“Nessunissima sorpresa che l’Autorità giudiziaria abbia fatto cadere nel vuoto la denuncia del padre di Antonino Speziale contro di me e, quindi, contro il Coisp. Per noi è solo l’ennesima conferma, ed in una sede particolarmente importante, di ciò che sosteniamo da sempre: che l’astio, l’insofferenza ed il desiderio smisurato di ritorsioni e di vendetta nei confronti di chi viene visto come un nemico contro cui scagliarsi, porta a gesti sconsiderati, come può avvenire in uno stadio, o a manifesti tentativi di affermare le proprie irriducibili idee con ogni mezzo, come può avvenire sporgendo nientemeno che una denuncia contro chi osa dire le cose come stanno. Non possiamo che insistere su quel che andiamo ripetendo da anni, che di fronte a certi innegabili errori, il silenzio ed una seria riflessione sarebbero la miglior cosa… certamente meglio che insistere ad aggredire i Poliziotti, che sia in strada, in tribunale o in qualsiasi altro posto e modo”.
Con queste parole Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta la notizia dell’archiviazione del procedimento a suo carico nato dalla querela di Roberto Speziale, padre di Antonino, uno dei due ultrà del Catania condannati per l’omicidio preterintenzionale dell’Ispettore Capo di Polizia Filippo Raciti rimasto ucciso durante gli scontri avvenuti in occasione del derby di calcio col Palermo, il 2 febbraio del 2007, allo stadio Massimino. Nel corso dell’espiazione della sua condanna definitiva a 8 anni di reclusione (dopo tutti i gradi di giudizio a Speziale è stata inoltre negata la revisione del processo), l’ultras catanese è stato sottoposto dal Dap al regime di 14bis, ed in quell’occasione il suo difensore, Giuseppe Lipera, ha contestato il provvedimento ritenendolo ingiusto perché, commentò fra l’altro: “Il mio assistito ha sempre avuto un comportamento rispettoso nei confronti delle Forze dell’Ordine”. Una frase di fronte alla quale Maccari era sbottato: “Dire che abbia sempre avuto un comportamento rispettoso verso le Forze dell’Ordine un condannato per l’omicidio di un Poliziotto è certamente una cosa che ha del ridicolo. Drammaticamente ridicolo, purtroppo”.
Seguì, a stretto giro, la querela di Speziale padre, secondo il quale il Segretario del Coisp sarebbe stato ingiurioso ed offensivo, da cui nacque un procedimento a carico di Maccari che si è concluso, però, con la richiesta di archiviazione da parte della Procura della Repubblica. Una richiesta cui Roberto Speziale si è opposto senza successo, dal momento che il Gip ha messo la parola fine alla vicenda “bocciando” la querela dal punto di vista formale e sostanziale. A quasi un anno esatto di distanza da quel “botta e risposta” del giugno 2014, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania ha cioè archiviato il procedimento contro Maccari, accogliendo in pieno, oltre e più che la richiesta dello stesso pubblico ministero, le argomentazioni del difensore di Maccari, l’avvocato Eugenio Pini.
“Quella di Roberto Speziale – spiega quest’ultimo – è stata un’iniziativa che definire azzardata e ‘fuori fuoco’ è poca cosa. Lo testimonia il dato tecnico che il giudice ha parlato di improcedibilità, con ciò condividendo i nostri rilievi a proposito del fatto che, indipendentemente dal merito della questione, Roberto Speziale non era legittimato a proporre querela, dal momento che le dichiarazioni di Franco Maccari oggetto della vicenda non riguardavano affatto lui. E comunque, cosa ugualmente rilevante, non esisteva alcun presupposto per configurare la fattispecie della diffamazione, dal momento che le espressioni utilizzate da Maccari non apparivano volte a denigrare la personalità del denunciante né di suo figlio, ma si limitavano a commentare notizie che riguardano quest’ultimo. Dati di fatto incontestabili cui le considerazioni del Segretario Generale del Coisp, che parlava ovviamente quale massimo rappresentante del Sindacato, si attagliavano alla perfezione, dal momento che Antonino Speziale è stato sottoposto al regime di 14bis, carcere ristretto, per motivi disciplinari, peraltro per fatti simili a quelli che avevano dato origine al processo sfociato nella condanna per omicidio nel ‘caso Raciti’. Si tratta, più precisamente, di intemperanze verso le Forze dell’Ordine presenti nel carcere di Agrigento, collegate a motivi calcistici, nella specie perché Speziale avrebbe insultato e tenuto atteggiamenti sprezzanti nei confronti degli Agenti dopo l’apparizione in diretta tv dallo stadio Olimpico di Roma, per la finale di Coppa Italia, di Genny ‘a carogna, che indossava la maglietta ‘Speziale libero’.
“E’ appena il caso di dire, infine – conclude l’avvocato Pini -, come la pronuncia del Giudice di Catania, complessivamente considerata, lasci ampio spazio ad eventuali azioni contro il denunciante per calunnia”. Argomentazioni di merito del tutto simili a quelle dello stesso pubblico ministero che, chiedendo l’archiviazione per Maccari, ha evidenziato: “… Le espressioni reputate offensive e diffamatorie descritte in querela non appaiono integrare gli estremi del reato contestato. L’indagato appare mosso, in realtà, dalla volontà di difendere la propria categoria di riferimento, contestualizzando le affermazioni della famiglia di Speziale e del suo legale nel complesso di tutta la vicenda dalla quale è scaturito il cosiddetto caso Raciti, più che a denigrare l’altrui persona. Nel caso in questione, poi, qualora si volesse ritenere esistente una carica diffamatoria … non appare comunque integrata l’ipotesi delittuosa prevista dall’art. 595 c.p., III co., c.p. anche per la presenza di una causa di giustificazione quale l’espressione del diritto di critica… Nel caso che ci occupa, a parere dello scrivente, appaiono rispettati tutti i limiti sopra descritti in quanto non vi è dubbio che l’argomento affrontato sia di drammatico interesse pubblico in quanto continui sono gli episodi di assurda violenza che si registrano negli stadi in occasione di incontri di calcio; così come non si può negare che dalla semplice lettura dell’articolo si evince che non vi sono offese personali e gratuite nelle affermazioni del Maccari, ma solo critiche (che possono non essere condivise da alcuni ma che mere critiche restano) rispetto alle polemiche scaturite dopo il trasferimento del figlio del denunciante dal carcere di Agrigento per motivi disciplinari (sembrerebbe peraltro per fatti simili a quelli che hanno originato il processo scaturito nella condanna per omicidio: intemperanze verso Forze dell’Ordine per motivi legati al Calcio o più correttamente al tifo organizzato e spesso violento, proprio come accaduto nella triste sera dell’Olimpico per la fine di Coppa Italia). L’impostazione del discorso del Maccari … consiste in un dissenso motivato, manifestato in termini misurati e necessari, e non in un attacco personale, con espressioni direttamente calibrate a ledere la dignità morale dell’interlocutore”.
“A tutto questo non c’è nulla da aggiungere – conclude Maccari – se non quello che già abbiamo detto un anno fa, e cioè che saremo costretti a intervenire sulla drammatica vicenda della morte di Filippo finchè ci sarà chi insiste a voler contestare una verità giudiziaria provata in ogni sede. A Roberto Speziale ripetiamo quell’identico invito: prima del prossimo avventato gesto, si ricordi che suo figlio sconterà una pena di otto anni; la famiglia di Raciti, orfana di un figlio, di un fratello, di un marito, di un padre, pur incolpevole, sconta un FINE PENA MAI”.
Coisp
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