FIBROSI CISTICA. TERAPIA INTRAVENA PER UN ANNO


“Chi è affetto da fibrosi cistica in forma severa e segue la terapia standard può arrivare a fare anche 5 cicli di antibiotici intravena all’anno, ricoverato in ospedale, con un dosaggio di due o tre volte superiore a quello di un soggetto sano, per circa 15 giorni. Praticamente passa 60 giorni all’anno in ospedale. Ciò significa che in 6 anni di vita, 1 anno intero è dedicato alle sole terapie intravena.” Così il Dr. Tuccio, direttore del centro fibrosi cistica della Calabria, Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, ha introdotto il delicato tema delle terapia per la fibrosi cistica (FC) durante il corso di formazione giornalistica organizzato da Osservatorio Malattie Rare a Roma lo scorso 21 aprile.

“In Italia i pazienti con la fibrosi cistica sono circa 6000, incluse le forme meno severe di patologia – ha spiegato il Dr. Giuseppe Cimino, direttore del centro di riferimento regionale per la fibrosi cistica del Policlinico Umberto I di Roma -. Si tratta di una patologia a trasmissione genetica tipica della razza caucasica. Un bambino che nasce con la fibrosi cistica possiede nel suo corredo genetico due mutazioni del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che ha ereditato dal papà e dalla mamma. I genitori possiedono ciascuno un solo gene difettoso, non hanno sintomi della malattia, e per questo si dicono ‘portatori sani’ di fibrosi cistica. In Italia c’è un portatore sano di fibrosi cistica ogni 25 persone circa. Questo vuol dire che circa una coppia su 600 è composta da due portatori. Quella coppia, a ogni gravidanza, ha il 25% di probabilità di avere un bambino affetto da fibrosi cistica. Questa è la ragione per cui nasce un bambino malato ogni 2500-3000 nuovi nati e la fibrosi cistica è la più frequente fra le malattie genetiche gravi.”

Grazie allo screening neonatale oggi possiamo eseguire la maggior parte delle diagnosi entro 30 giorni di vita del bambino. Ma una volta ottenuta la diagnosi che cosa ci si deve aspettare?
“I neonati malati di FC si riconoscono dal fatto che in un solo mese, che intercorre tra la diagnosi neonatale e il controllo clinico successivo, mostrano spesso una scarsa crescita – ha spiegato il Dr. Mirco Ros, Coordinatore UOS di Fibrosi Cistica dell’Ospedale S. Maria di Ca’ Foncello Treviso –  Questo a causa principalmente dell’insufficienza pancreatica che colpisce i piccoli pazienti nell’85% dei casi e la cui terapia consiste nell’assunzione degli enzimi pancreatici e vitamine per tutta la loro vita.  L’interessamento polmonare è senza dubbio la manifestazione più evidente per questi pazienti anche se non la più precoce. L’ostruzione bronchiale favorisce infezioni ricorrenti e uno stato infiammatorio cronico che portano i polmoni ad un progressivo danno permanente, riducendo in modo progressivo la loro funzione. L’evoluzione della patologia in generale ha andamento variabile.  Altri quadri clinici di questa malattia sono l’ostruzione intestinale, epatopatia che in alcuni casi arriva fino all’insufficienza epatica. Molti pazienti sviluppano un diabete insulino-dipendente, proprio a causa del danni pancreatici (sappiamo bene che l’insulina è un prodotto del pancreas). Anche l’osteoporosi è un quadro clinico molto comune tra i pazienti adulti, favorita dai farmaci, dal malassorbimento di calcio e vitamina e spesso dallo scarso esercizio fisico.”

“Le mutazioni che causano la FC attualmente note sono circa 2000 – spiega ancora Cimino – la differenza di mutazione indica, nella maggior parte dei casi, una diversa espressione di malattia. Le mutazioni che causano la FC sono divise in 5 classi: la prima è la peggiore, la quinta quella che esprime il fenotipo meno severo. La mutazione più frequente in Italia è la mutazione DF508, che interessa il circa 50% dei pazienti. Ma l’Italia è disomogenea dal punto di vista genetico.” La genetica quindi può determinare una forma di malattia più o meno grave. Ma dalla genetica dipende anche la possibilità di accesso ad alcune nuove terapie.”

“Le terapie standard – ha spiegato Tuccio – prevendono tre diverse fasi: l’aerosol (mucolitico e antibiotico, 2-3 volte al giorno per tutta la vita), gli antibiotici per bocca o intravena per contrastare le infezioni e la fisioterapia respiratoria (almeno 2 sedute al giorno, meglio se 3).
Si tratta di terapie impegnative, continuative, che necessitano quella che definiamo ‘aderenza terapeutica’, cioè il coinvolgimento attivo e collaborativo del paziente. Nei bambini richiede una enorme collaborazione da parte dei genitori, mentre negli adulti richiede grande motivazione. Seguire correttamente la terapia permette ai nostri pazienti una vita lavorativa e sociale attiva, ma certamente ruba loro molto tempo.” Una terapia standard impegnativa che ha però permesso un notevole innalzamento della vita media del paziente che 40 anni fa erano di fatto solo bambini. Poi sono arrivate le terapie di nuova generazione.  “In particolare segnaliamo i nuovi modulatori della proteina CFTR che hanno come target la proteina CFTR mutata causa alla base della fibrosi cistica. Ad oggi questi farmaci sono disponibili solo per due sottogruppi di mutazioni: le mutazione gating di classe III, la mutazione R117H e la mutazione in omozigosi F508delta. Per la prima volta, è possibile trattare la causa alla base della fibrosi cistica interagendo con la proteina, andando ad aumentare la quantità, ed a potenziare la funzione sulla superficie cellulare, con un conseguente aumento di trasporto del cloro.”

“Le nuove possibilità farmacologiche offrono grandi speranze ai pazienti con FC. Ciò che conta – conclude Tuccio –  è che oggi possiamo offrire ai pazienti un approccio sempre più personalizzato e sempre più efficace. Unitamente a una presa in carico multidisciplinare e globale ciò garantisce ai pazienti la possibilità di costruire un proprio progetto di vita qualitativamente buono. Penso ad esempio che 4 delle mie pazienti sono diventate mamme. Hanno affrontato la gravidanza con grande entusiasmo, seguendo la terapia meglio di qualunque altro paziente.”

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