Riprendendo a percorrere l’affascinante via dell’arte, la seconda artista incontrata al MAVV-WINE ART MUSEUM che ha partecipato con una sua opera al mostra dedicata a “Mosaico per Procida”, nella splendida cornice della Reggia di Portici, è Cristina Capitanio.
Raccontami di te e dimmi come ti sei avvicinato al disegno e alla pittura
Sono Cristina Capitanio, originaria di Bucarest, cresciuta ad Isernia e trasferitami poi a Benevento dove vivo. Sono una pittrice. Fin da bambina la passione per l’arte è diventata sempre più forte tanto da farmi sentire il bisogno di dedicarmi interamente ad essa. A Benevento ho frequentato il corso di studi sperimentale “Michelangelo” indirizzo “pittura e decorazione pittorica”. Durante questo percorso ho appreso varie tecniche artistiche e tra queste ho approfondito quella della fotografia di cui ero rimasta affascinata e quindi ho cominciato a dipingere utilizzando la macchina fotografica come mezzo di ricerca e d’ispirazione per le mie opere d’arte. Nell’ultimo periodo ho frequentato l’atelier di un importante artista beneventano Mario Ferrante, con cui ho intrapreso un cammino di ricerca, di perfezionamento e di studio nelle arti figurative. Mi sono specializzata in “web design”, acquisendo competenze sia informatiche che grafiche.
Cos’è l’Arte e cosa vuol dire essere un artista?
L’arte è il sentire, è il poter esternare quel “sentire” attraverso una forma artistica. È libertà di espressione del sé, mettendo a nudo la propria anima; è comunicazione, è l’impronta che l’individuo lascia della sua esistenza per comunicare alle generazioni future. Essere artista è una questione di sentire e di vedere oltre la realtà. Essere un artista è essere in continua evoluzione attraverso un percorso di crescita interiore per ritrovare se stessi.
Quali messaggi è possibile leggere nelle tue opere?
La maggior parte dei miei quadri raffigura scene oscure da cui emergono figure prevalentemente femminili, che riflettono il pathos che ogni persona prova in termini di tristezza, senso di vuoto, per esempio “di-sperazione”. Questa scelta di rappresentazione è dettata da un forte bisogno di esternare la condizione psichica dell’uomo di oggi dando voce a chi non riesce a parlare e a chiedere aiuto. E’ l’urlo dell’angoscia, della paura, della morte. Mi viene in mente Munch […], “dipingeremo esseri viventi che respirano e sentono, soffrono e amano, bisogna che la carne prenda forma e che i colori vivano“. Ecco che il corpo o i corpi prendono forma e si liberano; le emozioni vengono liberate dalla gabbia che le trattiene.
Che significa essere pittrice oggi? Attraverso i social c’è un nuovo modo di esprimersi?
Viviamo nella società dell’immagine, della provocazione e dello scandalo. Si pensa, ad ottenere più “like” possibili sui social media per rivendicare il titolo di artista. Secondo me l’artista non è colui che si vanta del numero di simpatie, seguaci o qualità del loro selfie, ma si preoccupa prevalentemente dell’originalità ed eccellenza del proprio lavoro. In genere si è artisti per amore del lavoro e non per soldi.
Ci puoi parlare delle tecniche di cui fai uso?
Mi occupo di arti figurative e le tecniche che prediligo sono quelle ad olio, quindi tecniche classiche del disegno. Queste ultime vanno ad implementare in modo marcato la mia forma artista, esempio il carboncino o i pastelli che danno un’impronta di forte impatto emotivo attraverso il segno deciso. L’olio è la base di ogni mia opera in quanto conferisce caratteristiche, oltre che di luminosità e trasparenza, tipico della tecnica, anche di corposità in grado di assecondare le mie esigenze creative. A seconda del mio momento emotivo vado a stendere il colore o in modo libero, rapido e sicuro per dare movimento, oppure con diligenza e gradualità stendendo strati di colore così da conferire più morbidezza.
Quali sono i tuoi punti di riferimento nel campo della pittura?
Ho diversi punti di riferimento come Antonio Mancini il quale è stato un grande pittore dell‘Ottocento. La sua pittura è molto materica, è un insieme grumoso di colori lineamenti realizzati con pochi tratti, che apparentemente sono confusi ma allo stesso tempo sono perfetti e vivi. Edvard Munch che ha dato origine a quella corrente artistica che raffigura l’invisibile riflesso interiore del dolore umano: l’Espressionismo. Vincent Van Gogh, pittore ribelle e solitario che ha vissuto in completa povertà e molto lontano da qualsiasi forma di notorietà. Sono attratta da questo artista per il suo stile pittorico unico con ha rappresentato soggetti comuni utilizzando una tavolozza cromatica dai vividi e contrastanti colori saturi, con tratti di pennello evidenti. Egon Schiele con la sua arte segnata da un disagio esistenziale che esprime nelle sue opere attraverso volti e corpi distorti ed emaciati.
Chi volesse cercarti su internet dove può trovarti?
In questo momento utilizzo come strumento di contatto la pagina Facebook (www.facebook.com/ cristinacapitanio.art) e Instagram, (www.instagram.com/cristinacapitanioart/) ma a breve sarà pronto anche il mio sito web.
Un desiderio che mi piacerebbe si realizzasse: più opportunità reali di confronto tra noi artisti e i giovani, perché credo che l’arte possa aiutarli ad uscire dalla gabbia del virtuale, aiutandoli sempre più a cogliere il senso di quella realtà che si declina sui propri stati emozionali.
Elena Simonetti
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