Fondazione Musei Civici di Venezia celebra la Biennale Internazionale d’Arte


“Muve contemporaneo” sarà targata la ricca offerta espositiva legata ai linguaggi dell’arte contemporanea che la Fondazione Musei Civici di Venezia ha programmato per i suoi musei nella stagione della Biennale Internazionale d’Arte 2013. Un calendario denso, per qualità e quantità delle proposte, che conduce nel cuore della città e delle isole lagunari a incontrare alcuni dei principali protagonisti o movimenti dell’arte del secondo Novecento: dal Museo Correr alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’Pesaro, da Ca’Rezzonico-Museo del Settecento Veneziano al Museo di Storia Naturale fino al Museo del Vetro di Murano e a quello del Merletto nella fascinosa isola di Burano.

Grandi eventi o suggestioni espositive, “pillole di contemporaneo” come le definisce Gabriella Belli che – da poco più di un anno alla direzione della Fondazione Musei Civici di Venezia – punta a un sistema museale pienamente inserito nell’attualità, aperto alle contaminazioni dei linguaggi, al dialogo tra le arti, ai confronti tra passato e presente; capace di proporre chiavi di lettura inedite ponendosi come obiettivi la ricerca scientifica, la fruizione, la valorizzazione e la produzione culturale.

Il confronto con i linguaggi artistici e le visioni dell’oggi appare dunque una necessità, fonte di riflessione e stimoli fondamentale per arricchire e mantenere vitale una rete museale, ampia e articolata, come quella gestita dalla Fondazione: 11 musei rappresentativi della storia millenaria e della complessità culturale ed espressiva di Venezia, che preservano e valorizzano il passato ben attenti, nelle forme di gestione, nelle dinamiche e nelle proposte culturali, alle istanze più attuali della società. Così, se da fine aprile il pubblico potrà ammirare a Palazzo Ducale la grande mostra “Manet. Ritorno a Venezia” realizzata con la collaborazione speciale del Musée d’Orsay, tra la metà di maggio e l’1 di giugno incalzeranno invece le proposte legate a “Muve contemporaneo” e il dialogo tra visioni artistiche di ieri e di oggi si farà serrato.

L’affaccio di rara bellezza su Piazza San Marco, attraverso le grandi porte-finestre che illuminano l’ala per esposizioni temporanee del Museo Correr, dal 1 giugno sarà riservato a uno dei massimi scultori viventi, figura cardine nello sviluppo dell’arte plastica del XX secolo: Sir Anthony Caro (1 giugno – 24 ottobre). Il geniale artista britannico (New Malden, Surrey 1924), che con i suoi rivoluzionari assemblaggi è internazionalmente considerato emblema del nuovo e della modernità in scultura, ha scelto la “sfida” con Venezia per la sua prima antologica italiana e affronta il confronto diretto con il luogo nevralgico della città, sintesi di storia e mito, cercando quell’equilibrio tra spazio, forma e contenuto di cui egli è grande interprete.

Una mostra-omaggio, promossa in collaborazione con la Fondazione Anthony Caro e con il patrocinio del British Council – curatore Gary Tinterow, direzione scientifica di Gabriella Belli, progetto allestitivo di Daniela Ferretti – che consentirà di ripercorrere la carriera del versatile artista: dall’esordio prettamente figurativo, sotto l’influenza del suo maestro Henry Moore, alla dirompente innovazione avviata negli anni Sessanta (pionieristica l’esibizione alla Whitechapel Gallery nel 1963), fino alle più recenti esperienze. Oltre a una selezione di disegni risalenti agli inizi della sua carriera e di Paper Sculptures, l’evento includerà anche le famose opere in acciaio, di grandi dimensioni, come Red Splash del 1966, Garland del 1970 e Cadence (1968/1972) fino all’ultima sua opera: River Song (2011/2012). Il Museo Correr – che conserva prove eccezionali della grande pittura veneziana tra ‘500 e ‘700 – e Ca’ Pesaro, ove trionfa l’arte del Novecento, saranno sede di un altro eccellente “confronto-incontro” tra l’opera di Emilio Vedova, gli spazi monumentali e ricchi di storia di questi due luoghi culto della museografia lagunare e le loro collezioni permanenti.

Vedova plurimo (18 maggio – 13 ottobre), promossa su progetto e con la collaborazione della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, a cura di Germano Celant, solleciterà a rileggere alcune magistrali opere del grande Maestro veneziano alla luce della storia artistica della città lagunare che, inevitabilmente, ha permeato anche la sua straordinaria personalità. Contaminazioni cariche di suggestioni anche a Palazzo Fortuny nell’inedita mostra Tàpies. Lo sguardo dell’artista (1 giugno – 24 novembre), che ricorda, a un anno dalla sua scomparsa, il geniale maestro catalano figura chiave dell’informale internazionale. Non solo importanti lavori di Antoni Tàpies, ma quell’universo di rimandi culturali e artistici ai quali egli “guardava” e che conservava nella sua personale collezione: oggetti e opere in cui Tàpies trovava stimoli e risposte ai molteplici interrogativi sull’universo, sul mistero della vita, sul senso dell’arte, che costantemente si poneva, influenzato sia da filosofi, studiosi di scienza e religioni, che dai grandi pittori del passato o suoi contemporanei.

Un’esposizione, co-prodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dalla Vervoordt Foundation e realizzata in stretta collaborazione con la famiglia Tàpies – curatori Daniela Ferretti, Natasha Hébert, Toni Tàpies, Axel Vervoordt – il cui scopo sarà mettere in luce lo “sguardo” del maestro sia come artista che come collezionista.

Le opere – presentate nel contesto raccolto e quanto mai appropriato della casa di Mariano Fortuny – sono state selezionate proprio tra quelle conservate nell’abitazione privata di Tàpies e saranno esposte al pubblico, in molti casi, per la prima volt a. Lavori di artisti del XX secolo, come Joan Miró, Pablo Picasso, Kazuo Shiraga, Franz Kline, Jackson Pollock e Jannis Kounellis, saranno proposti accanto a sculture tribali o d’arte orientale e ai dipinti del grande pittore catalano, in una prospettiva intima ed emozionale piuttosto che cronologica.

Ci saranno importanti libri d’arte con suggestive litografie, realizzati da Tàpies in collaborazione con scrittori e poeti, e si potranno ascoltare le musiche dei compositori del Novecento che più lo affascinavano: Schöenberg, Alban Berg, Shelsi, John Cage, Anton Webern. Infine, un tributo all’arte e alla personalità eclettica di Antoni Tàpies sarà reso da alcuni dei maggiori artisti viventi a lui vicini o anch’essi alla ricerca, esattamente come Tàpies, di risposte sul mistero e l’inesplicabile: Perejaume Borrell, Anthony Caro, Lawrence Carroll, Antoni Llena, Marisa Merz, Giuseppe Penone, Kichizaemon Raku, Shiro Tsujimura, Gunther Uecker. “Muve Contemporaneo” non poteva non coinvolgere anche la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, che sarà oggetto di una complessiva rivisitazione da parte di Gabriella Belli dei percorsi espositivi permanenti, con lo scopo di dar vita a nuovi fascinosi Colloqui (dal 1 giugno) tra le opere: inediti dialoghi, potenti confronti, recupero di affinità elettive che sono state alla base della grande storia contemporanea di Venezia e nuove sfide interpretative, per un museo che vanta la prima collezione municipale italiana d’arte moderna (inaugurata alla fine dell’Ottocento), con opere, tra gli altri, di Rodin, Kandinsky, Klimt, von Stuck, de Chirico, Boccioni, Casorati, Bonnard, Calder, Moore, ecc. Soprattutto le collezioni di Ca’ Pesaro e la città di Venezia si arricchiranno, nel segno di Ileana Sonnabend (dal 1 giugno), di opere di grandi protagonisti del Novecento come Andy Warhol, Richard Serra, Jeff Koons, Roy Lichtenstein e in particolare Jasper Johns e Robert Rauschenberg: omaggio permanente – in collaborazione con la Sonnabend Collection di New York e con il supporto scientifico di Antonio Homem e di Nina Sundell – a colei che è forse la più grande scopritrice di talenti artistici della seconda metà del XX secolo accanto a Peggy Guggenheim. E sarà assolutamente straordinario il dialogo nella stessa città, a poca distanza, tra le due più importanti e affascinanti signore del collezionismo internazionale, le loro personalità, le loro visioni differenti e complementari della modernità: Peggy, grande mentore dell’arte astratta e surrealista, e Ileana sostenitrice e promotrice di New Dada, Pop e Minimal.

Le contaminazioni tra passato e presente, tra la memoria sedimentata nelle collezioni (oltre 700.000 sono le opere custodite dai musei civici veneziani) e le più attuali espressioni dell’arte, si rinnovano in A very light art (1 giugno – 24 novembre) a Ca’ Rezzonico-Museo del Settecento veneziano: esposizione realizzata in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, a cura di Cornelia Lauf da un’idea di Caterina Tognon. Sette artisti – Mario Airò, Stefano Arienti, Cerith Wyn Evans, Flavio Favelli, Luigi Ontani, Gabriel Orozco, Heimo Zobernig – chiamati a padroneggiare lo spazio e i materiali in relazione al luogo storico in cui operano. Al centro della loro attenzione c’è il celebre lampadario realizzato a Murano nel Settecento, rievocato in opere che esprimono il senso della celebrazione, del decoro, della cerimonia; accomunate dalla maestria e dalla finezza esecutiva, dalla capacità di coniugare – siano esse strutture luminose o mobiles – abilità artigianale e creatività.

Un connubio proprio quest’ultimo che caratterizza da sempre la storia e la cultura veneziana, tanto nell’arte del vetro muranese, quanto in quella, antichissima, del merletto, alla quale fa riferimento anche l’artista l’italo-statunitense Flora Viale protagonista al Museo del Merletto della personale Frammenti sacri (18 maggio 2013 – 5 gennaio 2014). A Murano invece l’avventura imprenditoriale e creativa della Seguso Vetri d’Arte: 1932/1973, viene ricostruita, dal 18 maggio al 29 settembre, grazie alle decennali ricerche del belga Marc Heiremans che ha potuto studiare, per la prima volta, gli archivi dell’azienda e i documenti della famiglia Seguso.

Una carrellata di circa 200 capolavori, prototipi e in molti casi pezzi unici, approdati anche alle Biennali e Triennali, con i quali ripercorre le vicende della fucina in cui operarono Antonio Seguso, il figlio Archimede e i nipoti: vera e propria “dinastia” della lavorazione del vetro che ha contribuito in modo determinante – soprattutto sotto la direzione artistica di Flavio Poli e grazie a eccellenti maestri vetrai – allo sviluppo di quest’arte nel corso del Novecento. Sempre negli splendidi ambienti voluti dall’abate Zanetti, l’artista polacca Anna Skibska (1 giugno – 1 dicembre) presenterà invece le sue impercettibili trame di vetro, “ragnatele geometriche” ottenute ricamando la massa incorporea del vetro e giocando tra visibile e invisibile, mentre Eraldo Mauro proporrà la sua installazione Slides, basata sul potere evocativo della percezione del colore e sul sottile filo che lega l’alchimia, il vetro e la diapositiva.

“Pillole di contemporaneo” che si espandono, pervadono la città, contaminano palazzi e collezioni dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, avviando confronti e dialoghi talvolta stringenti, talvolta più arditi: è il caso di Bestiario Contemporaneo (1 giugno – 24 ottobre) altra notevole, intelligente proposta espositiva che avrà come inedito palcoscenico il Museo di Storia Naturale di Venezia. Noti artisti italiani della collezione ACACIA – Maurizo Cattelan, Francesco Vezzoli, Paola Pivi, Nico Vascellari e altri – sono chiamati a dialogare con le raccolte permanenti del museo tra mondo animale e vegetale, a cura di Giorgio Verzotti e Gemma De Angelis Testa.

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