Il restauro lapideo come studio e missione: la “lezione” di Guglielmo Galli


Si intitolerà semplicemente “Guglielmo Galli nei musei fiorentini (1967-1987). Ricordo” l’incontro previsto martedì 9 giugno, alle ore 16, nell’ex-chiesa di San Pier Scheraggio, agli Uffizi.

L’appuntamento è dedicato all’attività di restauro di Guglielmo Galli  (Firenze 1939-1987), a 25 anni dalla sua prematura scomparsa, e hanno già dato la loro adesione, oltre a Paola Grifoni (Segretario regionale del Mibact per la Toscana) e a Antonio Natali (Direttore degli Uffizi), anche Cristina Acidini, Cristina Aschengreen Piacenti, Giorgio Bonsanti, Marco Ciatti, Mina Gregori, Detlef Heikamp e Magnolia Scudieri.

La storia professionale di Galli, nell’arco di 20 anni di restauri (1967-1987), fu rivolta soprattutto alle sculture lapidee, prendendo avvio dall’esperienza post-alluvione del 1966, presso il Centro di restauro delle sculture e delle arti minori, all’ultimo piano di Palazzo Davanzati, a Firenze,

La strada intrapresa da Galli nel campo del restauro della statuaria divenne al tempo stesso studio appassionante e missione, condivisa con giovani funzionari, storici dell’arte, direttori ed allievi.

In due decenni Galli ha realizzato restauri esemplari: basta citare gran parte della statuaria della Galleria degli Uffizi tra cui le sculture della Sala della Niobe e della Loggia dei Lanzi e del museo del Bargello tra cui San Giorgio libera la principessa di Donatello, le sculture della Fontana della Sala Grande dell’Ammannati e il gruppo Paggi Musicanti di Benedetto da Maiano, le cere di Gaetano Zumbo e di Clemente Susini del museo della Specola, il Cristo del Sansovino del Battistero di Firenze. Non solo: il restauratore fiorentino ha insegnato nelle più importanti istituzioni italiane ed internazionali, formato un grande numero di restauratori italiani e stranieri, e rinnovato nelle tecniche e nei materiali la conservazione delle opere plastiche in marmo, pietra, stucco e cera.

Dall’analisi dei suoi scritti e appunti di lavoro conservati nel Fondo Guglielmo Galli, se confrontati con la documentazione ufficiale dei vari archivi delle Soprintendenze fiorentine, emerge un’intensa operosità che consente di far luce sull’evoluzione di un particolare settore del restauro lapideo che, proprio tra il 1967 e il 1987, raggiunse la piena maturità, conquistando quell’unità di metodo fino a allora dedicata alle arti maggiori.

Per l’occasione, e per conoscere più a fondo nel suo insieme l’opera di Galli, è stato realizzato un volume che sarà presentato all’Opificio delle Pietre Dure all’apertura del nuovo anno accademico 2015/16.

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