nostri sogni in Italia. Ognuno di noi ha dei progetti: c’è chi vorrebbe tornare a studiare e chi cerca un lavoro. Qui, lontani dal centro del paese, siamo in trappola”, e ancora “Aspettiamo qui perché non sappiamo dove andare. Vorremmo solo che si facesse in fretta e che si trovasse il modo per riempire le nostre giornate. Siamo stanchi e annoiati… Siamo in prigione, nessuno viene a sistemare le camere e manca la lavatrice. Mangiamo pasta da mesi”.

“E’ letteralmente sconvolgente leggere cose del genere – conclude Maccari -. Lo è per noi che per fronteggiare le problematiche legate all’immigrazione clandestina siamo sommersi da un superlavoro disumano, malpagato, pericoloso, sprovvisti anche dei mezzi minimi per affrontarlo. Non possiamo che pensare a quanto possa essere insopportabile per i tanti che dormono in macchina e non si preoccupano quindi che non ci sia chi rimette a posto le stanze, che non sanno cosa dar da mangiare alle loro famiglie e chissà che farebbero per avere la pasta tutti i giorni, che non hanno problemi di mancanza di lavatrici perché non posseggono abiti alla moda da lavare… Certo è che chi fugge da fame, guerra e miseria non definirebbe mai una prigione un hotel con piscina da cui si è oltre tutto liberissimi di uscire per darsi da fare se lo si vuole. Questo è innegabile e non c’è spirito umanitario mosso più che altro da finta carità pelosa al mondo che possa cambiare questa certezza. Rimane la vergogna di lasciare cittadini e Servitori dello Stato abbandonati alle loro tragedie quotidiane mentre oltre tutto devono assistere a tali sostanziali ingiustizie. Così proprio non va”.

Coisp

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