Dopo la strepitosa voce e interpretazione di Massimo Masiello sul belvedere di Nocelle, domenica 2 agosto a Montepertuso alle ore 21,00, arriva il terzo appuntamento itinerante del Positano Teatro Festival, diretto da Gerardo D’Andrea, all’insegna delle risate nel solco della tradizione del teatro di Petito, con lo spettacolo “LE STATUE MOVIBILI” che il regista Lello Serao rielabora con una compagnia di giovani attori e la partecipazione straordinaria di una beniamina del pubblico: l’attrice Nunzia Schiano in scena con il veterano Niko Mucci.
Teatri Associati di Napoli/le Nuvole
LE STATUE MOVIBILI
con Nunzia Schiano, Ciro Esposito, Niko Mucci, Daniela Ioia, Biagio Musella, Raffaele Parisi, Ciro Pellegrino
Foto di scena: Giuliano Longone
Scene a cura degli allievi del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti su progetto di Martina Pagano diretti dal Prof. Tonino Di Ronza
Musiche Niko Mucci e Luca Toller
Costumi Annamaria Morelli
Regia di Lello Serao
“Il testo de “Le Statue movibili” (attribuito ad Antonio Petito) è uno dei tanti tasselli che hanno segnato il percorso della cosiddetta “mutazione”, ovvero l’inarrestabile processo che terminerà con Scarpetta – scrive il regista Lello Serao – e che vede la definitiva affermazione del “Felice” a dispetto della storica maschera di Pulcinella, che per secoli aveva segnato le scene. La sensazione, in questo testo, è che siamo ancora in una fase interlocutoria di questo processo, Felice è un giovane scanzonato studente e Pulcinella ancora un servitore scaltro, capace di risolvere, con le sue trovate, le disgrazie a cui la miseria e la costante mancanza di denaro condanna i due. Lo spirito è quello allegro e vivace che regna nelle case degli studenti squattrinati, per i quali l’amore, il gioco, il divertimento e il mangiare a sbafo costituiscono le uniche preoccupazioni della giornata.
Questo spirito allegro resta tale anche quando le faccende si complicano, anche quando la scoperta dell’inganno presuppone la punizione da parte degli adulti. Questi due mondi, quello bambino di Felice e Pulcinella e quello adulto dei proprietari di casa e dei parenti, non si incontrano mai, se non per artifici che servono ad arrivare ad un finale conciliante, ma le differenze restano e resteranno in barba alle promesse e alle buone intenzioni. Nei dettagli, dalla scena ai costumi questa distanza è palese, da un lato la miseria a cui fa da contrappunto la gioia spensierata, dall’altro lo sfarzo manifesto segno di solidità economica ma anche di arroganza e presunzione. La trasparenza dei comportamenti, l’inganno evidente, la manifesta volontà di trasgressione sono sottolineati e ancor più evidenziati dalla scenografia che progredisce verso trasparenze in cui l’interno e l’esterno si fondono fino a quando la città invade l’interno casa. Il testo lascia spazio alla creatività e all’improvvisazione degli attori con reinvenzioni che ci derivano dall’enorme patrimonio che dal Maccus arriva fino ai giorni nostri e che non disdegna puntate anche nel quotidiano più recente”.
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