Poggioreale si rinnova: Made in Earth presenta “Progetto di un cortile”


Mercoledì 10 giugno al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli alle ore 17.00 sarà presentato il progetto del nuovo cortile del carcere di Poggioreale in un incontro da titolo “Il carcere nella città, la città nel carcere”. Alla presentazione interverranno Antonio Fullone direttore della Casa Circondariale di Napoli – Poggioreale, Sergio Schlitzer, presidente della onlus “Il carcere possibile”, Anna Maria Ziccardi, consigliere della onlus “Il carcere possibile”, Giancarlo Artese, socio fondatore associazione Made in Earth.

La presentazione di “Progetto di un cortile”, realizzato dagli architetti e progettisti di Made in Earth e fortemente voluto e accolto dalla Casa Circondariale di Poggioreale e dall’Associazione “Il carcere possibile”, sarà l’occasione di approfondire la necessità e l’impegno di proposte sostenibili per la città di Napoli.

L’organizzazione no profit napoletana Made in Earth si occupa di piani di sviluppo socio-economico e abitativo, progettazioni sostenibili e architetture che possano rispondere a esigenze di primaria necessità come edifici comunitari, case, scuole, ospedali, promuovendo lo sviluppo di soluzioni innovative e reinterpretando tecniche tradizionali.

Lavora in Italia e in India dove, in collaborazione con l’organizzazione internazionale Terre des Hommes Core Trust, ha realizzato residenze per bambini, edifici comunitari, centri di formazione artigianale e professionale, per cui ha ricevuto il Premio Internazionale di Architettura Selinunte.

La collaborazione con dalla Casa Circondariale di Poggioreale e dall’Associazione “Il carcere possibile” inaugura il primo progetto di Made in Earth a Napoli, del gruppo partenopeo di architetti che offre le sue professionalità per dare risposte semplici, sostenibili e innovative.

Poggioreale, pur con le problematiche derivanti dall’essere un carcere di vecchia concezione (i lavori di costruzione iniziarono nel 1905), ha una grande qualità: è uno dei pochi carceri cittadini rimasti, cioè una struttura che è inserita nel corpo vivo della città.

Questa caratteristica, per nulla secondaria, consente ai detenuti di sentirsi ancora connessi al mondo esterno, non solo attraverso i familiari – che in una tale collocazione riescono ad avere con loro contatti più frequenti – ma proprio attraverso la posizione, che influisce sulla loro percezione di ciò che accade “fuori” (ad esempio, attraverso i rumori esterni).

La città è innanzitutto un luogo, un sistema di relazioni; la forma della città condiziona queste relazioni e da esse viene condizionata.

Un sistema di relazioni che, inoltre, alimenta anche quello delle regole: lo spazio della socialità è uno spazio ad alto potenziale educativo.

“Progetto di un cortile” si propone di portare all’interno del carcere un frammento di città, cioè uno spazio articolato che stimoli, secondo più modalità, le relazioni e la socialità, e attraverso ciò inneschi un processo (ri)educativo.

Lo spazio del cortile verrà articolato suddividendolo in aree a diversa vocazione, segnate da una differente pavimentazione, e l’inserimento di pochi elementi tridimensionali.

L’intera composizione viene generata sulla base di una griglia ideale di moduli rettangolari – come nel tracciato di una città di fondazione – a cui via via si sovrappongono una serie di livelli o layer funzionali: la griglia, testimonianza di una flessibilità e modularità del progetto, lo spazio dinamico, lo spazio del relax e lo spazio dell’aggregazione.

Se da un lato la griglia compositiva conferisce ordine – seppure latente – all’insieme, dall’altro l’assenza di vere e proprie limitazioni d’uso o di demarcazioni interne lascia un margine libero, che vuol permettere a chi vivrà quello spazio di farlo proprio, magari usandolo secondo nuove e diverse modalità: un piano basso potrà essere un elemento su cui sedersi, distendersi, fare esercizi o giocare a carte, ma anche altro.

Più nel dettaglio, il layer dello spazio dinamico è costituito da una striscia perimetrale, realizzata in materiale tecnico, che individua un anello lungo il quale fare jogging, e alcune aree più larghe a ridosso dei muri dove i detenuti potranno giocare a basket o a pallone; un’area del muro in corrispondenza di quella pavimentata verrà rifinita con lo stesso colore per segnare porte o canestri, e insieme ravvivare la parete dei padiglioni.

Il layer dello spazio del relax individua quelle zone dove i detenuti potranno riunirsi in gruppi più piccoli, o magari rilassarsi da soli, ed è realizzato con un prato sintetico, a simulare l’elemento naturale evitandone però i problemi e i costi della manutenzione. Qui le sedute possono fungere da schienali per chi vuole distendersi sul prato.

Il layer dello spazio di aggregazione individua invece le aree dove lo stare insieme riguarda più persone: sono perciò concepite come delle piccole piazze, con le sedute contrapposte e una pavimentazione in cemento stampato che rammenta quella urbana. Le “piazze” sono dotate di una copertura ventilata in pannelli di policarbonato per la protezione dalla pioggia, a cui potrebbe eventualmente associarsi una tenda. L’area dedicata all’autoespressione è segnata da quelle parti – tutte verticali, sulle pareti dei due padiglioni che racchiudono il cortile – dove i detenuti potranno essere liberi di scrivere, disegnare, dipingere; in una possibile evoluzione potrebbero diventare il fondale per piccole rappresentazioni.

Le aree legate alla socialità compongono una sorta di isola al centro del cortile, separata da quella dell’attività fisica da una fascia con pavimentazione in cemento stampato dove poter passeggiare. La sistemazione è completata da una sottile striscia di verde a ridosso dei quattro muri perimetrali, realizzata a raso o con una fioriera bassa, dove piantumare un rampicante, in modo che rivesta le pareti dei padiglioni.

L’impostazione del progetto, l’utilizzo di una griglia compositiva e di pochi elementi tridimensionali (anche a causa delle necessarie misure di sicurezza) ne rendono possibile la modularità, di composizione e di realizzazione: il progetto può variare adattandosi a contesti o esigenze diverse, così come è possibile ipotizzarne un’esecuzione graduale.

 

 

PAN – Palazzo delle Arti di Napoli

Mercoledì 10 giugno 2015

ore 17.00

Il carcere nella città, la città nel carcere

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