Aldrovandi, il Coisp dopo l’annuncio della Moretti di voler ritirare le querele: Dichiarazioni che per modalità e scelta dei tempi hanno un forte sapore politico


“Dichiarazioni dal fortissimo sapore politico. Spiace doverlo sottolineare, ma dati i temi in ballo è d’obbligo. Le premesse, i tempi e le modalità delle dichiarazioni di intenti esternati martedì della signora Moretti generano più di qualche perplessità, e ci fanno dubitare delle motivazioni che ella pone alla base del suo parlare, non certo rispetto al consueto dolore che manifesta per un lutto gravissimo verso il quale continuiamo a manifestare il massimo del rispetto, ma per le presunte finalità delle sue scelte annunciate ma non ancora concretizzatesi in atti. Annunci conditi dagli altrettanto consueti insulti gravissimi agli Appartenenti alla Polizia di Stato, di cui il Coisp, è appena il caso di ricordarlo, ha piena rappresentatività”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, all’indomani dell’annuncio che Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ha fatto al Senato proprio mentre l’Aula discuteva il ddl sul reato di tortura, rimandando il testo alla Camera, affiancata dal presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi. La Moretti ha spiegato ai microfoni di voler ritirare alcune querele sporte nei mesi scorsi, fra le quali due all’indirizzo del Segretario Generale del Coisp, Maccari, perché “a dieci anni dalla morte di Federico – hanno riportato i media – per il mio ruolo di madre, ma anche per le mie aspirazioni e per la mia attuale visione del mondo, penso che il dedicare anche solo alcuni minuti a persone che disprezzo sia un’imperdonabile perdita di tempo. Non voglio più doverli vedere né ascoltare o parlare di loro”.

“Si tratta – spiega adesso Maccari – di intenzioni che ci erano state già comunicate in precedenza in ben altra sede e con la sollecitazione al massimo del riserbo (!!!), trattandosi di una questione che si asseriva intimamente connessa alla volontà della signora Moretti di proseguire il proprio cammino nell’intimità della propria vita familiare lontano da polemiche e discussioni che in questi anni l’hanno vista protagonista e che sono giunte persino in sede legale, c’è da aggiungere per sua iniziativa. Decisioni talmente intime che si è pensato bene di renderle invece pubbliche nientemeno che al Senato della Repubblica italiana! La Signora Moretti parte affermando ‘Ritiro le querele perché sono convinta che una sentenza di condanna non potrebbe cambiare persone che, da quanto capisco, costruiscono la loro carriera sull’aggressività e sul rancore’, un assunto dal quale traspare “appena” un pizzico di arroganza, laddove le vicende giudiziarie che ci riguardano sembrano piuttosto andare in una direzione ben diversa da quella che potrebbe condurre a una condanna, posto che rispetto ad una delle querele della signora il pubblico ministero si è determinato per una richiesta di archiviazione, mentre dell’altra querela contro di noi ancora non è dato sapere nulla di certo come, del resto, nulla si sa ancora della querela che noi abbiamo sporto contro la Signora Moretti di fronte all’ennesima gravissima offesa che ella ci ha rivolto in maniera completamente infondata ed ingiusta, proprio come del resto oggi continua a fare affermando che facciamo carriera sull’aggressività e sul rancore! Se proprio del rancore si vuole ravvisare nelle parole di qualcuno, forse si dovrebbe partire dall’esame delle proprie. Comunque, questi tristi risvolti giudiziari che nulla hanno a che fare con i principi per i quali ci siamo sempre battuti partendo dal drammatico caso Aldrovandi troveranno il loro epilogo, non necessariamente quello auspicato dalla signora Moretti pur quando parla di remissione di querela che, come è noto, necessita di una nostra accettazione. Ma la signora ha proseguito: ‘Rifiuto di mantenere questo livello basato su loro bugie e provocazioni per ferirmi ancora e costringermi a rapportarmi con loro. Io ci sto male, per loro, credo di capire, è un mestiere’. Senza che si possa in alcun modo, ancora oggi, ancora una volta, addebitarci alcuna bugia dal momento che non siamo stati certo noi che abbiamo scatenato una vera e propria ondata mediatica basata su falsità e strumentalizzazioni di cui ancora non si è spenta l’eco, se è vero come è vero che ancora siamo costretti a leggere di una presunta manifestazione sotto l’ufficio o casa della signora Moretti con un volgare e pervicace atteggiamento criminalizzante contro di noi che, piuttosto, ci siamo sempre distinti in tanti anni di onorato servizio, per correttezza e sincerità ed indipendenza assoluta. Il nostro mestiere non è dare addosso a chicchessia, figuriamoci a una madre in lutto. Il nostro mestiere è quello di Poliziotti e di Rappresentanti di migliaia e migliaia di Poliziotti, che non possono stare con le mani in mano mentre si insiste a voler inculcare nelle menti dei cittadini che esiste un cancro di violenza e crudeltà all’interno di uno dei più onorevoli e fedeli Corpi istituzionali di questo Stato”.

“Rimane poi – conclude Maccari – l’inspiegabile discrasia fra una presunta volontà di tornare alla dimensione personale e privata comunicataci tempo addietro che si è manifestata poi con il consueto ed assai contraddittorio atteggiamento di continua ricerca di attenzione mediatica e di un non casuale tempismo politico. Le argomentazioni squisitamente ‘personali’ esternate dalla signora Moretti son cadute, causalmente, proprio nella sede e nel momento della nuova discussione del testo sul reato di tortura ed, oltre tutto, sono andate ben al di là di questa specifica questione, dal momento che abbiamo avuto il forte sentore che le sue parole di chiusura volessero comunicare ben altro. Ci sbaglieremo, forse, ma come interpretare la frase ‘bisogna affrontare il problema degli abusi in divisa perché esiste ed è grave’…???”.

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