È online da martedì (www.mediterraneosociale.eu) il Manifesto dal Cilento sul Turismo Culturale promosso dalla rete Mediterraneo Sociale con l’obiettivo di costruire una rete di processi imprenditoriali fondati sulla economia dell’ospitalità come cura delle persone, del territorio e degli ecosistemi, nel rispetto della cultura materiale e dell’autentica vocazione dei luoghi, per rendere i territori della Campania mediterranea attraenti, produttivi e inclusivi.
“Con questo manifesto programmatico sul turismo culturale – spiega il presidente di Mediterraneo Sociale, Salvatore Esposito – vogliamo promuove sui territori nuove forme di economia civile e dimostrare ad esempio che le fattorie sociali, la riutilizzazione dei terreni e dei siti abbandonati quali beni comuni, e il Welfare di Comunità possono contribuire a creare occupazione e inclusione. Per fare questo, come evidenzia il Manifesto, è necessario puntare sulla responsabilità sociale delle imprese e su una programmazione istituzionale non di emergenza ma di sistema”.
Il manifesto, presentato ad Ascea, nell’ambito del percorso di riflessione “Transiti Mediterranei”, ha avuto il primo sostegno pubblico dall’economista e filosofo della decrescita Serge Latouche, protagonista di un dibattito sul futuro del turismo promosso da Mediterraneo Sociale e coordinato dal direttore de “Il Corriere del Mezzogiorno”, Enzo d’Errico.
“I territori devono recuperare la capacità di essere auto-sostenibili senza distruggere l’ambiente, e questo vale sia per i contesti rurali che per quelli urbani. Il Cilento ha rischiato, negli ultimi 40 anni, di perdere del tutto la sua agricoltura e il suo tessuto artigianale. Ma l’attrattività di un territorio sta nella sua capacità di restare fedele a se stesso, e non in quella di consegnarsi alle speculazioni”. Così l’economista francese che si è poi soffermato sul tema della governance decrescente per i territori: “bisogna tornare ad agire localmente ma pensando globalmente, come già insegnava negli anni settanta il filosofo, teologo ed ecologista politico Jacques Ellul”. Per Latouche “la fine del petrolio e la scarsità delle risorse naturali determineranno il collasso del nostro sistema, ma questo collasso non sarà la fine di tutto, ma soltanto l’impulso forte a ripensare le nostre esistenze come individui e come comunità, come insegna la “pedagogia della catastrofe”. È necessario, quindi, sviluppare la resilienza, che è la parola forte del progetto della decrescita, secondo Latouche, vale a dire il concetto, mutuato dalla fisica, che designa la capacità di un corpo di trovare il suo stato iniziale dopo uno shock. “È il caso di innovazioni come quella delle Transition Towns, le Città di Transizione – ha evidenziato Latouche – messe a punto dall’ambientalista britannico Rob Hopkins, che rappresentano un modello di vita del tessuto urbano nell’ambito del quale la comunità è incoraggiata a ricercare metodi per ridurre l’utilizzo di energia ed incrementare la propria autonomia a tutti i livelli, allo scopo di gestire i cambiamenti”.
Dal Suor Orsola alla Regione Campania: ecco la rete delle adesioni al Manifesto di Mediterraneo Sociale
Attorno al nuovo Manifesto presentato da Mediterraneo sociale si è da subito creata una rete di condivisioni con l’Università Suor Orsola Benincasa, la Regione Campania, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e il Comune di Ascea.
“Questa nuova iniziativa sul turismo culturale – evidenzia Antonello Petrillo – presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università Suor Orsola Benincasa – ci piace molto per tre diversi motivi: innanzitutto è un progetto autenticamente politico, perché non si accontenta di risolvere i piccoli problemi locali ma, rimanendo dentro il locale, punta a rovesciare i paradigmi globali di uno sviluppo distruttivo e insostenibile. Poi, è un progetto necessario e irrimandabile, e lo dico da “sociologo dei disastri” ambientali, come la Terra dei Fuochi, ad esempio. Il terzo motivo è il modo con il quale si intende realizzare la mission del Manifesto: un modo autenticamente democratico, perché la vera democrazia non è uno strumento, ma è già il contenuto della trasformazione”.
L’attenzione della Regione Campania è arrivata con l’intervento ad Ascea dell’assessore regionale allo Sviluppo e Promozione del Turismo, Corrado Matera. “La definizione di un modello originale di turismo è una strada da imboccare velocemente – ha spiegato Matera – perché questo uno dei settori produttivi più importanti per il benessere delle nostre comunità. In questo senso, il Cilento è il territorio ideale per promuovere una necessaria innovazione di paradigma turistico e di qualità dello stile di vita. In Regione stiamo lavorando per definire e implementare un discorso di sistema-Campania, per mettere in rete i punti di forza: il turismo balneare, certo, ma pure quello culturale, vale a dire sociale e sostenibile, sul quale riflettiamo oggi, e ancora quello religioso, quello scolastico, quello verde, il collegamento tra i siti Unesco, come Velia e Paestum, da mettere in connessione con Pompei e la stessa città di Napoli. E infine l’area del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, la cui unità omogenea ha difeso questi territori dalle speculazioni e che è già oggetto di una strategia che riguarda le aree interne di respiro nazionale”.
“Aver ospitato ad Ascea il lancio del Manifesto di Mediterraneo Sociale è stata una straordinaria occasione per la nostra comunità”. Così ha chiosato il sindaco di Ascea Pietro d’Angiolillo, sottolineando di “aver sempre sognato che proprio Ascea, la città che ospita il diciottesimo Parco Letterario della Società Dante Alighieri, dedicato a Zenone e la scuola Eleatica e la comunità di Parmenide, e rappresenta l’avamposto della Magna Grecia della quale il nostro territorio conserva le rovine, potesse diventare la capitale culturale del Cilento”.
Il manifesto online:
www.cittasociale.eu/attachments/documenti/manifesto_turismo_culturale.pdf
Mediterraneo Sociale è una società consortile che ha come missione la promozione dell’economia civile, del welfare di comunità e della finanza etica. La rete si compone di 13 enti associativi ed imprenditoriali, con 120 operatori impegnati in comunità di accoglienzaper persone con problemi di dipendenza e minori, fattorie sociali, centri socio-educativi e servizi per donne e bambini migranti. La rete consortile promuove inoltre master e corsi di alta formazione e buone pratiche territoriali sulla cultura della legalità.
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