EFESTOVAL: Memorie e versi dei Campi Flegrei


Venerdì 18 e sabato 19 settembre giornate speciali al Festival diretto da Mimmo Borrelli con “Officine” la sezione che presenta due produzioni, esito di laboratori e vere e proprie “officine” che hanno forgiato piccoli gioielli, in scena al Festival dei Vulcani.

Il 18 settembre alle ore 20.30 sarà la volta di “Tranche deMemorie e versi dei Campi Flegrei_IMG-20150917-WA0000 vie”, rappresentazione con gli ospiti della comunità Dedalo, Dipartimento di Salute Mentale di Pozzuoli, per la regia di Maura Perrone e Roberta Serretiello chesi terrà nel suggestivo Parco Cerillo di Bacoli (Via Cerillo 57, Bacoli). Un emozionante viaggio tra i ricordi: immagini sbiadite di bambine nate in casa e bambini vissuti in collegio, racconti antichi e frammentati. La scuola, i giochi, l’amore; un “attingere” a piene mani dalla memoria autobiografica per far rivivere in scena emozioni, immagini, risonanze.

Sabato 19 settembre, in un orario insolito e speciale alle sei del mattino, sarà messo in scena “Memorie e versi dei Campi Flegrei” la nuova produzione di Efestoval, (in programma anche un’anteprima venerdì 18 settembre ore 06.00), che nasce dal laboratorio di Mimmo Borrelli con 6 giovani attori professionisti su testi tratti dalle sue opere “’A Sciaveca” e “Sepsa”.

In scena storie di vita, di collera, di vendetta e di immaginazione attraverso un percorso teatrale itinerante, in cui lo stesso Borrelli interverrà e guiderà il pubblico in un viaggio nella memoria, nei luoghi e nelle storie, rappresentate daRiccardo Ciccarelli, Veronica D’Elia, Renato De Simone, Paolo Fabozzo, Enzo Gaito e Lucienne Perreca.

I testi, per la prima volta in scena, verranno rappresentati e centellinati in vari quadri al sorgere del sole lungo un percorso ben delineato, nei luoghi di Torregaveta nei quali le storie sono ambientate (alle ore 06.00 con partenza dalla stazione ferroviaria della cumana di Torregaveta – ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili, prenotazioni su [email protected]).

Un orario singolare della giornata che consente di ricostruire l’originaria solitudine dei luoghi per un viaggio che ha bisogno di un silenzio, di un’intimità sonora ed emotiva e di una luce poetica per dipingere storie forti e potenti.

Memorie e Versi dei Campi Flegrei costituisce il principio dell’intero Festival – spiega il direttore artistico Mimmo Borrelli – un inizio curativo, l’incipit che come l’alba non poteva che essere rappresentato al sorgere del sole, nel momento più significativo, disegnando così l’intera operazione di Efestoval”. Una rappresentazione che, inoltre, diventa il modo più semplice, il varo, la riduzione in scala più idonea per testimoniare una drammaturgia e un festival “site specific” come Efestoval.

Le scene di “Sepsa”, suddivise in tre interventi,  raccontano due storie provenienti da un vissuto concreto e cruento: quella di Petru Birladeanu, il musicista rumeno ambulante ucciso in maniera fortuita alla stazione di Montesanto in un agguato di camorra, e quello di Cristina e Violetta, le due rom annegate al capolinea dell’altro versante della linea ferroviaria Cumana. In scena le urla di dolore inascoltate di Mirella, moglie di Petru e quelle di Manuela, una cuginetta di Violetta e Cristina, tratta in salvo e sopravvissuta a Torregaveta, in presenza di testimoni oculari inermi e silenti. La paura di coloro che temono di poter essere uccisi anche loro in un niente, per niente – come sottolinea Mimmo Borrelli – fa diventare le stazioni di Torregaveta e Montesanto, legate tra loro dal filo dell’indifferenza, i capolinea della vergogna.

Del testo “’A Sciaveca” (Premio Tondelli 2007) saranno rappresentate cinque scene che narrano la storia di tre fratelli, figure tra l’immaginario e il reale: Tonino ‘u bbarbone, il più grande, Peppe Scummetiello, il secondogenito nonché prete del paese, e Cinqueseccie, un fratellastro mai legittimato – nato dallo stupro commesso dal padre dei tre a danno di una contadina bacolese – che si vendicherà della sua condizione. Infine c’è Pacchione, il pescatore di frodo, figura realmente esistente, che vive davvero grazie a un’economia di pesca fatta anche con le bombe artigianali.

Sciaveca è il termine che, lungo il tratto tirrenico dei Campi Flegrei, i pescatori usano per indicare la rete da strascico propria della pesca sotto-costa, sporca sempre anche di alghe melmose e di fanghiglia. L’ordito delle sue fitte trame, nell’immaginario drammaturgico di Mimmo Borrelli, rinvia all’ingarbugliato patrimonio di fatti, memorie, mitologie, di uno dei territori campani più ricchi di storia.

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